Olio di palma: rischi reali per la salute?
Facciamo chiarezza con il professor Vania su un ingrediente molto criticato e altrettanto diffuso in biscotti, merendine e creme spalmabili.
Fino a pochi mesi fa quasi se ne ignorava l’esistenza, ora è sulla bocca di tutti. Suscita polemiche ambientaliste e allarmi per la salute, raccolte firme e petizioni per chiederne l’abolizione. È l’olio di palma, ingrediente sempre più diffuso nei prodotti dell’industria alimentare: si può trovare nei biscotti e nei crackers, nelle farciture dei dolci confezionati, nei gelati e nelle creme spalmabili. Ma davvero fa male all’uomo e all’ambiente? “Dipende da quanto e dove se ne mangia e da che cosa si intende per eco-sostenibile” dice il professor Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma e past president dell’ECOG, l’European Childhood Obesity Group.
Professore, innanzitutto che cos’è l’olio di palma?
“È un olio vegetale derivato dai frutti della palma da olio. È caratterizzato da alte percentuali, oltre il 40%, di acido palmitico, un acido grasso saturo molto comune. Ma contiene anche quasi altrettanto acido oleico, lo stesso dell’olio d’oliva, dunque un monoinsaturo dagli effetti molto positivi, e circa il 10% – che è tantissimo – di acido linoleico, un acido grasso essenziale, della serie omega-6, anch’esso con effetti positivi. Al momento della spremitura contiene anche percentuali non trascurabili di alcuni acidi grassi, che possono invece essere rischiosi per la salute, in particolare l’acido miristico, che però vengono in gran parte eliminati durante la lavorazione”.
Ma perché è così utilizzato dall’industria alimentare?
“Per varie ragioni. Innanzitutto costa poco, e non perché sia di bassa qualità, ma perché ha una migliore resa per ettaro, per cui si hanno produzioni elevate anche in piccoli appezzamenti. Una seconda ragione è che l’acido palmitico è un acido grasso saturo, per cui a temperatura ambiente è in uno stato semisolido: questo vuol dire che può facilmente sostituire altri prodotti utilizzati in pasticceria e dall’industria alimentare, come il burro e la margarina, che tra l’altro sono due prodotti su cui in passato si sono scagliati l’opinione pubblica e, in parte, anche la scienza”.
Ecco, veniamo alle polemiche. Perché l’olio di palma è così criticato?
“Da una parte viene criticato per l’alta percentuale di acido palmitico. Vorrei però far presente che di acido palmitico è ricco il latte materno, non tanto quanto l’olio di palma, certo, ma quasi il 20% dei grassi che contiene. Quindi che facciamo, vietiamo l’allattamento? Ovviamente no. La seconda critica è di natura ambientale: la monocultura di palma da olio sarebbe responsabile della deforestazione di Indonesia e Malesia, i due principali produttori al mondo”.
Un problema non da poco…
“Certo, ma con tutto l’amore verso tigri e gorilla, bisogna intendersi su che cosa voglia dire ‘eco’. Se in ‘eco’ includiamo l’uomo, la palma da olio è paradossalmente più ecosostenibile che coltivare ulivi o mais, per esempio, che hanno una resa molto minore. Il punto fondamentale è che noi umani siamo troppi, mangiamo troppo e di tutto e ci servono quindi materie prime in quantità sufficiente”.
Veniamo alla questione salute. L’olio di palma fa male o no?
“Fa male, ma solo se se ne abusa: aumentando gli apporti di acidi grassi saturi nell’organismo, si può facilitare la formazione di lesioni aterosclerotiche e quindi accelerare il deterioramento del sistema cardiovascolare”.
Come devono comportarsi allora i genitori con i loro figli?
“Come dovrebbero comportarsi sempre: differenziando. È la varietà a salvarci e a rendere l’alimentazione equilibrata, anche quando un singolo componente non lo è. D’altronde, la possibilità di scegliere prodotti per bambini senza olio di palma si sta allargando, basta leggere bene l’etichetta”.