Come individuare e gestire la fame emotiva di tuo figlio
La “fame emotiva” nei bambini (mangiare per noia o stress) può creare seri problemi di salute: come riconoscerla e come trattarla
Nel precedente articolo “L’origine della fame emotiva”, abbiamo cercato di definire questo fenomeno e ricercare le cause sottese alla sua strutturazione nei bambini; ora proveremo a definire quali sono i segnali prevalenti dell’EE (emotional eating) e cosa fare per gestire un figlio con questa tendenza.
Partiamo da un presupposto etologico: lo stress e l’agitazione emotiva negli animali riducono l’appetito piuttosto che aumentarlo. Il fatto che molti bambini abbiano una fame stress-correlata suggerisce che questo sia un comportamento decisamente acquisito e pertanto prevenibile, arginabile o quantomeno gestibile.
Cerchiamo ora di individuare i segni diagnostici di EE:
- L’urgenza del bisogno di mangiare.
- Il mangiare in risposta a sentimenti spiacevoli (più raramente positivi) o a particolari situazioni.
- La ricerca di specifici alimenti e sempre quelli.
- L’assumere più cibo del solito o del necessario per saziarsi.
- Il mangiare in orari non canonici come nella tarda serata.
- L’aumento di peso (per il semplice motivo che se si mangia il necessario il peso rimane nella norma).
- Il percepire sentimenti di inadeguatezza e senso di colpa rispetto all’assunzione di cibo.
- Sgranocchiare cibo in momenti di tensione o noia.
- Nascondere i contenitori o i resti del pasto.
Se rintracciate in vostro figlio alcuni dei comportamenti suddetti allora è il caso prendersi cura del problema.
Gli esperti suggeriscono di parlare apertamente con il bambino, in modo gentile e positivo aiutandolo a comprendere questa sua modalità che magari è condivisa con altri membri della famiglia. Rassicuratelo sulla possibilità di imparare a gestire la cosa, senza alcun atteggiamento critico o giudicante o negativo e tanto meno in pubblico: “sei come tuo padre, mangi sempre!”. Considerate infatti, che i genitori con atteggiamento ipercontrollante sull’alimentazione dei propri figli (per sovrappeso o altre questioni di salute) inducono più facilmente l’insorgenza di fame emotiva.
Dal lato del genitore altro comportamento da evitare è di premiare con il cibo: “se finisci presto i compiti ti compro il gelato”. Senza ricatti, fate riferimento a rinforzi positivi che prevedano per esempio attività fisica: “finisci presto i compiti così andiamo al parco!”. Non dimenticate poi il potere dei rinforzi verbali nell’incrementare l’autostima: “stai facendo un ottimo lavoro!”.
Proponiamo ora alcune modalità comportamentali anti-fame emotiva che invitiamo ad attuare per e con vostro figlio:
- Aiutatelo a identificare meglio la propria fame, invitatelo a rallentare l’assunzione del pasto, facendolo aspettare poi 20 minuti prima di fare il bis: fategli scoprire che la fame percepita potrebbe svanire.
- Aiutatelo, cosa molto difficile, a comprendere le proprie emozioni e a gestirle senza utilizzare il cibo.
- Scrivete con lui una lista di attività anti stress semplici da utilizzare nei momenti di “presunta fame”, come giocare con il cane, ascoltare o suonare della musica, fare una passeggiata etc..
- Non negate completamente i cibi calorici o considerati insalubri, anzi inseriteli un paio di volte alla settimana nella normale routine alimentare.
Infine, considerando che un bambino con fame emotiva ha spesso un genitore che nutre o mangia con modalità emotiva lavorate su voi stessi cercando, almeno alla presenza del bambino, di dare il buon esempio.