Se non vogliono la verdura non serve l’incentivo
Secondo una ricerca statunitense, con una ricompensa in denaro i bambini sono più invogliati a mangiare frutta e verdura: il commento della dottoressa Caroli.
Tanto salutare quanto spesso poco gradita ai piccoli commensali: la verdura può diventare un cruccio per mamme e papà che devono inserirla nella dieta dei loro figli. Tanto che capita di dover offrire ai bambini un incentivo: “Se finisci il minestrone ti lascio giocare con il tablet”. Ma dare un premio funziona? E qual è la ricompensa più efficace per far mangiare ai bambini i prodotti dell’orto? Secondo la ricerca di tre studiosi americani, pubblicata dalla rivista scientifica Journal of Health Economics, la risposta è: il denaro. La ricerca è durata un anno e mezzo e ha coinvolto un campione di 8.000 studenti di 40 scuole elementari, ai quali è stato proposto di mangiare, ogni giorno per due settimane, almeno un frutto o della verdura in cambio di 25 centesimi. Due mesi dopo la fine dell’esperimento, il numero dei bambini che ha continuato a mangiare questi prodotti è aumentato del 21%. E nei casi in cui l’esperimento si è protratto per 5 settimane, l’aumento è stato del 44%. Ma è giusto proporre un incentivo economico? “No, perché potrebbe presto trasformarsi in un ricatto, mentre ci sono altre forme di ricompensa sociale e morale che si possono mettere in pratica”, dice la dottoressa Margherita Caroli, consulente dell’Unione europea e temporary advisor dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Dottoressa Caroli, come giudica i risultati di questa ricerca?
“Mi verrebbe da dire che non è un risultato sorprendente. Il fatto che un ambiente positivo e alcuni incentivi possano aiutare nell’educazione alimentare è noto da almeno 20 anni. Io però non trovo morale pagare i bambini per convincerli ad assumere un comportamento corretto. Utilizzare un incentivo economico, per quanto modesto esso sia, è un grave errore, perché i bambini non hanno la maturità per fare un buon uso del denaro. Inoltre, questo comportamento aumenta le disuguaglianze socio-economiche”.
È un incentivo che può funzionare con tutti i bambini?
“Assolutamente no, perché dipende dall’educazione familiare e dall’importanza attribuita al denaro. Mi verrebbe da dire: ‘Piccoli Trump crescono’. Allo stesso tempo molto dipende dalle possibilità economiche: i bambini appartenenti alle fasce più povere probabilmente non hanno bisogno di essere convinti a mangiare verdura e frutta”.
Ma come mai le verdure sono così poco apprezzate?
“Per via del loro sapore amaro: noi non siamo predisposti a mangiare alimenti amari perché li associamo alla presenza di veleni”.
In quali rischi incorrono i genitori che promettono denaro?
“Il rischio principale è che da soggetti del ricatto si trasformino in oggetti. Quando il bambino sarà un po’ più grande, potrà chiedersi come mai non sia stato pagato per fare cose che lo soddisfano, come mangiare la cioccolata o guardare la tv, mentre invece ha ricevuto in cambio del denaro per mangiare la verdura, che dovrebbe fargli bene. Il risultato finale potrebbe così essere che arrivi a ricattare i genitori, dicendo che farà i compiti solo dopo aver ricevuto in cambio un premio. Ma ai bambini non va detto che la verdura fa bene, piuttosto che è buona”.
Quindi come si può fare per invogliare i bambini a mangiare verdura?
“Bisogna tenere conto che per i nostri figli il rischio non è la malnutrizione per difetto, ma per eccesso. Si può iniziare quindi con un minimo di tre forchettate a pasto, abituando i bambini al sapore. Oppure si può proporre di mangiare frutta e verdura a digiuno, in modo che il sapore possa essere maggiormente apprezzato per via della fame”.