Stili di vita

Nativi digitali ma con attenzione

I nativi digitali, come vengono definiti i bambini di oggi, dovrebbero prima imparare a conoscere e gestire il reale per diventare gli utilizzatori digitali di domani.

Pubblicato il 24.04.2016 e aggiornato il 27.06.2019 Scrivi alla redazione

Nativi digitali ma con attenzione

Una vera e propria ansia mi ha assalita quando ho letto di recente, su un noto settimanale italiano, che in futuro molte delle nostre azioni di conoscenza, di svago, di relazioni potrebbero passare attraverso un visore hi-tech che ci conduca alla scoperta di un mondo virtuale a cui tutti potrebbero accedere ma che nella realtà non apparterrà a nessuno. Un brivido lungo la schiena mi ha colto guardando un’immagine in cui decine di persone con gli occhi coperti dai monitor erano assorte nel loro mondo e il loro creatore li guardava soddisfatto. Ho visto troppi film di fantascienza? No, direi che quei pochi mi sono bastati per temere che manovrare le menti e quindi le azioni potrebbe divenire realtà. D’altro canto la sfida digitale è meravigliosa e nessuno si vorrebbe sottrarre e non partecipare a questi cambiamenti straordinari che la mia mamma novantunenne neanche immagina nei suoi sogni più deliranti.

Però c’è un tempo per ogni cosa, questo è un principio pedagogico fondamentale, per cui ai genitori, spesso adolescentizzati e storditi da tante novità, sfugge che hanno l’obbligo di vigilare sulla crescita dei loro figli per impedire che rimangano imbrigliati in quello che propone il mercato.

Il problema più difficile da affrontare è quello dell’età di “reclutamento” digitale, che si abbassa sempre di più e arruola sempre nuove schiere di bambini potenzialmente soli.

Un bambino di 2 anni che ho conosciuto, lasciato davanti alla TV per diverse ore al giorno, perché i genitori erano costretti a lavorare e pensavano di fare cosa buona, sembrava avesse un ritardo mentale ed è stato seguito per un breve periodo dal neuropsichiatra infantile fino a quando non è stato inserito in un asilo nido e ha riacquistato linguaggio e vivacità. Parliamo di situazioni estreme, ma come suggerisce il pedagogista Daniele Novara: da 0 a 3 ANNI i videoschermi dovrebbero essere vietati. A questa età i bambini hanno bisogno di fare esperienza neurosensoriale completa, cioè che coinvolga i cinque sensi (tatto, vista, udito, gusto, odorato) assolutamente impossibili attraverso uno schermo. Questi grandi o piccoli apparecchi (mega TV, smartphone, giochi digitali) impediscono la manipolazione, soprattutto quella fine, annullano l’esperienza degli odori e rumori reali che definiscono le competenze del bambino (andare al mare, camminare sulla sabbia a piedi nudi, bagnarsi nell’acqua, non è come vedere il mare alla TV). Bambini lasciati davanti al televisore per ore sviluppano in ritardo le loro competenze e hanno difficoltà nella relazione con i coetanei, è la stessa situazione dei bambini abbandonati negli orfanotrofi di certe zone del mondo.

Lo sviluppo delle connessioni neuronali del cervello di questo primissimo periodo della vita ha bisogno di essere supportato dall’esperienza quotidiana: correre su un prato, litigare con un amico, cercare il contatto della mamma, impastare la farina, bagnarsi giocando con l’acqua… Tutto ciò che libera la fantasia, le energie infinite dei bambini, la loro voglia di conoscenza innata devono essere favorite. Sono dei piccoli meravigliosi libri ancora “in stampa”, ci vuol poco per sbagliare frasi, punteggiatura e caratteri.

Vi siete mai chiesti perché spesso i secondogeniti sono più vivaci e apparentemente più intelligenti dei loro fratelli più grandi? Perché fanno tesoro dell’esperienza dei primi e saltano alcuni passaggi che diventano automatici perché acquisiti per imitazione.

Perché questo sviluppo neurologico si completi con naturalezza e senza sforzo, come è accaduto per secoli, anche i genitori però devono assumere atteggiamenti virtuosi perché i piccoli sono facili alle imitazioni ed i loro primi idoli sono gli adulti a loro vicini: quindi, anche per loro, via la TV accesa tutto il giorno, meglio selezionare pochi programmi che interessano a orari precisi, via smartphone a cui rispondere in ogni momento e a qualsiasi ora, anche dal pediatra o in chiesa, via i trilli elettronici costanti che risuonano in tutta la casa.

Se c’è un tempo per ogni cosa, ogni cosa deve essere fatta a suo tempo e i piccoli non lo sanno, tocca agli adulti vigilare e scegliere per loro. I nativi digitali, come vengono definiti i bambini del nostro tempo, dovrebbero prima imparare a conoscere e gestire il reale per diventare gli “utilizzatori” digitali di domani.

Con la supervisione di:

Pediatra margherita caroli ecog sio oms

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea vania - alimentazione bambini

Prof. Andrea Vania Pediatra