Bambini, marketing e alimentazione
Quanto e come il marketing e la pubblicità condizionano le nostre scelte alimentari?
Molte Associazioni di Consumatori e Società Scientifiche hanno lottato negli ultimi anni affinché si diminuisse la pressione esercitata dai media nei confronti delle scelte alimentari della popolazione, in particolare riguardo a quelle che coinvolgono i bambini. Questo non solo per contrastare la pandemia dell’obesità, che vede in Europa un bimbo su quattro in sovrappeso/obeso e in Italia un bimbo su tre, ma per consentire che le linee guide nutrizionali pediatriche non trovino troppi ostacoli nella loro messa in pratica. In risposta a queste esigenze e grazie ai numerosi studi scientifici che confermano quanto e come la pubblicità condizioni le nostre scelte alimentari (peraltro il 70% della pubblicità destinata ai minori riguarda merendine, cibi grassi e bevande zuccherate e solo il 2% frutta o verdura), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha emanato a metà dell’anno appena trascorso delle raccomandazioni sulla commercializzazione di prodotti alimentari e bibite ai bambini. Queste indicazioni nascono con riferimento ai principi della corretta alimentazione e della prevenzione delle cosiddette malattie non trasmissibili ovvero le malattie cardiovascolari, il diabete tipo 2 (dell’adulto) e vari tipi di cancro. Perciò le indicazioni tendono a ridurre l’impatto di alimenti che hanno, a lungo termine, effetti negativi sulla salute quali cibi ricchi in grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri semplici e sale.
Recenti indagini mostrano che, anche se la televisione resta oggi il veicolo principale, vi è una vasta gamma di tecniche di marketing per attirare l’attenzione dei giovani consumatori e “fidelizzarli” a un certo prodotto. Si va dalla cartellonistica, al coinvolgimento di volti o personaggi dei cartoon noti alle platee dei piccoli, ai siti web, alle confezioni con gadget d’ogni tipo. Lo scopo principale delle raccomandazioni dell’OMS è dunque di guidare gli sforzi delle istituzioni nella progettazione di nuovi strumenti di comunicazioni e di controllo del marketing per prodotti alimentari destinati ai bambini al fine di facilitare una scelta in linea con le suddette indicazioni nutrizionali.
Molto andrebbe fatto, e in parte si è cercato di fare negli ultimi anni, presso scuole e asili giacché rappresentano il veicolo istituzionale di corretti messaggi nutrizionali. A questo scopo le mense scolastiche con i loro menù e la formazione di operatori e docenti svolgono una funzione fondamentale.
Infine un ruolo, sebbene in parte autodeterminato, in quanto la legge ha ancora maglie troppo larghe, è giocato dall’industria alimentare. Negli ultimi anni sia per l’evoluzione della normativa a tutela dei consumatori che per una crescente sensibilità sociale nei confronti di alimenti in qualche modo più sani, come i biologici o gli OGM-free, alcune grandi aziende stanno investendo nella creazione di prodotti più equilibrati secondo le nuove conoscenze scientifiche.
I genitori, pertanto, devono sforzarsi di acquistare in modo più consapevole, selezionando i prodotti in base alla loro salubrità, ma in questa scelta dovrebbero essere sostenuti da normative più specifiche, dalla scuola e da un’industria alimentare che trovi nei prodotti di qualità il punto di forza del proprio piano marketing.