Stili alimentari a confronto: qual è il migliore?
Gli stili alimentari dipendono dal contesto in cui si sono nati, ciò che più conta sono la varietà dei cibi e che le fonti vegetali prevalgano su quelle animali.
Secondo uno studio del Medical research center inglese, il Ciad, il Mali, la Sierra Leone e la Somalia sono i Paesi in cui si mangia meglio al mondo. Sorpresi? Non dovreste, perché è là che vengono consumati maggiormente cibi sani come frutta, verdura, legumi e pesce. Stati Uniti, Europa occidentale, Canada e Australia si trovano, invece, in basso nella classifica degli stili alimentari più salubri: pur disponendo in quantità di alimenti sani, nel nord del pianeta si consumano troppi cibi spazzatura. Ma cosa vuol dire, allora, mangiare bene? Conta di più cosa si mangia o quanto si mangia? Ne parliamo con il professor Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma e past president dell’ECOG, l’European childhood obesity group.
Professor Vania, quindi si mangia meglio in Ciad che in Italia? Addio dieta mediterranea?
“Ma no, la dieta del Ciad non è migliore della nostra in senso assoluto. Ogni cultura alimentare si è infatti sviluppata in secoli, se non in millenni, affinando con il tempo quelle caratteristiche che hanno permesso alla popolazione del luogo di sopravvivere e moltiplicarsi. Ciò vuol dire che non possiamo adottare uno stile alimentare senza tenere conto del contesto in cui questo si è sviluppato e del modo in cui viviamo. E, quindi, quello che va bene in Ciad o in Somalia non è detto che vada bene anche a noi e che sia adeguato ai nostri ritmi di vita”.
Ma se praticamente ogni Paese al mondo ha un suo stile alimentare, a cui si aggiungono quelli nati per questioni etiche o per convinzioni personali, com’è possibile dire qual è il migliore dal punto di vista nutrizionale?
“Personalmente sono convinto che non sia possibile dire quale sia il migliore in assoluto, perché, come accennato prima, dipende dal contesto e dagli stili di vita. Certo, la cucina giapponese è una cucina sana, ma non per questo si dovrebbe mangiare sempre sushi. È più facile, invece, individuare alcuni stili alimentari peggiori degli altri. Nei Paesi dell’est Europa e in Russia, per esempio, per questioni climatiche e per la difficoltà a reperire, soprattutto in passato, carni fresche, si mangiano poche verdure e molte carni trasformate”.
La dieta mediterranea viene frequentemente criticata anche per l’eccesso di carboidrati. Critica ingiusta?
“Se uno vuole dimagrire deve diminuire le calorie, e le calorie si possono diminuire anche riducendo le quantità di pasta, pane e pizza. In una dieta equilibrata, i carboidrati dovrebbero comunque rappresentare il 55-60% delle calorie giornaliere. I carboidrati sono importanti per una questione fisiologica, tanto che ovunque nel mondo rappresentano la base dell’alimentazione: che sia il mais in sud America, il riso in Oriente o il grano in Europa”.
Quindi come dovrebbe essere costituita la dieta ideale?
“L’importante è che venga rispettata la distribuzione delle fonti caloriche: rispetto al fabbisogno giornaliero, il 55-60% delle calorie dovrebbe provenire da carboidrati, circa il 10% da proteine, e circa il 30% da grassi. Anche nello stile di vita che abbiamo attualmente, pur molto diverso da soli trent’anni fa, l’ideale sarebbe che assimilassimo queste calorie per il 10-15% dalla colazione, per il 40-45% dal pranzo, per il 30% dalla cena e per il restante 10% da due spuntini, nella mattinata e nel pomeriggio. Dopo di che, quello che si mangia può provenire anche da culture diverse dalla nostra ed essere cucinato in modi diversi dai nostri, purché ci ricordiamo sempre che un’alimentazione corretta prevede tanti alimenti vegetali e pochi animali, e sempre, sempre, sempre, la più ampia varietà possibile di cibi”.