Obesità infantile

Obesità infantile e sindrome metabolica

L’obesità infantile, a volte complicata da sindrome metabolica, ha spesso una ereditarietà genetica e va affrontata subito a partire dalla corretta informazione.

Pubblicato il 25.01.2021 e aggiornato il 16.09.2021 Scrivi alla redazione

È noto che l’obesità infantile è un problema sempre più dilagante. Noi stessi nei nostri articoli abbiamo più volte voluto puntare l’attenzione su questa importante problematica cercando di spronare all’attenzione continua sul tema per cercare di agire il più precocemente possibile al fine di ridurre le complicanze e migliorare o risolvere il quadro clinico.

Prevenire l’obesità ancor prima della nascita

È importante ricordare che l’obesità riconosce, almeno in parte, una ereditarietà su base genetica; su questa base più o meno forte si innesta una programmazione del funzionamento dei geni (in termine tecnico: programmazione epigenetica), che avviene prevalentemente nei primi mille giorni di vita – dal concepimento al termine del secondo anno di vita – e che vede coinvolti l’alimentazione materna prima e del lattante poi; in seguito l’ambiente fortemente obesogeno in cui viviamo (con continui stimoli riguardanti il cibo e scarsa promozione dell’attività fisica) farà il resto. Questo brevissimo riassunto molto semplificato di un quadro assai complesso vuole evidenziare quanto sia importante agire non solo da quando il bambino si affaccia al mondo, ma addirittura già prima della nascita (durante la vita intrauterina) per cercare di prevenire l’obesità.

Non solo una questione di peso

Per chi lavora nel settore è abbastanza evidente che purtroppo l’obesità infantile non è quasi mai un semplice eccesso di peso, anzi spesso sono presenti già ad una prima valutazione delle alterazioni metaboliche, o di organi ed apparati, che la trasformano in un quadro complicato. Quando non siamo di fronte ad un obeso sano, questo implica la necessità di un intervento da una parte più rapido, e dall’altra più duro, ad esempio con indicazioni precise di eliminare per un periodo più o meno lungo alcuni tipi di alimenti, oppure di seguire schemi alimentari con un contenuto calorico limitato, pur nel rispetto del bambino e ragazzo come organismi in crescita.

In conseguenza dell’obesità è purtroppo sempre più frequente il riscontro anche in età pediatrica della cosiddetta sindrome metabolica: un insieme di quadri metabolici, per l’appunto, un tempo appannaggio quasi esclusivo dell’adulto, che associa:

  • obesità viscerale
  • insulino-resistenza (l’anticamera del diabete alimentare)
  • ipertensione
  • dislipidemia (soprattutto del colesterolo), con un conseguente aumento del rischio cardiovascolare

In età pediatrica però tuttora la letteratura medica e le varie società scientifiche non riescono ad uniformarsi nella definizione di criteri diagnostici adeguati, per cui la stessa categoria medica fa difficoltà nel diagnosticare tale sindrome.

Al di là dei criteri diagnostici definitivi è però importante ricordare che la sindrome metabolica è una malattia che coinvolge l’intero organismo. Manifestazioni come la steatosi epatica (= fegato grasso), le apnee del sonno, l’aumento dell’acido urico, la carenza di vitamina D, l’ovaio policistico sono infatti considerate delle manifestazioni della sindrome stessa, la cui precoce diagnosi potrebbe, se non altro, spronare ad indagare a 360° l’organismo.

Le conseguenze della sindrome metabolica

Perché i medici, ed ancor più i pediatri, si allarmano tanto se compaiono i segni di complicanze metaboliche? Vediamo insieme alcune delle manifestazioni che abbiamo citato prima e lo capiremo abbastanza facilmente.

