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Alimentazione corretta 4-10 anni

Nutrizione pediatrica: cosa non va nella Linee di indirizzo del Ministero

Secondo il professor Vania, le Linee di indirizzo nazionali per la ristorazione ospedaliera pediatrica sono datate e contengono qualche errore di troppo.

Pubblicato il 25.01.2015 e aggiornato il 27.06.2019 Scrivi alla redazione

Il latte come alimento esclusivo fino a 6 mesi, seguito dalla progressiva introduzione di cibi solidi, fino ad arrivare, superato l’anno, a pasti paragonabili per varietà (ma non per quantità) a quelli degli adulti. Queste semplici regole alimentari sono riportate nelle Linee di indirizzo nazionali per la ristorazione ospedaliera pediatrica, stilate dal ministero della Salute e accolte dalla conferenza Stato-Regioni dello scorso dicembre. Il documento, nato per garantire e condividere con le famiglie una corretta alimentazione dei bambini durante le permanenze in ospedale, non ha mancato di suscitare critiche tra pediatri e nutrizionisti. Ne parliamo con il professor Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma e past president dell’ECOG, l’European Childhood Obesity Group.

Professor Vania, cosa c’è che non va nelle Linee di indirizzo per la ristorazione ospedaliera pediatrica?
“Non sono fatte bene, non dicono nulla di nuovo e fanno riferimento a testi e strumenti non condivisi dalla comunità scientifica. Per esempio, riprendono le tabelle di crescita italiane, che sono datate e non del tutto corrette, e non le tabelle delle Organizzazione mondiale della sanità, che invece sarebbe preferibile utilizzare. C’è anche un grave errore nel capitolo sull’alimentazione dai 6 ai 12 mesi, quella sul divezzamento”.

Quale?
“Il divezzamento, che peraltro tutti ormai sono d’accordo nel chiamare alimentazione complementare, viene consigliato in un arco di tempo che va dalla 17esima settimana, ovvero meno di quattro mesi, alla 26esima settimana, che non sono neppure sei mesi. Questo non sta né in cielo né in terra, tanto più che nel capitolo precedente viene detto che nei primi 6 mesi ci dovrebbe essere esclusivamente latte materno! L’introduzione di cibi solidi dovrebbe infatti iniziare – anche secondo l’Oms – intorno ai 6 mesi, cioè proprio dalle 27 settimane, e non 10 settimane prima, che per un lattante fanno una bella differenza! E per fortuna che poi vengono segnalati i rischi che corre un bambino con il divezzamento precoce, che vanno dal ridurre i tanti benefici dell’allattamento materno all’eccessivo carico sui reni”.

Ma non c’è proprio nulla da salvare di queste Linee di indirizzo?
“Salviamo le indicazioni generali, che però dovrebbero già far parte del patrimonio di conoscenze di tutti i pediatri e vanno comunque lette con occhio critico, date le contraddizioni citate. Positiva è anche l’indicazione affinché si riprenda a fare negli ospedali una valutazione dello stato nutrizionale dei bambini entro 24 ore dal ricovero e ogni 7 giorni nel caso di degenze prolungate. Questa prassi, da troppo tempo abbandonata per l’iperspecializzazione dei reparti pediatrici, permette di individuare le situazioni problematiche legate tanto a patologie quanto a casi di malnutrizione sia in precedenza a casa che durante il ricovero”.