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Stili di vita

Le favole, cibo per la mente del tuo bambino

Come fiabe e filastrocche possono aiutarci a fare educazione alimentare.

Pubblicato il 25.01.2021 e aggiornato il 27.01.2021 Scrivi alla redazione

Spero che molti bambini per Natale o per l’Epifania abbiano ricevuto tanti libri da leggere. Perché, come diceva Albert Einstein, “Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe, se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più!”. Le fiabe, non c’è dubbio, aiutano i bambini a sviluppare la loro fantasia, rendendo vero quel mondo immaginario e magico nel quale naturalmente trascorrono molto del loro tempo. Le favole regalano anche un senso di sicurezza, insegnano che nella vita tutto ha un inizio e una fine, un lieto fine in cui vincono sempre l’amore e la giustizia. Le fiabe, inoltre, con i loro intrighi, le guerre, le cattiverie e i pericoli da superare, tirano fuori sentimenti contrastanti e forti emozioni che spesso i bambini non conoscono, aiutandoli a gestirle.

Riconoscendosi in un personaggio fiabesco il bambino impara che è possibile superare gli ostacoli che si incontrano, sia se si è un principe o un cavaliere, sia se si è un semplice soldatino o un povero contadino. Basta avere coraggio o essere furbi e scaltri, ascoltare i consigli di un amico saggio o farsi aiutare da maghi e fatine buone. Le fiabe hanno il potere di rassicurare i bambini, di rafforzare la fiducia in loro stessi, negli altri e nel futuro. I fantasmi, le paure, le ansie e le insicurezze, con le fiabe emergono per essere combattuti e sconfitti.

L’importanza delle fiabe nell’educazione alimentare

Quando un adulto legge una favola a un bambino gli dedica il suo tempo, la sua attenzione, crea con lui un momento intimo e unico, riesce ad entrare nel suo mondo interiore. Esiste, ed è ormai studiata e applicata, una sorta di fiaboterapia: uno strumento semplice ed efficace per fare educazione o per fare terapia nei casi in cui, purtroppo, si hanno problemi comportamentali ed emozionali.

Ma l’antica abitudine di raccontare ai bambini fiabe, filastrocche o leggende può aiutarci a fare educazione alimentare? La risposta è sì, perché non c’è fiaba in cui il cibo non sia presente e non abbia un forte significato simbolico.

In molte storie, ad esempio, il cibo serve per raggiungere un obiettivo, come diventare re o regina o per avere per sempre l’amore della persona amata. Le fiabe, nelle quali c’è molto spesso un forte contrasto tra povero e ricco, ci insegnano che il cibo è nutrimento e donare cibo significa donare vita. Tutto ruota intorno a tavole imbandite di piatti succulenti in sontuosi castelli o dure pagnotte di pane nero o magiche zuppe e mele avvelenate. I poveri, nelle favole, sono quelli che affrontano la vita con semplicità e coraggio, onestà e saggezza, i ricchi sono coloro che ad un certo punto perdono la felicità e devono escogitare qualcosa per aggirare la sfortuna che si è abbattuta sulla loro vita. Spesso è un giovane principe, un gatto furbo, un contadino o un semplice cavaliere ad aiutarli e a diventare l’eroe della storia.

Ecco alcune riflessioni da fare assieme ai nostri bambini prendendo come spunto le fiabe e fare educazione alimentare nelle nostre moderne cucine:

La mancanza di cibo è disperazione:

nella storia di Pollicino e di Hansel e Gretel i genitori sono costretti ad abbandonare i loro figli perché non possono sfamarli. Dovremmo imparare ad apprezzare tutto il cibo che abbiamo disponibile e non dire mai “Che schifo!”.

Il pane riunisce la famiglia:

il pane dei ricchi è bianco e morbido, il pane dei poveri è scarso, secco e nero. Ma è pur sempre pane e dà tanta sicurezza a Pinocchio quando lo mangia insieme al suo Geppetto in una casa fredda, ma che lo tiene lontano dai pericoli. Pollicino usa con arguzia le briciole per ritornare a casa insieme ai fratelli. Il pane, nella sua semplicità, è dunque un cibo prezioso che non bisognerebbe buttare mai.

Il cibo è amicizia:

stare intorno a una tavola dà allegria e crea un senso di appartenenza e di condivisione. Nella favola La bella addormentata nel bosco, il re e la regina non invitano la fata, che decide di vendicarsi lanciando una maledizione alla principessa appena nata. In Alice nel paese delle meraviglie, vari personaggi sono seduti intorno a un tavolo per gustare il “Tè dei Matti” mentre parlano di argomenti senza alcun senso.

Il cibo è tentazione:

perché Biancaneve non riesce a resistere a una mela rossa e lucida? La sola vista le fa venire l’acquolina in bocca, anche se è offerta da una brutta vecchia sconosciuta. E il cestino di Cappuccetto rosso? Che tentazione per il lupo cattivo e affamato! Il cibo può essere molto invitante e quando si è molto affamati non si guarda in faccia nessuno, neppure una vecchia strega o una dolce bambina!

Esagerare porta sempre guai:

la fame spinge Hansel e Gretel ad avvicinarsi alla casetta di marzapane, ma è la loro golosità ad attirarli dentro, dove vengono però imprigionati dalla vecchia strega che abita proprio in quella casa e mangia bambini. Il Gatto e la Volpe invitano Pinocchio all’osteria “Il Gambero rosso”, ma alla fine Pinocchio viene ingannato dai suoi falsi amici ed è costretto a pagare da solo la cena abbondante. E che dire del Paese della cuccagna o Paese dei balocchi? Qui tutti i desideri si avverano, ma ci si sente tanto tristi e prigionieri di tutta questa abbondanza…

Conclusioni

Le fiabe, insomma, insegnano che il cibo si gusta con gioia, anche quando è povero e semplice, si dona con allegria e bontà. Ma se si esagera con leccornie e dolci o si consumano voracemente piatti ricchi e sontuosi, si possono avere seri problemi…

Buon appetito e, soprattutto, buona lettura a tutti!

Con la supervisione di:

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea Vania Pediatra