  • Per quanto siamo riusciti sinora a comprendere, la sindrome metabolica e le sue conseguenze riconoscono come momento iniziale l’insulino-resistenza e l’eccessiva produzione di acidi grassi liberi nell’organismo, ma forse neanche questi sono veri momenti iniziali, e l’accumulo di grassi nel fegato potrebbe essere a monte di entrambi i fenomeni.
  • Questo accumulo di grassi nel fegato, la cosiddetta steatosi epatica non alcolica (o NAFLD) è caratterizzata sì dalla presenza di grasso a livello epatico, ma questa finisce per causare una disorganizzazione dell’architettura del fegato portando anche ad un’infiammazione che all’inizio è completamente reversibile, ma che non di rado, se l’intera situazione non viene corretta, può evolvere verso quadri di fibrosi via via più importante e successivamente ad una vera e propria cirrosi epatica.
  • La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) è caratterizzata da episodi di mancanza di ossigeno per blocco del respiro per alcuni secondi. Questi periodi di ridotta ossigenazione sono sì brevi, ma essendo ripetuti determinano un’ipossia cronica, che a sua volta può causare nel tempo (o contribuire a) alterazioni vascolari e metaboliche. In effetti, nei bambini con OSAS si trovano in genere valori maggiori di pressione arteriosa, di insulinemia ed anche una maggiore prevalenza di ipertrofia miocardica ventricolare.
  • Nei bambini con obesità o, ancor peggio, già con sindrome metabolica si ritrova spesso un aumento di acido urico nel sangue, e questo si associa ad un rischio maggiore di patologia cardiovascolare e renale in età successive, perché si ipotizza che l’acido urico favorisca la comparsa e la progressione dell’aterosclerosi.
  • Nei bambini con problemi di peso si riscontra poi quasi costantemente una carenza di vitamina D, un po’ per il sequestro di questa vitamina (che è liposolubile, cioè si scioglie nei grassi) nel tessuto adiposo e un po’ per l’effetto di alcune sostanze infiammatorie prodotte dallo stesso tessuto grasso che interferiscono sulla sintesi della forma attiva della vitamina D, o ne facilitano la distruzione. A dire la verità, moltissimi bambini e ragazzi del nostro Paese soffrono di carenza di questa vitamina, ma in quelli con problemi di peso è praticamente la norma. Il problema sorge dal fatto che il deficit di vitamina D è stato messo in relazione non soltanto a problemi di rachitismo o comunque ossei, già di per sé evitabili e dunque da evitare, ma anche all’ipertensione, al diabete mellito, all’infarto ed alle malattie cardiovascolari che si svilupperanno in età più avanzata.
  • C’è poi la policistosi ovarica, o sindrome dell’ovaio policistico, che come dice il nome è caratterizzata dalla presenza nelle ovaie di tante piccole cisti. A parte le irregolarità dei cicli mestruali, la dismenorrea (cicli dolorosi e irregolari per ritmo, quantità e durata), l’irsutismo (aumento della peluria corporea), la policistosi ovarica viaggia molto spesso insieme all’insulino-resistenza già nominata, ed ancora non è chiaro se sia nato prima l’uovo o la gallina!

Beh, penso sia evidente a tutti che la presenza di anche una sola delle complicanze che abbiamo visto in un bambino ad esempio di 7-8 anni o (nel caso della policistosi ovarica) in una ragazzina di 12-13 anni non rappresenta un buon auspicio per il futuro di quel singolo bambino, ma – per le conseguenze sociali, lavorative e di costi della salute – anche della comunità in toto.

L’importanza di dare il buon esempio

Ricordiamoci sempre che noi oggi poniamo le basi per il domani dei nostri figli, ma che il domani è in realtà imminente. Dobbiamo agire oggi a tutti i livelli per garantire una vita migliore ai nostri bambini, per cui oltre a tutte le battaglie (giuste per carità!) su temi come additivi alimentari, etichettature, inquinanti nei mangimi, ecc., pensiamo anche e in primo luogo alle battaglie che è giusto fare giornalmente con i nostri bambini, per insegnare loro a mangiare correttamente ed avere un corretto stile di vita, ricordandoci sempre che i bambini imparano più dagli esempi che dai discorsi: e l’esempio migliore che possono avere saremo sempre noi! Buona e sana crescita a tutti!

Con la supervisione di:

Pediatra margherita caroli ecog sio oms

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea vania - alimentazione bambini

Prof. Andrea Vania Pediatra