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Malattie infantili

Psoriasi e bambini: il ruolo dell’alimentazione

In età pediatrica la malattia cutanea si manifesta in tre forme più comuni.

Pubblicato il 17.04.2023 e aggiornato il 22.04.2023 Scrivi alla redazione

La psoriasi è una malattia cutanea, infiammatoria, immunomediata ad andamento cronico recidivante, caratterizzata da iperproliferazione delle cellule dell’epidermide chiamate cheratinociti. La manifestazione clinica più evidente è la cute arrossata, ispessita e desquamata in varie parti del corpo. In Italia, ne soffrono 3 adulti ogni 100, mentre l’incidenza nei bambini è minore. Si stima che ne sia affetto lo 0,4% dei bambini sotto i 9 anni e l’1% tra i 10 e i 18 anni. La sua genesi è legata a fattori genetici, immunologici e ambientali. In sostanza si può ereditare una suscettibilità alla malattia, ma sono fattori ambientali e stress vari che possono scatenarla. Alcuni studi hanno evidenziato che il figlio di 1 genitore psoriasico ha 1 possibilità su 10 di sviluppare la stessa condizione, mentre ne ha 1 su 2 nel caso i cui entrambi i genitori ne siano affetti.

In età pediatrica si distinguono tre forme più comuni di psoriasi:

  • da pannolino: in cui l’eritema è a bordi netti nell’area, appunto, del pannolino;
  • inversa: in cui le lesioni eritematose sono localizzate nelle pieghe cutanee come inguine, ascelle o ombelico;
  • guttata: nella quale compaiono piccole chiazze eritematoso-squamose su tutto il corpo con prevalenza al tronco, ma anche al volto e al cuoio capelluto (79%).

È evidente come simili localizzazioni, più difficilmente occultabili in età pediatrica e ancor più in quella adolescenziale, possano avere delle conseguenze che investono anche la sfera emotiva e sociale.

Le terapie sono diverse e vertono a contenere i sintomi; sostanzialmente sono di tre tipi:

  1. farmaci per uso topico, quali creme a base di cortisone;
  2. fototerapia, ovvero esposizione al sole o a specifiche lampade;
  3. terapia sistemica, ovvero assunzione di farmaci volti a modulare il sistema immunitario coinvolto nella genesi del disturbo.

A fronte di queste terapie mediche si è valutato anche il ruolo dell’alimentazione nella genesi e nell’evoluzione della psoriasi. Alcuni studi hanno evidenziato come diete ipocaloriche, vegetariane o ricche in acidi grassi omega-3 abbiano dato effetti benefici. Questi assetti dietetici modificano l’assetto dei grassi polinsaturi e influenzano il profilo degli eicosanoidi, sorta di super-ormoni, quali le prostaglandine e i leucotrieni, che sono coinvolti nei processi infiammatori.

In altri studi si è evidenziato un beneficio sui sintomi della psoriasi della dieta priva di glutine, ma prevalentemente in pazienti che comunque presentavano una positività degli anticorpi anti-gliadina.

Un altro nutriente coinvolto nel processo psoriasico sembrerebbe essere l’1,25-diidrossicolecalciferolo, ovvero la forma attiva della vitamina D3. Questa avrebbe effetti benefici sulle lesioni grazie alle sue capacità antiproliferative e immunoregolatorie.

Infine, si è pure evidenziata in età pediatrica l’associazione tra obesità e psoriasi e sembrerebbe che sia la prima ad aumentare il rischio della seconda e non viceversa, verosimilmente sempre a causa dello stato infiammatorio legato all’eccesso ponderale.

La psoriasi rimane dunque una patologia solo parzialmente conosciuta, la cui genesi multifattoriale richiede un approccio integrato, che possa pertanto coinvolgere anche le tematiche nutrizionali.

Con la supervisione di:

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea Vania Pediatra