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Pedagogia

Bambini capricciosi a 6 anni

I capricci a 6 - 7 anni dipendono dall’adattamento del bambino alla socialità: con l’ingresso alla scuola dei grandi il cucciolo d’uomo deve fare i conti con un nuovo complesso di regole e principi. Educazione dialogante, uso empatico del linguaggio e abbraccio: ecco come superare i capricci in queta nuova fase oppositiva dello sviluppo del bambino.

Pubblicato il 16.02.2023 e aggiornato il 05.03.2023 Scrivi alla redazione

Sono moltissimi i bimbi in età scolare che reagiscono alla crescita e allo sviluppo sociale entrando in crisi.
Per età scolare intendiamo i tempi della scuola primaria, quindi faremo riferimento ai bambini tra i 6 e i 7 anni che si trovano nella fase di ingresso alla scuola elementare.

Nuovamente, dopo la fase oppositiva dei 2 anni, i bambini capricciosi a 6 anni (talvolta anche a 7) presentano fasi aggressivo-oppositive, diventano urlanti e piagnucoloni ed entrano facilmente in conflitto con gli adulti. Questa seconda fase di capricci non è codificata alla stessa modo della di quella dei 2 anni.

Perché non si parla dei terribili 6 così come si parla dei terribili 2?

Le situazioni di criticità in cui si trovano i bimbi di 6 – 7 anni intervengono a causa di conflitti tra il bambino e l’adulto  e\o tra il bambino e il mondo degli adulti con le sue strutture e le sue regole.
I capricci dei bambini a 6 – 7 anni hanno, pertanto, fortemente a che fare con la socialità: il bambino esce dal nido familiare e fa il suo ingresso nella scuola delle regole, dei compiti, del voto e del giudizio, l’età del gioco e della scuola libera ha fine. I cuccioli d’uomo diventano bambini in età sociale chiamati a fare esperienza con le regole comportamentali dei genitori e dei grandi in generale.

Non tutti i bambini vivono questo nuovo approccio sociale allo stesso modo e non tutti si trovano in una situazione critica nella nuova realtà scolastica o rispondono con difficoltà al metodo di studio e apprendimento della “scuola dei grandi”.

Bambini capricciosi a 6 anni: quali sono i fattori di rischio che mamme e papà possono controllare e minimizzare.

  • Più un bimbo è socializzato meglio starà nel contesto classe;
  • Più è capace di verbalizzare i suo bisogni, ovvero di tradurre i sentimenti in linguaggio, meno problemi comunicativi dovrà affrontare;
  • Più l’”IO” del bambino sarà lontano dall’egocentrismo più facilmente la condivisione degli spazi e l’empatia verranno affinate.

Le crisi dei 6 – 7 anni possono essere figlie di fattori socio culturali, contano molto le scelte educative compiute dai genitori e l’esempio offerto dagli adulti di riferimento.

In questo periodo storico più che mai, vale la pena sottolineare che sono più a rischio di capricci i bambini poco abituati alla convivenza con i coetanei, per esempio perché figli unici inseriti in una rete familiare fatta di soli adulti. Per ragioni simili, rischiano di essere più capricciosi di altri anche i bambini poco scolarizzati, per esempio quelli che hanno fatto percorsi discontinui di scuola materna o non praticano sport né attività ludiche di gruppo (tutti rischi massimizzati dalla pandemia di Covid-19).

L’insicurezza del bambino: quanto la serenità, la sicurezza familiare e scolastica, nonché l’autostima influiscono sui capricci

Una bassa autostima rende il bambino più esposto al “baratro dei capricci”.  Il pericolo maggiore, in questi casi, è legato alla reazione dell’adulto: quando il genitore tratta il bambino come troppo fragile, per difenderlo, rischia di non supportarne l’autostima e nemmeno l’autonomia.

A 6 o 7 anni, il bambino accede a una nuova realtà scolastica:

  • la scuola delle regole,
  • del giudizio (che diventa deleterio quando si traduce in voto o peggio ancora in valutazione comparativa/competitiva),
  • dello studio e dell’ordine sistematici.

