Salute e web: attenzione alle bufale
È inevitabile cercare online informazioni per la salute dei propri figli: i consigli per orientarsi tra informazioni vere, verosimili o del tutto sbagliate.
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio: tenetelo a mente se siete tra l’88% degli italiani che cerca sul web informazioni sulla salute, sulle diete, su disturbi più o meno gravi, su malattie più o meno rare. Facile, infatti, che vi possiate imbattere, soprattutto se vi fidate dei primi risultati sui motori di ricerca, in siti, forum e pagine di social network dalla dubbia credibilità, che non hanno alle spalle una equipe medica, ma che invece nascondono interessi di parte oppure “solo” tanta superficialità. Solo che quel “solo” non vale quando c’è di mezzo la salute, specie dei bambini, che non hanno l’autonomia né le competenze per decidere come e se curarsi e, quindi, dipendono totalmente dalle scelte dei loro genitori. Che fare, allora? Come soddisfare le proprie curiosità? Dove trovare risposte alle proprie naturali preoccupazioni di mamme e papà? Ne parliamo con la dottoressa Margherita Caroli, consulente dell’Unione europea e temporary advisor dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Dottoressa Caroli, quali rischi si corrono a cercare su internet informazioni sulla salute?
“I rischi sono esattamente il doppio di quelli che si correvano quando si leggevano le enciclopedie mediche. Perché il doppio? Perché le enciclopedie mediche erano compilate da esperti e il rischio era quello di non capire o fraintendere le loro spiegazioni tecniche. Sul web possono invece scrivere tutti e il rischio è quello di affidarsi a chi non sa, oppure di fidarsi esclusivamente di chi dice ciò che vogliamo sentirci dire e non di chi ci dice ciò che, invece, purtroppo, a volte dobbiamo sentirci dire”.
È comunque quasi impossibile resistere alla tentazione di fare ricerche online. Che cosa si dovrebbe fare per evitare di credere a informazioni parziali oppure di cascare in vere e proprie bufale?
“Prima di tutto, diffidare da chi dà soluzioni pronte e immediate: difficile che ci siano risposte semplici a problemi complessi. Secondo, capire quale sito si sta consultando, dando la preferenza ai siti istituzionali: quello del ministero della Salute, per esempio, oppure dell’Istituto superiore di sanità, che è molto ben fatto, oppure di società scientifiche (ma a patto che siano riconosciute), di ospedali e di Aziende sanitarie. Mettendomi poi nei panni dei genitori di un bambino con una malattia rara, consiglio di consultare Orphanet, il portale delle malattie rare, che dà informazioni accurate con un linguaggio chiaro. Anche Wikipedia è un ottimo sito, anche perché chiarisce subito in ogni sua voce che le informazioni riportate non sono consigli medici e non sostituiscono il parere di un medico”.
Altri modi per riconoscere se un sito è sicuro e affidabile?
“Per esempio, confrontarlo con altri siti, innanzitutto quelli istituzionali: se una informazione è data come certa solo da un sito, ecco, io qualche dubbio su quel sito lo avrei. Bisogna poi controllare anche la data di una notizia: se è di 10 anni fa, la lascerei perdere, dal momento che anche in medicina le situazioni possono cambiare velocemente. E, poi, chiedete sempre un parere al pediatra!”.
Ma perché si tende a credere più a quello che si trova su internet rispetto a quanto dice il proprio pediatra?
“È sempre stato così, è il potere dei mass media: prima si diceva ‘l’ho letto sui giornali’, poi ‘l’ho visto in tv’, ora ‘l’ho trovato in internet’. Però, se io cerco ‘dieta’ online, su mille risultati, 990 riportano informazioni sbagliate che, se vengono seguite, possono portare a mettere seriamente a rischio la salute. Ma sul web nessuno ha responsabilità, mentre un medico è certamente più responsabile ed è anche perseguibile se sbaglia. Infine in internet non si troverà mai una risposta specifica al proprio problema, ma solo informazioni generiche, mentre il medico, e in particolare il pediatra, darà una risposta specifica per quel particolare bambino e per quel problema. Anche per questo occorre dargli più fiducia”.