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Attualità

Emotional eating: niente dolcetti, meglio una carezza

Usare il cibo come compensazione (emotional eating), dando ai bambini dolciumi o cibo spazzatura per calmarli o renderli più allegri, li può portare all’obesità.

Pubblicato il 06.01.2020 e aggiornato il 09.01.2020 Scrivi alla redazione

Se vostro figlio è triste, guai a dargli un gelato: potreste minare il suo rapporto con il cibo. Parlategli, piuttosto, per capire cosa ha che non va. Giocate con lui e gli strapperete un sorriso. Usare il cibo come compensazione, dando ai bambini un dolcetto o delle patatine quando sono giù o si annoiano, è un atteggiamento tanto comune quanto nocivo. La conferma arriva da una ricerca sugli effetti dell’emotional feeding e dell’emotional eating, effettuata dagli studiosi di cinque università e centri di Norvegia e Inghilterra, su 801 bambini di età compresa tra 4 e 10 anni. Secondo i ricercatori, i bambini consolati attraverso merendine e pizzette instaurano un cattivo rapporto con il cibo, con danni verso la salute fisica ed emotiva. “Ben vengano le nuove ricerche, ma queste conoscenze dovrebbero essere un patrimonio di tutti, e dei genitori in particolare”, dice la dottoressa Margherita Caroli, consulente dell’Unione europea e temporary advisor dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Dottoressa, che cos’è di preciso l’emotional eating?
“È il mangiare per trovare conforto quando si ha uno stimolo diverso dalla fame. Il cibo dovrebbe servire solo per soddisfare la fame biologica, che è quel senso di mancanza di energie che si può colmare solo mangiando. Se invece c’è una mancanza di amore, di stimoli e di interessi, non dovrebbe essere soddisfatta dal cibo. L’emotional eating è quindi il mangiare su base emotiva quando non ce n’è bisogno. Ma i bambini non dovrebbero colmare la propria fame di attenzione con il cibo”.

Ma che c’è di male a dare un gelato o una pizzetta per fare contento il bambino?
“Non c’è niente di male, purché il bambino abbia davvero voglia di gelato e non sia vicino all’ora di pranzo o di cena. Se il bambino invece piange perché si è fatto male, è triste o fa un capriccio, il gelato non gli va dato. Gli si dà un bacetto dove si è fatto la bua, si gioca con lui oppure lo si lascia perdere se sta facendo un capriccio o, almeno, si cerca di capirne il motivo. I bambini non vanno sempre accontentati. Ci sono solo due tipi di pianto che vanno subito calmati: il pianto di dolore il pianto di paura. Il pianto per capricci o per noia non va quietato con il cibo, ma cercando di capirne il motivo e dando le risposte adeguate. Come i carabinieri: a domanda, rispondo”.

Che rischi ci sono per la salute?
“Se il bambino acquisisce il circuito mentale per cui se si annoia i genitori gli danno un dolcetto, se fa i capricci pure, capirà che per tutte le emozioni negative si contrastano con il cibo. Così si mina il suo rapporto con il cibo e con il tempo questo lo porterà all’obesità e a disturbi della condotta alimentare”.

Che cosa bisogna fare, invece, perché abbia un sano rapporto con il cibo?
“Basta usare il cibo per quello che è, senza pensare che abbia chissà quali proprietà taumaturgiche”.

Meglio quindi una carezza che un dolcetto quando il bimbo vuole essere consolato?
“Certo, molto meglio una carezza. E una carezza dà anche molta più soddisfazione a chi la fa”.