In questo nuovo contesto il bambino deve fare affidamento su se stesso; deve fare ricorso alle sue capacità di adattamento; deve attingere alle personali risorse emotive e deve potersi fidare delle sue potenzialità. Non c’è spazio per le paure e gli adulti devono favorire la serenità del bambino.

La crescita pregressa del piccolo ha, in questa fase, un’importanza determinante. 

La cura dell’autostima del figlio parte da lontano, Maria Montessori ha reso celebre il precetto educativo: “Aiutami a fare da solo” che è sintesi del bisogno di autonomia e fiducia in se stesso del bambino.

Ebbene l’autostima è legata fortemente alla libertà del bambino di sperimentare le proprie capacità: un qualunque figlio deve rimanere libero di sbagliare e poi riuscire soddisfacendo in modo appropriato i bisogni di cui la crescita si nutre.

Le regole

I bimbi non avvezzi alle regole sono più portati al capriccio e facilmente entrano in conflitto con chi voglia imporre loro delle direttive comportamentali e\o sociali.
Soprattutto in relazione all’ingresso a scuola, i capricci urlati e inconsolabili possono riaffiorare in quei bimbi ancora molto autoreferenti, abituati a vivere in un ambiante accondiscendente e poco disciplinato. Questi bambini manifestano una incapacità alla socialità che non è un difetto innato, dipende, invece, da una mancata educazione. 

Le mamme non devono nè offendersi nè colpevolizzarsi, piuttosto si devono sforzare di aiutare il bambino a superare il problema mettendo in atto comportamenti e abitudini socializzanti e regolari, con atteggiamenti sempre positivi, fiduciosi e sereni.

  • Stabilire delle regole domestiche fisse, semplici e condivise è un buon modo per abituare i figli al rispetto dei bisogni di tutti;
  • essere comprensivi ma non accondiscendenti aiuta a perseguire il suddetto scopo;
  • esercitare autorità senza violenza né fisica né verbale per la riuscita di un’educazione socializzante;
  • dare sempre il buon esempio nell’adesione alla legalità sociale è, infine, determinante.

4 consigli per affrontare crisi e capricci a 6 – 7 anni

Per evitare il rischio della recrudescenza del capriccio urlato, persistente e snervante si possono seguire questi semplici consigli, praticabili in ogni famiglia, per risolvere conflitti, e quindi capricci, con azioni pacifiche.

  1. Educare i bambini alla parola, non alle urla; 
  2. sostenere i figli nel sopportare e superare le piccole frustrazioni
  3. parlare guardando il bambino negli occhi sfruttando, cioè, il rapporto visivo, nonché fare uso dell’abbraccio consolatorio;
  4. essere comprensivi ma non accondiscendenti.

Già in età prescolare ogni bambino dovrebbe imparare a parlare anziché urlare, questa educazione si conquista con l’esempio:

Care mamme e cari papà, se qualcuno per strada vi fa arrabbiare non imprecate, via la mano dal clacson e non urlate! Ricordate sempre che vostro figlio vi osserva e continuamente vi prende a modello; analogo discorso vale se litigate in casa o con il bambino stesso.

Riconoscere l’esplosione in arrivo e prevenirla

Quando il bambino è arrabbiato facilmente tenterà di manifestare il suo stato col corpo, vi avviserà che sta per esplodere: espressioni del viso, per esempio, precedono comunemente gesti di rabbia. Il consiglio è quello di individuare i segnali e intervenire prima che sfocino in capriccio; veicolate la risoluzione dei problemi sul piano del dialogo dando un contenuto emotivo alle parole.

Sono qui per te, cerchiamo una soluzione insieme. Mi spieghi cosa ti dà fastidio o come ti senti?”, è questo un buon modo per seguire un’educazione dialogante, il modo migliore per trovare una soluzione pacifica ai capricci dei bambini.

