Celiachia nei bambini: scopri tutti i consigli della nutrizione pediatrica
Informare, informarsi, reinventarsi ai fornelli: come vivere con serenità una diagnosi di celiachia.
Negli ultimi anni si parla molto di intolleranze alimentari e tante persone, a torto o a ragione, sono convinte che essi stessi o qualche persona cara ne siano affetti e che questo possa giustificare tutta una serie di disturbi che vanno da ricorrenti manifestazioni atipiche (come diarrea, crampi all’addome o meteorismo) sino alla pancia gonfia, all’obesità o comunque all’aumento di peso.
Una delle intolleranze più nominate negli ultimi decenni è la celiachia (malattia celiaca / morbo celiaco / sprue celiaca o enterite glutine-relata).
Il termine celiachia deriva dal greco kiliakos e fu utilizzato addirittura già nel I sec. aC dal grande medico latino Celso per definire gravi malattie intestinali con diarrea non trattabile. In quel periodo storico si era, però, ben lungi dal capire che la causa in molti casi era l’ingestione di glutine, e che il trattamento corrispondeva all’eliminazione di quest’ultimo dalla dieta. Più di 2.000 anni dopo i sintomi tipici e i fattori di rischio sono stati rivalutati sulla base dell’osservazione dal pediatra olandese, WM Dicke.
Cosa osservò questo dottore? Notò che i sintomi gastrointestinali di alcuni bambini erano migliorati durante la seconda guerra mondiale, quando vi era una scarsa o nulla reperibilità, e di conseguenza assunzione, di cereali. Ma la sintomatologia si era riacutizzata dopo che gli Americani riportarono sulla tavola il pane.
- Cos’è la celiachia?
- Celiachia e sensibilità al glutine sono la stessa cosa?
- Cos’è il glutine
- Perché il glutine provoca la celiachia
- Celiachia in età infantile, quando si manifesta la celiachia
- Bambini, diagnosi di celiachia e sintomi
- Come si fa la diagnosi di celiachia
- Come si cura la celiachia
- Alimenti permessi e vietati
- Le contaminazioni sono pericolose?
- Cosa e come deve mangiare un bambino celiaco
- E a scuola?
- Affrontare e convivere con la diagnosi di celiachia
- Il momento dell’adozione della dieta
Cos’è la celiachia?
La malattia celiaca è sì una intolleranza, ma è una intolleranza permanente al glutine, geneticamente patologica ma scatenata dall’ambiente (cioè dall’esposizione al glutine). Si tratta quindi di una malattia cronica, che costituisce l’intolleranza alimentare più frequente tra le persone che consumano abitualmente frumento. In Italia essa ha una frequenza molto alta, circa l’1% della popolazione ne è affetta, soprattutto tra il sesso femminile. Nelle sue forme tipiche, è caratterizzato da un malassorbimento, causato dalla particolare alterazione della mucosa intestinale (nell’intestino); ed è dovuta ad una reazione autoimmune scatenata dall’ingestione del glutine, fa parte quindi delle patologie autoimmuni.
Celiachia e sensibilità al glutine sono la stessa cosa?
In realtà no! Seppure la sintomatologia sia spesso simile, la sensibilità al glutine si differenzia dalla celiachia per:
- età di insorgenza;
- meccanismo fisiopatologico;
- modalità di diagnosi.
Leggi anche: Sensibilità al glutine non celiaca: cause, sintomi, cosa fare
Cos’è il glutine
Il responsabile della reazione autoimmune, che comporta la distruzione della mucosa intestinale nei soggetti predisposti, è il glutine, ovvero la assunzione di glutine. Il glutine è una sostanza proteica presente nel frumento, nell’orzo, nella segale e in molti altri cereali. Per capirci, è quella sostanza che dona compattezza e tende a far emulsionare, ad esempio, l’impasto del pane o della pizza (donando la collosità tipica di tali impasti).
