Essere genitori è il mestiere più complicato al mondo
Affidarsi ai centri di supporto alla genitorialità per gestire al meglio le fisiologiche “lotte” con i figli.
Sebbene diventare genitori sia forse il sogno della gran parte delle persone, ben prima della nascita di un bambino ognuno si è chiesto se sarà poi davvero un bravo genitore, se riuscirà a comprendere i bisogni del bambino e se saprà garantirgli una vita serena. Finché il pargolo non viene alla luce, ognuno ha immaginato come potesse essere una vita da genitore, con le sue immense gioie e con qualche dolore, ma è proprio quando il bambino nasce che ci si rende veramente conto di cosa significhi esserlo nella realtà. Essere genitore è il mestiere più antico del mondo, ma anche il più complicato.
Per farlo al meglio bisogna innanzitutto mettersi nell’ottica di commettere degli errori, certamente in buona fede, ma quegli errori potranno avere (e avranno) ripercussioni sulla vita dei nostri figli. Ogni scelta che faremo potrà essere giusta o sbagliata per il nostro bambino: cercheremo ovviamente di fare meno errori possibili, ma comunque ne commetteremo e questo bisogna accettarlo per vivere un po’ più serenamente il ruolo genitoriale. Certamente questo non significa, però, lasciarci andare al caso e giustificare ogni nostra azione. Dall’istante, infatti, in cui si diventa genitori, la nostra vita dovrebbe essere finalizzata al miglioramento di noi stessi, al metterci più spesso possibile in discussione per cercare di migliorarci e dunque migliorare l’esempio che diamo a nostro figlio e la nostra relazione con lui, senza mai però colpevolizzarci poiché è certo che ogni scelta che faremo, ogni sbaglio che commetteremo sarà sempre stato fatto cercando, in realtà, di fare il bene del nostro bambino.
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Non dobbiamo mai dimenticarci che ogni bambino nasce con una sua personalità, non totalmente formata, d’accordo, ma certamente già impostata. Su questa poi agiremo noi come genitori e agiranno l’ambiente familiare e sociale circostante, la scuola, gli amici e tantissimi altri fattori, anche se il più importante ambiente formativo sarà all’interno della famiglia stessa. Ricordando sempre che, seppur piccolo, il bambino è una PERSONA, bisogna considerare che a volte si possono instaurare tra genitori e figli dei fraintendimenti, delle incomprensioni, così come può accadere in qualsiasi rapporto tra due o più persone. In questi momenti la frustrazione genitoriale, che è comunque sempre presente, in maniera più o meno forte, in ogni genitore, può amplificarsi. Il genitore può tendere a non capire il perché del rifiuto, del capriccio, del pianto del suo bambino. Questi atteggiamenti del bambino si possono poi esprimere in diversi ambiti, ma in moltissime famiglie, quando si esprimono in ambito alimentare, tendono ad avere sul genitore più presa poiché oltre alla frustrazione dell’incomprensione si associa la preoccupazione per la sana e giusta crescita.
Frustrazione, preoccupazione, sensi di colpa fanno sì che si instauri un meccanismo patologico che non fa altro che autoalimentarsi; il bambino, infatti, rendendosi conto che su quello specifico argomento il genitore è più sensibile, tenderà a fare leva per definire se stesso proprio su quell’argomento.
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Non c’è speranza quindi? Certo che c’è. Ma per uscirne la prima cosa è la consapevolezza di se stessi, dei propri punti di debolezza, e poi il non vergognarsi di chiedere un aiuto e un supporto al partner, alla famiglia ed eventualmente anche a persone esterne, purché qualificate.
Esistono in Italia, ormai quasi ovunque, dei centri di supporto alla genitorialità, che hanno proprio la funzione di aiutare i genitori ad essere più consapevoli della fisiologica “lotta” con i figli, che pur con ovvii limiti non è da considerarsi soltanto negativa, ma anzi può risultare formativa proprio per lo sviluppo della personalità del bambino. Questo è vero, naturalmente, finché si parla di “battaglie” normali, legate ad alcune fasce di età o ad alcuni comportamenti più comuni. I genitori in questi centri capiranno che il loro è un “problema” comune alla gran parte dei genitori, perché – sebbene i bambini non siano tutti uguali – in generale il fraintendimento con gli adulti si ha sugli stessi aspetti (siamo allora forse noi adulti ad essere tutti uguali?!?).
Negli stessi centri poi si aiutano anche i genitori nell’affrontare problematiche più importanti come ad esempio la gestione di una separazione, di un lutto, di dinamiche familiari differenti, eccetera.
In buona sostanza, in un mondo in cui ormai sembra che Internet ci dia la soluzione ad ogni problema, non dimentichiamo di rivolgerci anche a luoghi fisici con persone reali, dove si possa interagire dal vivo con professionisti formati per aiutarci nella gestione anche dei piccoli problemi o dubbi della nostra vita. Soprattutto, non vergogniamoci mai di chiedere aiuto per qualcosa che, anche se a parere di altri può sembrare banale, per noi è importante: questo infatti aiuterà anche ad insegnare ai nostri figli che si può chiedere aiuto e ci si può fidare perché non tutto il mondo è “malato” di insensibilità, sordità, cecità, cattiveria e paura verso l’altro. L’uomo è, resta e – speriamo – sarà sempre un animale sociale.