Ahi, che dolore!
Il dolore è parte integrante della vita, i genitori possono solo aiutare i loro figli a superarlo e metabolizzarlo ma, purtroppo, non possono evitarlo.
Nell’esplorazione del misterioso pianeta bambino, nei secoli, si è anche creduto che queste piccole creature non avvertissero il dolore. Oggi sappiamo per certo che questo è falso e che già il neonato, attraverso lo stesso meccanismo nervoso dell’adulto, ha la percezione chiara del dolore, anche se probabilmente non ne definisce l’origine ma ne conserva una memoria in grado di suscitare ansia.
Il dolore, a qualsiasi età, nasce nelle terminazioni nervose sensitive che rilevano ogni alterazione organica e la trasmettono al cervello. Quest’ultimo è l’organo che ci permette la percezione del dolore, ne elabora la componente emotiva e razionale, ne conserva la memoria e permette di mettere in atto tutta una serie di meccanismi che mirano ad evitarlo (es. ritrarre la mano che ha toccato il fuoco). Sempre il cervello attiva un meccanismo interessante contro il dolore: produce “endorfine” cioè sostanze naturali che lo alleviano.
– I bambini non simulano il dolore. Contrariamente agli adulti i piccoli non fanno un uso strumentale del dolore. Anche quando crescendo riferiscono certi dolori addominali o cefalee (spesso in coincidenza con difficoltà scolastiche o familiari) che possiamo considerare “funzionali”, cioè non legati a una lesione organica, essi avvertono realmente il dolore, anche in assenza di una causa. Nell’ipotesi che si tratti di questo genere di dolore, dopo avere consultato il pediatra, è indispensabile mostrare di prendere comunque sul serio il bambino: è spesso terapeutico tenere un diario dei momenti in cui insorge, di quanto dura, della frequenza, in modo da dare la sensazione chiara di una attiva partecipazione.
– Non spaventare i bambini che si fanno male. I genitori vorrebbero proteggere i figli da qualsiasi forma di dolore e spesso per fare questo credono sia utile evitare loro qualsiasi pericolo. Nella vita di tutti i giorni questo non è possibile, gli strilli genitoriali che spesso accompagnano le cadute dei piccoli finiscono per essere più dannose della caduta stessa. Il bambino vede in questa eccessiva reazione un gesto di sfiducia nei suoi confronti che lo porta ad affrontare le situazioni con grande circospezione come fosse incapace di superarle. I bambini in realtà attraverso la sperimentazione del movimento, della caduta e purtroppo anche del dolore accumulano le loro esperienze e si formano la loro memoria che li aiuta a crescere ed affrontare meglio le nuove scoperte. Essi imparano a corazzarsi nei confronti della vita e dei piccoli o grandi incidenti che nessuno potrà mai evitare loro.
– Non è utile sgridare il bambino nel momento in cui si fa male. E’ invece importante riconoscere il suo dolore e supportarlo, senza prenderlo in giro come se niente fosse. Il riconoscimento del dolore “poverino fa male!” è il miglior sistema di cura. Più tardi potrà essere utile mostrargli ciò che avrebbe dovuto non fare in modo da non ripetere l’errore. Se fosse necessario il ricorso al Pronto Soccorso è sempre bene spiegare che questo servirà a farlo stare meglio e ad aiutarlo a superare il dolore. Come sempre la verità è ciò che permette un più rapido recupero dell’angoscia che nei piccoli è sempre molto intensa.
– Ogni genitore ha un suo repertorio consolatorio: non esiste un modo comune di comportarsi o dei suggerimenti utili per tutti quando un bambino si fa male, alcuni useranno il cerottino, altri il bacino sulla “bua”, i più un massaggino o un abbraccio. Utile per i lattanti potrebbe essere attaccarli al seno per una breve “ciucciatina” consolatoria, ad esempio dopo una vaccinazione.
– Ricorrere al pediatra quando si pensa ad un dolore legato ad un problema organico di cui non si individua la causa. In questo modo il medico saprà consigliare antidolorifici adeguati ai bambini.
Il dolore è parte integrante della vita, i genitori possono solo aiutare i loro figli a superarlo e metabolizzarlo ma, purtroppo, non possono evitarlo. Prima ci convinciamo di questo e prima saremo in grado di vincere le nostre paure impedendo che si trasferiscano ai bambini.