Perché il glutine provoca la celiachia
In soggetti geneticamente predisposti l’ingestione di glutine provoca la produzione digestione anti-glutina, questi poi determinano una infiammazione cronica e vanno a danneggiare e distruggere le cellule della mucosa intestinale, in particolare a livello dell’intestino tenue. La assunzione di glutine nel soggetto predisposto causa quindi un danneggiamento in particolare dei microvilli e villi intestinali e il loro progressivo assottigliamento provoca un malassorbimento che dà i sintomi della celiachia.
Celiachia in età infantile, quando si manifesta la celiachia
La malattia celiaca si manifesta qualche mese dopo il momento in cui vengono introdotti nella dieta del bambino cereali che contengono glutine; quindi i bambini in alimentazione lattea esclusiva NON possono manifestare la celiachia, anche se questo non vuol dire che non possono essere predisposti.
Come gran parte delle malattie autoimmuni, per lo sviluppo del corredo sintomatologico della malattia ci deve infatti essere una concomitanza di:
- predisposizione genetica (profilo HLA);
- azione di fattori ambientali.
La sola esposizione al glutine in soggetti geneticamente predisposti:
- non comporta necessariamente lo sviluppo della malattia celiaca;
- non implica che la celiachia si sviluppi in età infantile, potrebbe palesarsi infatti a qualsiasi età, o anche mai.
Bambini, diagnosi di celiachia e sintomi
Due tipologie di sintomi possono essere considerate molto sospette della presenza della malattia:
1. sintomi classici (più facili da diagnosticare, ma ormai molto rari):
- diarrea (che nel corso della malattia può diventare diarrea cronica);
- vomito;
- anoressia;
- riduzione o arresto della crescita, bassa statura;
- dolori addominali;
- gonfiore addominale importante;
2. sintomi atipici (decisamente più subdoli poiché in genere sono sintomi non intestinali)
- anemia, carenza di ferro, aumento delle transaminasi;
- inspiegabile perdita di peso;
- cefalea, stanchezza, irritabilità;
- stipsi;
- dopo ricorrenti, alterazioni dello smalto dentario;
- dermatite.
Dermatite e celiachia: in particolare la Dermatite erpetiforme o di Duhring (comparsa di piccole vescicole pruriginose perlopiù a livello di gomiti, ginocchia, spalle) è strettamente correlata alla diagnosi di celiachia.
Esistono infine anche forme silenti che rappresentano la parte sommersa, e maggiore, del cosiddetto ”iceberg della celiachia”: queste forme, in particolare, vengono diagnosticate solo casualmente, in corso di screening che faccia fare il pediatra, oppure in occasioni di campagne di screening di massa.
Come si fa la diagnosi di celiachia
La diagnosi della malattia celiaca è in molti casi abbastanza semplice, può infatti bastare, in casi selezionati, un prelievo di sangue.
Se fino a qualche anno fa era indispensabile eseguire una endoscopia (esofagogastroduodenoscopia o EGDS), con biopsie a livello del duodeno e della prima ansa del digiuno, per avere la conferma diagnostica, più recentemente, secondo le nuove Linee Guida approvate dal Ministero della Salute la diagnosi nel bambino può esser fatta EVITANDO LA BIOPSIA purché vi sia la presenza contemporanea di:
- sintomatologia suggestiva;
- dosaggio degli antigtransglutaminasi di tipo 2 >10 volte il cut-off;
- EMA positivi su altro campione di sangue;
- compatibilità dei geni HLA (DQ2 e/o DQ8).
Le stesse linee guida evidenziano altre opinioni importanti:
- in assenza di sintomi ma con profilo del sistema HLA suggerisci alloggi alloggi alla celiachia, gli anti-transglutaminasi vanno dosati;
- nei pazienti con deficit di IgA e nei bambini con meno di 2 anni con sintomi suggestivi e insieme anti-transglutaminasi negativi, vanno valutati gli antigliadina deamidata e gli EMA;
- per l’adulto, diversamente dal bambino, è indicata la biopsia in caso di riscontro di positività sierologica.
