Obesità infantile

Sovrappeso e obesità infantile: come riconoscerle

Come riconoscere l'obesità infantile: grazie alla consapevolezza del reale peso di un figlio è possibile attuare delle modalità correttive a lungo termine.

Pubblicato il 21.01.2013 e aggiornato il 16.09.2021 Scrivi alla redazione

Numerosi studi hanno evidenziato una forte sottostima da parte dei genitori nel giudicare il livello di sovrappeso dei propri figli. In Cina 7 madri su 10 non sono in grado di riconoscere il sovrappeso e negli Stati Uniti 4 genitori su 10 scambiano l’obesità infantile per sovrappeso. L’aspetto transcontinentale di queste rilevazioni riflette quanto sia radicato nella genitorialità stessa, in termini direi filogenetici (cioè propri della nostra specie, indipendentemente da fattori culturali o sociali), l’idea di attribuire alla rotondità dei propri figli una valenza, tutto sommato, positiva o, comunque, non preoccupante. È invece solo attraverso la consapevolezza del reale peso di un figlio che è possibile attuare delle modalità correttive a lungo termine.

La comunità scientifica mondiale grida all’epidemia dell’obesità e sottolinea come quella pediatrica, in particolare, sia estremamente frequente, ma c’è come una scissione tra le statistiche da prima pagina e la percezione del singolo. Vero è che genitori obesi hanno un maggiore rischio di avere figli obesi, per motivi culturali, dietetici, sociali, costituzionali, e può non essere facile ammettere che si tratta di un problema della famiglia tutta, frutto di uno stile di vita errato, e non dipenda quindi solo da una condizione passeggera del bambino. Ciò è talmente vero che uno studio dimostra come perdano più peso i bambini i cui genitori stessi stiano seguendo un regime dietetico ipocalorico.

A conferma, poi, dell’obesità pediatrica intesa come “obesità di famiglia” una interessante ricerca del 2010 ha scoperto che in un percorso nutrizionale finalizzato al calo ponderale in bambini obesi si ottenevano gli stessi risultati anche con la sola presenza dei genitori ai vari incontri con i nutrizionisti (in assenza dei bambini interessati!). Questo vuol dire che il nodo del problema non risiede nel bambino ma proprio nei genitori, tant’è che basta che loro acquisiscano delle modalità alimentari migliori per far perdere peso ai figli. D’altronde madre e padre rappresentano i primi e più importanti modelli di riferimento, ovviamente anche per ciò che riguarda le abitudini alimentari, l’approccio al cibo e al movimento.

Bisogna anche ricordare che la possibilità di perdere peso diminuisce con l’età. Infatti, diversamente da ciò che molti credono, ovvero che con lo sviluppo si tenda sempre a “dimagrire”, più si va avanti dall’infanzia all’adolescenza, più aumenta il rischio di portarsi l’obesità nell’età adulta. Non è mai troppo presto per prendersi cura del peso dei propri figli, perché non ci sarà nessuno che lo farà per noi, tantomeno la “natura” attraverso lo sviluppo puberale.

Come conoscere allora la reale condizione del peso di un figlio se, come detto prima, è così difficile per un genitore, essere obiettivo? Fondamentale è fare riferimento al pediatra di base, il quale è subissato da chiamate di madri in ansia durante il primo anno di vita del bambino, per essere relegato, in seguito, a mero proscrittore di farmaci e medico di pronto soccorso per le influenze stagionali. Al contrario, il ruolo del pediatra è fondamentale in termini di prevenzione, attraverso un controllo periodico dello stato di salute e dell’andamento di crescita con valutazione dello stato ponderale attraverso le curve dei percentili di Bmi (o Imc, l’indice di massa corporea). Queste sono disponibili sin dalla nascita e non a caso, infatti, già a quell’età è possibile rilevare un eventuale eccesso di peso ed occuparsene, modificando le abitudini alimentari.

Sebbene negli ultimi anni si noti, in molti genitori, una maggiore sensibilità nei confronti del tipo di accrescimento dei figli, l’impressione è che vi sia comunque una inconsapevole tendenza a rinviare la questione del peso. Il temporeggiare, però, in questo caso, non fa altro che strutturare dei comportamenti che poi diventa più difficile e impegnativo, per l’intera famiglia, correggere. Chiudo pertanto questa breve trattazione invitando tutti coloro che hanno qualche minimo dubbio sull’entità di peso del proprio bambino a utilizzare il Bimbometro presente su questo sito (che non è altro che una semplificazione delle curve percentili del BMI) e a fare comunque riferimento con cadenza semestrale al proprio pediatra di base per una valutazione puntale di peso, altezza, Bmi e rispettivi percentili.

Con la supervisione di:

Pediatra margherita caroli ecog sio oms

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea vania - alimentazione bambini

Prof. Andrea Vania Pediatra