Sonno o non sonno? Questo è il problema
I disturbi del sonno sono molto frequenti nella prima infanzia e anche essere fisiologici, tanti utili consigli per favorire il buon sonno dei bambini
“Ahhhhh che sonno!”…e dopo un profondo sbadiglione tutti vorrebbero coricarsi nel letto e fare una bella dormita di 6-8-10 ore tutte filate fino al mattino. Questo è il sogno utopico di ogni genitore, ma in realtà quanti di noi riescono a farlo? Pochi fortunati!
Alcuni non lo fanno per la più o meno forte ansia genitoriale che fa stare con un orecchio teso anche quando si ha il bambino più dormiglione del mondo, che si stende pacioso nel suo lettino e rimane lì fermo fino al mattino. Altri non lo fanno perché i loro pargoli non permettono: chi perché non riesce ad addormentarsi, chi invece si risveglia più volte durante la notte. E se si hanno due figli uno in un modo l’altro nell’altro c’è da impazzire!
Ebbene si, purtroppo i disturbi del sonno sono molto frequenti nella prima infanzia! Bisogna però considerare che in realtà non sempre il nostro concetto di “bambino che non dorme” corrisponde alla realtà. Infatti, fisiologicamente, il sonno e la qualità sonno-veglia si modifica con il crescere del bambino; il neonato in genere dorme 16-18 ore, verso i 3-6 mesi si instaura un ritmo sonno-veglia legato al giorno e alla notte e alla fine del primo anno il bambino in genere dorme 14-15 ore perlopiù nelle ore notturne e con un riposino pomeridiano, che viene in genere abbandonato verso i 3-4 anni. In età prescolare e alle elementari i bambini dormono circa 10-12 ore.
Anche un sonno “disturbato” in realtà può essere fisiologico, ad esempio quando il bambino inizia a essere più consapevole di se stesso e di essere un’entità diversa dal genitore, oppure può dipendere dall’eccitazione per le nuove scoperte giornaliere. A 2 anni ad esempio la normale maturazione cerebrale e lo sviluppo dell’immaginazione possono generare incubi e paure; a 3 anni si può instaurare la paura del buio legata anche all’iniziale autonomia/distacco dai genitori.
Altri momenti che possono “disturbare” la tranquillità del sonno possono essere l’inizio dell’alimentazione complementare, la dentizione, la paura dell’estraneo, etc…
Per cercare di aiutare il bambino possiamo però attuare alcuni piccoli accorgimenti, ad esempio:
- tranquillizzandolo nel momento dell’addormentamento, anche facendoci aiutare da un giocattolo che gli tenga compagnia quando mamma e papà non lo tengono più a letto con sé;
- attuando dei rituali che favoriscano l’addormentamento (la fiaba, il bacino della buona notte, la ninna nanna, etc…)
- ascoltando il racconto di un eventuale incubo, appena è in grado di esprimerlo, senza mai banalizzare e cercando di empatizzare e sostenere le emozioni provate dal piccolo
- cercando di dare al bambino sicurezza durante la giornata
- utilizzando la “lucina della notte”
- non dando troppa attenzione al risveglio notturno, attenzione che il bambino potrebbe interpretare come una maggiore attenzione da parte dei genitori rispetto al giorno, e quindi inconsciamente rifarlo per richiamare nuovamente l’attenzione
- non facendo vedere programmi o fumetti che possano mettere paura
- facendo fare il riposino pomeridiano non oltre le 15
- non attuando attività eccitanti per almeno 30 minuti prima dell’addormentamento
Anche in questo caso infatti una corretta “educazione” al rilassamento, al lasciarsi andare e quindi all’addormentamento può influenzare positivamente il riposo notturno essenziale per ricaricare le “batterie” del piccolo e di conseguenza dei genitori. L’educazione genitoriale è anche questo.
Buona notte!