L’incapacità di esprime i propri stati d’animo con l’uso del linguaggio è una delle prime cause di frustrazione nel bambino più grandicello (tra i 5 e i 7 anni) e una educazione dialogante, basata sulla pazienza, risolve a monte questa difficoltà.

Un uso empatico del linguaggio diventa un’opportunità di incontro genitore – figlio: in altre parole, un bambino che sa esprimere i propri bisogni raggiunge l’importante traguardo del sentire condiviso, impara a conoscere meglio se stesso, sperimenta la ricaduta delle sue emozioni sulla famiglia. Gli adulti possono dargli l’opportunità di sentirsi capito, accolto, confortato.

Richiamare l’attenzione

I bambini capricciosi possono esserlo anche per carenza di attenzione, ovvero possono urlare per farsi sentire dalla mamma, dal papà o dall’adulto di turno. Pertanto tenete sempre presente quanto bisogno manifestano i vostri figli di avervi semplicemente vicino e di sentirsi accolti e compresi.

In sintesi, i bambini capricciosi a 6 – 7 anni possono essere:

  • piccoli ribelli che non accettano le regole;
  • fragili anime prigioniere dei loro sentimenti perché incapaci di verbalizzare i propri bisogni;
  • figli desiderosi di ascolto e accoglienza.

In ciascuno di questi casi la soluzione è tenere il bambino in contatto con le sue emozioni, educarlo a esprimerle, essere di buon esempio, positivizzare le esperienze, anche quelle dolorose, aiutarlo a crescere in autonomia.

I capricci, anche quelli dei bambini più grandicelli, non devono “mandarci fuori di testa”. Per quanto possa essere difficile assistere alla metamorfosi del figlio migliore del mondo in urlatore piangente, rosso di rabbia e recalcitrante, ciò che conta è ammettere che i capricci esistono: osservateli cercandone la causa a monte, ovvero sforzatevi di comprendere dove si nasconda il bisogno insoddisfatto che ingenera disagio, la chiave è quasi sempre questa come non mi stanco di ripetere.

Usate molto l’abbraccio, il conforto degli occhi, date serenità ma concedetevi anche di fare un po’ come si fa davanti alle tempeste: restate in attesa dell’arcobaleno!

Faq

Domande frequenti:

Perché non si parla dei terribili 6 così come si parla dei terribili 2?

Le situazioni di criticità in cui si trovano i bimbi di 6 – 7 anni intervengono a causa di conflitti tra il bambino e l’adulto eo tra il bambino e il mondo degli adulti con le sue strutture e le sue regole.
I capricci dei bambini a 6 – 7 anni hanno, pertanto, fortemente a che fare con la socialità: il bambino esce dal nido familiare e fa il suo ingresso nella scuola delle regole, dei compiti, del voto e del giudizio, l’età del gioco e della scuola libera ha fine. I cuccioli d’uomo diventano bambini in età sociale chiamati a fare esperienza con le regole comportamentali dei genitori e dei grandi in generale.
Non tutti i bambini vivono questo nuovo approccio sociale allo stesso modo e non tutti si trovano in una situazione critica nella nuova realtà scolastica o rispondono con difficoltà al metodo di studio e apprendimento della “scuola dei grandi”.

I bimbi non avvezzi alle regole sono più portati al capriccio e facilmente entrano in conflitto con chi voglia imporre loro delle direttive comportamentali eo sociali.
Soprattutto in relazione all’ingresso a scuola, i capricci urlati e inconsolabili possono riaffiorare in quei bimbi ancora molto autoreferenti, abituati a vivere in un ambiante accondiscendente e poco disciplinato. Questi bambini manifestano una incapacità alla socialità che non è un difetto innato, dipende, invece, da una mancata educazione. Le mamme non devono nè offendersi nè colpevolizzarsi, piuttosto si devono sforzare di aiutare il bambino a superare il problema mettendo in atto comportamenti e abitudini socializzanti e regolari, con atteggiamenti sempre positivi, fiduciosi e