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Alimentazione corretta 4-10 anni

Educazione alimentare: ecco 4 consigli

I bambini hanno idee vaghe sull’origine dei cibi: i consigli del professor Vania.

Pubblicato il 17.09.2013 e aggiornato il 19.05.2020 Scrivi alla redazione

Il formaggio cresce sugli alberi e i bastoncini di pesce sono fatti di pollo? Così, almeno, la pensano i bambini inglesi secondo l’indagine condotta dalla British Nutrition Foundation su oltre 27.500 alunni della scuola primaria e secondaria. Bambini cresciuti in città, che non sono stati quasi mai in una fattoria e non hanno avuto contatti diretti con il ciclo di produzione degli alimenti. “In Italia la situazione è simile” spiega il professor Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’ECOG, l’European Childhood Obesity Group. “Anche qui i processi della natura stanno diventando sconosciuti ai bambini, che crescono sempre più spesso davanti alla televisione o perennemente connessi ad internet”.

Professor Vania, come mai i bambini non sanno come nascono la frutta e la verdura e da dove provengano i diversi prodotti alimentari, quando una volta queste erano le prime nozioni che si imparavano?
“Ormai sono sempre di più i bambini nati e cresciuti in città, che quindi non hanno avuto contatti con la natura e non hanno idea dell’origine degli alimenti. Una volta le scuole organizzavano gite nelle fattorie o nei boschi, ma ora a causa della crisi economica la maggior parte di questi programmi sono stati tagliati. Molto spesso, inoltre, manca un orientamento corretto delle attività ricreative: difficilmente in televisione vengono trasmessi documentari informativi, che mostrino da dove nasce ciò che mangiamo. In più, i bambini non sono interessati a questi argomenti, ma è comprensibile: non ricevendo stimoli, non vengono incuriositi”.

Che responsabilità hanno in questo i genitori?
“I genitori hanno sempre meno tempo, e non sempre lo spendono in modo appropriato. Una volta, i nonni avevano il ruolo di compensare portando i nipotini in campagna. Oggi invece nonni e nipoti passano sempre meno tempo insieme, e si preferisce un giro in un centro commerciale piuttosto che una bella passeggiata all’aria aperta. Sono gli stili di vita che sono cambiati”.

Spesso i genitori si preoccupano solo che i figli mangino qualcosa e non di che cosa mangino. Questo che problemi comporta alla salute dei bambini?
“Il rischio principale è la monotonia della vita alimentare. Il genitore di fretta non ha voglia di mettersi a pensare a nuovi cibi da proporre, conscio del fatto che è possibile trovare una resistenza da parte del piccolo, che di natura preferisce mangiare i soliti piatti. Così, si preferisce chiedere direttamente al bambino che cosa ha voglia, sapendo che il più delle volte la risposta sarà sempre la stessa”.

Cosa si potrebbe fare per aiutare i bambini ad avere più consapevolezza di quello che mangiano?
“Innanzitutto, il compito dei genitori dovrebbe essere quello di spingere a provare gusti nuovi e il più possibile diversi. E poi bisogna interessare i figli e spingerli a chiedersi ‘da dove viene quell’alimento?’. Basta poco: i bambini sono curiosi di natura e vogliono sapere il perché delle cose. Ecco che portarli a far la spesa e coinvolgerli poi nel lavoro in cucina solletica il loro interesse. Se invece un bambino arriva a tavola senza aver mai partecipato al processo di preparazione del pasto, allora non si porrà mai domande, e crederà sempre che l’insalata cresca già a pezzetti. Infine, ogni tanto può essere utile e istruttivo sostituire i cartoni animati con un documentario, o i fumetti con un libro sugli animali. Sono piccoli accorgimenti, che possono portare a un grande cambiamento”.