Disciplina del mangiar bene, approcci educativi efficaci per una sana alimentazione
Per educare i bambini alla sana alimentazione è indispensabile proporre regole chiare, rinforzi positivi e abbandonare modalità coercitive o ricattatorie.
Le caratteristiche endocrino-metaboliche e costituzionali (su base genetica) è ormai risaputo che influenzino profondamente il rischio di obesità pediatrica, così come i molti comportamenti alimentari, e non, che definiscono lo stile di vita delle famiglie. A fronte di ciò, quale tipo di genitorialità può effettivamente frapporsi alla dilagante epidemia dell’eccesso di peso dei nostri bambini? Come evidente nell’esperienza di un ambulatorio di nutrizione pediatrica, anche nel caso di genitori pieni di buoni propositi rispetto al porre in essere modalità di vita più sane, compresa la sana alimentazione, sembra essere a volte impossibile definire e far rispettare regole nuove. In quest’ottica acquista importanza il termine “disciplina” spesso confuso con il castigo o la rigidità educativa. Al contrario etimologicamente esso risale alla parola “discepolo” facendo riferimento all’insegnamento che, nell’accezione moderna, è basato sulla coerenza e i rinforzi positivi che tendano a premiare il bambino per indirizzare comportamenti corretti piuttosto che a punirlo per le sue mancanze.
In diversi studi sono stati analizzati i comportamenti educativi con maggior impatto sulle condotte alimentari. Un atteggiamento genitoriale basato sulla definizione di norme chiare, per esempio, sulle ore di televisione al giorno o la selezione qualitativa degli alimenti, senza esclusioni assolute, facilita una buona condotta nei piccoli. Risulta però fondamentale che “l’ottemperanza” alle indicazioni venga associata dal bambino a un beneficio secondo i principi della tecnica del rinforzo. Quest’ultimo, associato a comportamenti corretti, potrà essere concreto, “spegni la televisione così andiamo a giocare al parco” o concettuale “da quando non bevi più le bevande zuccherine corri come un razzo!”. Utili, in questo ambito, possono anche essere pratiche d’approccio anglosassone che prevedono il guadagno di un punto a ogni comportamento sano (assaggiare una verdura non gradita o impegnarsi nel fare una sana colazione) e un premio, ovviamente mai in dolci o cibo in generale, al raggiungimento di un certo punteggio concordato.
Di contro, un atteggiamento genitoriale controllante e direttivo tende a indurre nel bambino il consumo di alimenti meno salubri. In particolare, questo fenomeno è maggiormente manifesto nelle bambine, probabilmente per una maggiore preoccupazione delle madri nei riguardi del peso delle figlie femmine rispetto a quello dei maschi, con conseguenti tentativi reiterati di contenerne l’introito calorico. Verosimilmente l’ansia materna deriva dall’idea che il sovrappeso nelle bambine esponga maggiormente a problemi di autostima o di derisione da parte dei pari; questo timore diffuso potrebbe riflettere la pressione sociale verso la magrezza sicuramente più presente nel sesso femminile, anche in giovane età o più semplicemente in una più diretta identificazione della madre nella figlia femmina. Secondo altri invece l’origine di questo fenomeno è legata all’impatto emotivo che il controllo materno ha sulle femmine rispetto ai maschi apparentemente meno sensibili alle critiche e meno portati a percepire come disapprovazione l’invito materno alla restrizione. Al contrario i maschietti sono favoriti nelle loro scelte alimentari se hanno limiti maggiormente definiti.
Rispetto alla problematica generale dell’eccesso di peso in età pediatrica è molto importante ricordare che molti genitori hanno una grande difficoltà a percepire oggettivamente lo stato di sovrappeso, o anche di obesità, dei propri figli. L’acquisizione tardiva di questa consapevolezza fa sì che vengano attuati dei comportamenti disordinati e confondenti nel tentativo di recuperare anni di trascuratezza nella gestione alimentare della famiglia. È evidente infatti che più precoci sono le attenzioni, non ossessive e non impositive, rispetto alle proposte alimentari ai bambini (maschi o femmine che siano), più la disposizione verso scelte corrette sarà naturale e non sarà vissuta dai piccoli come coercizione o disistima genitoriale. Questi vissuti inducono uno stato di frustrazione, inadeguatezza e compressione emotiva che favorisce eccessi alimentari quali-quantitativi alla prima occasione.
In conclusione risulta evidente quanto complesso ma anche fondamentale sia trovare il giusto equilibrio per una disciplina alimentare che, per essere efficace, dovrà essere attuata precocemente, tenere conto delle differenze di genere, utilizzare rinforzi positivi tangibili o intangibili, e abbandonare modalità coercitive, ricattatorie o squalificanti.