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Malattie infantili

Disturbi del comportamento alimentare: i genitori possono fare prevenzione?

L’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea: patologie complesse che fanno parte dei disturbi del comportamento alimentare ( DCA).

Pubblicato il 27.01.2014 e aggiornato il 21.11.2019 Scrivi alla redazione

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano un insieme di patologie estremamente complesse, variegate e talora sovrapposte che hanno come centro l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea. Secondo il nuovo inquadramento (DSM-5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, 2013), le forme principali sono rappresentate da:

• Anoressia Nervosa (AN), caratterizzata da forte restrizione calorica volontaria con conseguente perdita di peso.

• Bulimia Nervosa (BN), in cui si presentano cicli di abbuffate e comportamenti compensatori come vomito autoindotto, eccessivo esercizio fisico o uso di lassativi/diuretici.

• Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI o BED – Binge Eating Disorder), ovvero ricorrenti episodi di eccesso alimentare di durata limitata, con la sensazione di perdita di controllo, senso di colpa e imbarazzo, ma senza pratiche di compenso. La frequenza diagnostica è di almeno 1 volta alla settimana per più di 3 mesi.

Se in Italia le varie indagini delineano una prevalenza del 0,2-0,8% di AN, l’1-5% di BN e 0,6-3% di DAI, si stima che circa 10 adolescenti su 100 presentino un DCA sebbene in forme transitorie o incomplete. Questa ultima percentuale è estremamente allarmante se si considera, peraltro, che si è osservata anche una tendenza all’abbassamento dell’età di esordio. Una indagine statunitense ha rilevato che il 50% delle adolescenti adotta comportamenti non salutari per il controllo del peso come il salto dei pasti, il digiuno o il vomito. Sebbene in percentuale inferiore, anche i maschi possono soffrire di DCA, spesso in associazione a sport che necessitano particolare attenzione alla forma fisica o alla categoria di peso.

Il problema è che non è sempre semplice, per i genitori, rilevare il cambiamento fintanto che il disturbo non è conclamato. Per questo è necessario lavorare in prevenzione, e la prevenzione parte dalla più tenera età.

Troppo spesso, in un ambulatorio di nutrizione pediatrica, si sentono da parte di genitori frasi del genere “non ha proprio la mia costituzione, alla sua età pesavo 10 kg di meno” o “ha l’ossatura grossa, non sarà mai magro” o “non capisco perché la sorella è così slanciata e lei no, in fondo mangiano nello stesso modo…”. Parole, sì, ma pesanti come pietre nella fragilità dell’infanzia e della preadolescenza. Evidentemente non sono questi giudizi sufficienti a strutturare un DCA, la cui genesi è estremamente complessa e non del tutto chiarita, ma sicuramente possono costituire uno dei fattori e possono indurre un disagio anche ove non si traduca in un disturbo. Anche in questo caso i genitori dovrebbero invece rappresentare un buon esempio e, sebbene sia difficile, modificare i propri comportamenti al fine di consentire ai figli una crescita equilibrata. Nell’ambito dell’acquisizione di uno stile di vita sano e di un buon rapporto con il proprio corpo, i punti di seguito elencati possono rappresentare un suggerimento utile:

• Mangiate cibi salutari in porzioni adeguate, senza vietare nulla in assoluto.

• Non utilizzate mai il cibo come ricompensa o punizione.

• Non denigrate il vostro corpo e non focalizzate l’attenzione sui difetti fisici.

• Rendete l’esercizio fisico una abitudine di famiglia.

• Se siete sovrappeso, adottate modalità corrette per ottenere il calo ponderale (il 35% degli adolescenti che inizia una dieta passa a modalità nutrizionalmente non corrette e di questi il 25 % può arrivare a sviluppare un DCA).

• Non parlate in continuazione della vostra dieta o della fatica che fate per perdere peso (il 40% delle bambine americane tra 6 e 10 anni sono preoccupate di prendere peso).

• Riflettete ed eventualmente modificate le vostre aspettative rispetto all’aspetto fisico dei vostri figli.

• Non passate il messaggio che certe attività siano adatte solo a certi tipi costituzionali.

• Gestite e indirizzate il rapporto con i media, attenzione quindi ai programmi TV o ai messaggi pubblicitari (il 47% delle bambine di scuola media vorrebbe essere come le modelle delle riviste: sottopeso).

• Lavorate sull’autostima cercando di svincolarla da fattori estetici.

• Mettete figli maschi e femmine sullo stesso piano senza discriminazioni e limitazioni di giochi o attività.

• Siate in allerta rispetto ad avvisaglie di disturbi del comportamento alimentare, queste possono manifestarsi ben prima della pubertà (salto dei pasti, autocritiche sul peso, manifestazione di stress per trovare il vestito giusto etc.).

• Elogiate e lavorate più sui valori interiori che su quelli esteriori, sicuramente non sulla magrezza.

• Cercate di mantenere una buona comunicazione e un ascolto empatico e non critico.

Il senso di questi consigli è di attuare, come genitori, una sorta di scudo rispetto alle pressioni sociali, culturali e invero familiari che, in misura certamente variabile, ma sicuramente rilevante, possono partecipare alla genesi di un disturbo del comportamento alimentare che, anche nelle sue manifestazioni meno gravi, rappresenta comunque un passaggio di sofferenza in qualche modo prevenibile.

Con la supervisione di:

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea Vania Pediatra