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Stili di vita

Bambini, tablet e smartphone: meglio dopo i 3 anni

Sempre più precocemente i bambini imparano a usare i touch-screen per giocare o guardare i cartoon: ne parliamo con la dottoressa Margherita Caroli.

Pubblicato il 18.11.2015 e aggiornato il 26.06.2019 Scrivi alla redazione

Sono sempre più precoci i bambini nell’utilizzare smartphone e tablet. Iniziano a maneggiarli addirittura entro il primo anno di vita, come dimostra una ricerca dell’Einstein Medical Center di Philadelfia. Con le loro manine sfogliano lo schermo, aprono e chiudono applicazioni, alla ricerca di giochi e cartoon. Il consumo aumenta con il passare del tempo, tanto che il 26% dei bambini di 2 anni e il 38% di quelli di 4 anni li usa almeno un’ora al giorno. È l’effetto “tata-tablet”: pur di tener buoni i loro figli, molti genitori non esitano a mettere loro in mano un touch-screen. Ma quest’abitudine che effetti ha sui più piccoli? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Margherita Caroli, consulente dell’Unione europea, temporary advisor dell’Organizzazione mondiale della sanità, nonché former president dell’ECOG, l’European Childhood Obesity Group: “Fino ai tre anni i bambini cercano di capire com’è il mondo che li circonda, perché mettergli in mano uno smartphone?”.

Dottoressa, oltre 10 anni fa le linee guida dell’American Academy of Pediatrics hanno fissato in due ore al giorno il consumo massimo di televisione da parte dei bambini. Con l’arrivo di smartphone e tablet questo limite è ancora attuale?
“Intanto quelle linee guida si riferivano ai bambini di età superiore ai 3 anni. Ma la domanda è fuorviante, come se ci fosse un minimo sindacale di ore in cui si debba stare di fronte a uno schermo. Non è così, anzi vale il sano principio per cui più piccolo è un bambino, meno dovrebbe essere il consumo e l’uso di tv, smartphone e tablet. D’altronde, se per milioni di anni abbiamo comunicato attraverso la parola, non vedo perché i bambini debbano iniziare a farlo da piccoli attraverso uno strumento digitale. Non voglio però passare da retrograda, anche se mi fa ridere vedere le persone che, uscendo di casa, guardano il tablet per capire che tempo fa, quando basta alzare gli occhi al cielo. Questa preferenza verso il digitale, verso l’artificiale, comunque non va bene per i bambini”.

Perché? Quali sono i rischi?
“Prima di tutto, ogni momento trascorso davanti a uno smartphone, al tablet o alla tv, è un momento sottratto ai rapporti con familiari e amici e fino a 3 anni un bambino dovrebbe imparare interagendo con le persone, non con uno strumento elettronico. Tra l’altro, è stato dimostrato che i bambini che utilizzano smartphone e tablet hanno un minor sviluppo cognitivo e un minor sviluppo del linguaggio di chi non li usa, nonostante molte app siano dichiarate come educative. Non è da escludere un altro rischio, quello delle onde elettromagnetiche, di cui ancora non sappiamo quali possano essere gli effetti a lungo termine”.

Ma le nuove tecnologie non possono portare anche dei benefici?
“Secondo quello stesso studio, gli effetti sono diversi a seconda dell’età dei bambini. Sotto i 3 anni sono solo negativi”.

Come dovrebbero comportarsi allora i genitori con i loro figli?
“Dovrebbero tenere duro e dire qualche ‘no’, senza però essere ossessivi. Ne servono pochi, ma fermi: no ai comportamenti pericolosi, no ai comportamenti sbagliati. In ogni caso, ai bambini con meno di 3 anni io uno smartphone non lo darei”.