È importante ricordare che per avere un valore diagnostico i test vanno compiuti quando il paziente è a dieta libera, contenente, per cui è ASSOLUTAMENTE necessario EVITARE DI ELIMINARE IL GLUTINE DALLA DIETA PRIMA DI AVER AVUTO CERTEZZA DELLA DIAGNOSI.
Come si cura la celiachia
L’unica terapia per la malattia celiaca è l’esclusione totale definitiva del glutine dalla dieta e, ovviamente, una corretta dieta in tal senso.
L’assunzione di un alimento con il glutine non causa nei soggetti con celiachia uno shock anafilattico, ma causa comunque gravi danni alla mucosa intestinale, con sintomatologia più o meno specifica annessa; questo danno può impiegare molto tempo per manifestarsi clinicamente e impiegare poi tempi altrettanto lunghi per ripararsi.
È importante sottolineare che il soggetto affetto da celiachia non dovrà concedersi, anche una tantum, un pasto a “dieta libera” poiché anche scarse quantità di glutine per tale soggetto sono estremamente tossiche. Esistono ormai numerosissimi alimenti che mimano gli alimenti “normali”, spesso anche più appetibili dei cugini con il glutine, perché rischiare quindi di stare male per un pasto sbagliato?
Rispettate, dunque, il mantenimento di un corretto funzionamento di una dieta celiaca sia a breve che a lungo termine. Una dieta senza glutine è, e deve continuare ad essere, una dieta comunque, soprattutto nel caso in cui la celiachia sia manifesti nell’infanzia. Una alimentazione varia infatti è l’unica che può garantire la crescita e lo sviluppo adeguato del bambino.
Esistono numerosi alimenti che possono essere consumati tranquillamente da tutti i pazienti, altri devono essere evitati.
Alimenti permessi e vietati
NB: tutti gli alimenti pre-preparati del commercio, e certificati come a rischio di contenere cereali o frazioni di cereali (es. tipico: amido di frumento) sono vietati, per essere “privi di glutine” devono avere il bollino della Associazione Italiana Celiachia, rappresentato da una spiga di grano tagliata da una S italica.
CEREALI PERMESSI | CEREALI VIETATI |
riso | frumento |
mais | farro |
grano saraceno | orzo |
amaranto | avena |
quinoa | triticale |
tuberi (patate, manioca, topinambur) | spelta |
kamut |
- CARNE e PESCE
tutti i tipi di carne tranne alimenti impanati o infarinati o miscelati con pane grattugiato, o a rischio di esserlo. Prestate attenzione a hamburger, polpette, quando non preparati in casa, per esempio polpette di negozio o grande distribuzione. - VERDURE e FRUTTA
– tutti i tipi di verdure tranne verdure impanate con farine non consentite;
– tutti i tipi di frutta tranne la frutta disidratata. - BEVANDE
– sono vietati: caffè solubile, surrogati del caffè, bevande a base di cereali vietati, caffè d’orzo;
– sono vietati: birra comune (esistono però oggi anche alcune birre “per celiaci”, o gluten-free ), whisky, vodka da cereali. - DOLCIUMI
– NO: cioccolato con cereali, vietati dolci con farine non consentite;
– NO: lievito madre, seitan e besciamella.
Per informazioni più dettagliate vi invito a consultare il sito dell’Associazione Italiana Celiachia www.celiachia.it/.
Le contaminazioni sono pericolose?
È di fondamentale importanza che ogni bambino celiaco non si senta o percepisca come “diverso” o “malato”, poiché la celiachia già è una patologia che può dare effetti a lungo termine anche gravi, ma che viene facilmente tenuta sotto controllo, semplicemente avendo un’alimentazione adeguata. Vero è che, come qualsiasi altro gruppo di consumatori, anche le famiglie dei bambini celiaci dovrebbero essere educate a leggere le etichette. Senza voler terrorizzare o ossessionare bambini e genitori bisogna però tener presente che una persona celiaca può mediamente tollerare un massimo di circa 10 mg di glutine al giorno, purtroppo è un quantitativo così piccolo da poter essere facilmente raggiunto attraverso il consumo di cibi anche solo “contaminati” dal glutine.
