Obesità infantile

Rischio obesità nei bambini già a un anno di vita

Oltre il 20% dei bimbi italiani è sovrappeso: per la dottoressa Caroli è colpa di un’alimentazione e di stili di vita errati.

Pubblicato il 02.02.2019 e aggiornato il 20.07.2022 Scrivi alla redazione

In Italia il 23,4% dei bambini e il 22,1% delle bambine di un anno risultano essere oltre il valore soglia utilizzato per definire il sovrappeso infantile , cioè l’85° centile dell’indice di massa corporea. È quanto emerge dai risultati preliminari di Piccolipiù, un progetto finanziato dal ministero della Salute che ha coinvolto circa tremila bambini e i reparti maternità di cinque città italiane: Firenze, Roma, Torino, Trieste e Viareggio. “È colpa di un’alimentazione e di uno stile di vita sbagliati”, dice la dottoressa Margherita Caroli, consulente dell’Unione europea, temporary advisor dell’Organizzazione mondiale della sanità, nonché former president dell’ECOG, l’European Childhood Obesity Group.

Dottoressa Caroli, in Italia l’obesità infantile incomincia a registrarsi già al primo anno. Come commenta questo dato?

“Mi permetta una premessa: i dati non sono rappresentativi di tutta la popolazione infantile italiana, dal momento che il progetto Piccolipiù esclude del tutto il sud e le isole, dove pure ci sono strutture di eccellenza, come il Santobono Pausilipon a Napoli, l’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari e il Giovanni Di Cristina a Palermo. Detto questo, che oltre il 20% dei bambini di un anno sia sovrappeso è un dato preoccupante, ma che purtroppo non ci sorprende”.

Quali sono le possibili cause di un eccesso di peso così prematuro?

“Un’alimentazione sbagliata certamente. Fattori probabili sono un ridotto allattamento al seno e uno svezzamento precoce, abbinato all’introduzione di cibi non adeguati per quantità e qualità – troppe proteine e pochi grassi, per esempio – alle necessità del bambino. Molte mamme, anche spinte da nonne giovani le cui conoscenze in fatto di maternità risalgono, però, a 40 anni fa, hanno fretta a svezzare i loro figli. Ma le colpe sono da cercare anche fuori dalle famiglie: vengono spacciati per la prima infanzia molti prodotti alimentari che in realtà non lo sono”.

Piccolipiù” sembra chiamare in causa anche tv e tablet, che sono sempre più utilizzati dai bambini di un anno

“Mi chiedo che senso abbia mettere un tablet in mano a un bambino che ancora non sa parlare. Piuttosto, bisognerebbe coinvolgerlo in giochi fisici in modo che si sviluppino le sue abilità motorie. Inoltre, dai dati Piccolipiù risulta che nei primi 6 mesi di vita quasi tutti i bambini hanno ricevuto un’integrazione di vitamina D, ma questa non viene più assunta verso l’anno di vita. Basterebbe farli stare all’aria aperta, ma non coperti da cappotti sigillati col silicone: il sole, con le dovute precauzioni, fa bene e aiuta a produrre proprio la vitamina D, che è importante per le ossa e per prevenire altri problemi, come le infezioni respiratorie”.

Che possono fare ancora le famiglie contro il rischio obesità infantile?

“Devono affidarsi ai loro pediatri, che seguendo l’evoluzione del bambino possono capire se il problema di peso rientri al secondo anno di vita o se, invece, ci sia bisogno di un intervento ‘tecnico’. D’altronde, nessuno, come si dice dalle mie parti, nasce imparato”.