La contaminazione è costituita dall’aggiunta involontaria di minime quantità di alimenti e pertanto non è facilmente controllabile, tanto che essa può avvenire non solo a livello industriale ma anche in casa. Vero è che le contaminazioni sono costituite da minime quantità, ma al contempo le tracce di glutine, sommate tra loro e soprattutto non ben quantificate o quantificabili dalla persona celiaca, potrebbero sommarsi e rappresentare quindi una fonte di danno alla persona stessa.
Considerando che gli stessi alimenti gluten-free non è detto siano totalmente privi di glutine, i soggetti celiaci devono evitare il consumo di qualsiasi prodotto non etichettato come ” gluten-libero ”.
È altresì importante sottolineare che ogni utensile o stoviglia se lavato in lavastoviglie o comunque energicamente non è fonte di contaminazione; basta tenere quindi le normali norme igieniche e non è necessario utilizzare, per preparare le pietanze alle persone con celiachia, utensili o stoviglie o pentole apposite. Evitiamo il terrorismo e l’ossessività!
Cosa e come deve mangiare un bambino celiaco
Ovviamente, per quanto banale, un bambino celiaco dovrà mangiare proprio come un bambino non celiaco, naturalmente senza glutine o con alimenti opportunamente studiati per celiaci.
Una dieta sana si basa sui seguenti principi:
- quantità sufficiente di alimenti;
- frazionamento dei pasti (5 pasti al giorno);
- abbondante consumo di frutta e verdura;
- varietà degli alimenti;
- consumo di pesce almeno 3-4 volte/settimana;
- limitazione del consumo di carni e formaggi.
E a scuola?
Il bambino celiaco a scuola sarà a tutti gli effetti un bambino normale; il suo schema alimentare differirà dagli altri solo rispetto alla tipologia dei carboidrati utilizzati. Le scuole ad oggi sono assolutamente pronte e ricettive nel garantire una dieta equilibrata per i bambini e adolescenti con celiachia.
Affrontare e convivere con la diagnosi di celiachia
La diagnosi di celiachia non è facile da accettare. Dopo un primo momento di sollievo per essere giunti ad una diagnosi dopo un certo numero di esami, medici consultati e una sintomatologia fastidiosa e spesso accompagnata da scarso accrescimento, ci si trova di fronte a una situazione completamente nuova che modifica l’organizzazione di tutta la famiglia e che crea ansia e preoccupazione. Sì, perché la diagnosi di celiachia, che non si può considerare in senso stretto una malattia, rappresenta una condizione che prevede una serie di cambiamenti alimentari e di cambiamenti relazionali tra i componenti della stessa famiglia (e tra loro e gli altri), che possono in soprattutto all’inizio, sembrare insormontabili.
Il momento dell’adozione della dieta
Pare di vivere in un sogno in cui tutto ciò che hai faticosamente conquistato dal punto di vista alimentare, e non solo, viene messo in discussione e obbligatoriamente modificato. Non è una scelta di vita rispetto a cui decidere, è una tegola e ti stordisce, è qualcosa rispetto a cui devi reagire. Infatti è dal modo in cui il genitore riuscirà a superare questo traumatico momento e a gestire insieme alla famiglia questo cambiamento che dipenderà anche la serenità e la maggiore o minore aderenza alla dieta dei piccoli pazienti.
Ma affrontiamo un problema alla volta:
- lo sbigottimento: la celiachia è una condizione cronica, quindi che caratterizzerà tutta la vita di un figlio. Ciò preoccupa nell’immediato, ma visto in prospettiva sembra una condizione limitante per il bambino. In realtà, quegli adulti a cui la diagnosi è stata fatta in età infantile, quando la famiglia riesce a creare un ambiente sereno e collaborativo, vivono bene la loro limitazione perché riescono a crearsi i loro spazi alimentari e a gestirli dentro e fuori casa;
- la conoscenza: la celiachia richiede un po’ di studio e di applicazione. È necessario da subito cambiare le abitudini alimentari del piccolo che inevitabilmente coinvolgeranno anche quelle della famiglia. A questo riguardo è estremamente utile consultare il sito dell’Associazione italiana celiachia, dove si trovano tutte le informazioni utili per i “neo-diagnosticati”. Così apprenderemo anche che andranno destinati delle stoviglie alla cottura degli alimenti privi di glutine (con particolare attenzione ai cucchiai di legno e ai taglieri, di legno o di teflon) e riorganizzata la dispensa in modo che i piccoli non potrebbero accedere a ciò che potrebbe fare loro male;
- informare gli altri: la celiachia non è una condizione che può essere omessa agli altri, come a volte avviene per altre malattie. Prima di tutto i nonni e poi gli zii, la scuola ed infine gli amici devono essere informati. Molti, soprattutto i più anziani, non capiranno come un cucchiaio di legno usato per la pasta di grano non debba essere usato anche per il riso, ma dovranno essere informati pazientemente dai genitori ed aiutati a non commettere errori. Ovviamente questo risulta più facile quando si osserva un netto miglioramento della sintomatologia del bambino, meno se i sintomi sono più sfumati. È necessario coinvolgere tutti, ed in questo essere convincenti, con lo scopo comune di far stare bene il bambino. Gli amici in genere sono quelli più collaborativi e che si rendono subito disponibili, soprattutto nelle feste tra bimbi;
- informarsi sulla normativa: a seguito della diagnosi del medico specialista, il celiaco ha diritto ai prodotti dietetici senza glutine, indispensabili per la sua dieta, rigorosa ed irreversibile. Può, quindi, ritirare prodotti nelle farmacie, pubbliche e private, nei supermercati e nei negozi specializzati, fino al raggiungimento di un tetto di spesa secondo quanto previsto nella propria Regione e a volte nel Comune in cui risiede. Questo è un buon aiuto, considerando che i prodotti senza glutine possono essere abbastanza costosi;
- reinventarsi la cucina: con questa diagnosi, ai fornelli bisogna avere fantasia o farsi suggerire (i siti non mancano) dei nuovi piatti gustosi e graditi ai piccoli e in questo le mamme sono imbattibili. La famiglia impara a condividere molti dei piatti preparati per i piccoli e a conoscere nuovi sapori. Attualmente il numero di prodotti privi di glutine presenta sul mercato è notevolmente alto. In questa ricerca del gusto più adatto al bambino, è bene non demoralizzarsi e provarne più tipi. Sicuramente si troverà quello più adatto al palato del bambino, senza però dimenticare che solo la ripetizione dell’assaggio crea l’accettazione di nuovi alimenti.
Molti anni sono passati da quando la celiachia era considerata una malattia rara. L’impegno delle associazioni, dei medici, dell’industria alimentare hanno reso sempre meno difficile la vita alimentare del celiaco. È la vita emotiva e relazionale che deve essere sempre più salvaguardata, non si tratta di una malattia in senso stretto, ma di una condizione, che può peraltro permettere una vita serena e senza troppe difficoltà.
Preoccupiamoci molto, allora, del clima che riusciremo a creare intorno ai piccoli e conduciamoli per mano verso l’adolescenza. Ciò che avviene nell’adolescenza sarà bene affrontarlo a suo tempo: l’acquisita coscienza di sé metterà in campo nuove problematiche, ma il giovane, con la serenità che sentirà intorno a sé, o anche se necessario col sostegno di uno psicoterapeuta, riuscirà a superare anche questa fase delicata, diventando un adulto con celiachia, ma sano!