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Pedagogia

Metodo Montessori e capricci: comprenderli e gestirli

I capricci non esistono! Almeno non per come comunemente vengono considerati, ovvero come mera opposizione del bambino agli adulti e\o resistenza alle regole. Secondo Maria Montessori esistono, invece, bisogni ed esigenze del bambino, impulsi emotivi capaci di limitare i capricci e di consentire all’adulto di  gestirli. L’osservazione del bambino e la conoscenza dei suoi bisogni emotivi consentono una crescita sana e senza capricci

Pubblicato il 04.02.2021 e aggiornato il 02.06.2021 Scrivi alla redazione

Il metodo Montessori individua nei bisogni del bambino la chiave di lettura dei capricci e delle crisi. 

A livello superficiale il pianto, le urla e l’opposizione all’adulto sono manifestazioni di rabbia, esternazioni di emozioni negative e frustrazioni; a livello più profondo sono, invece, il sintomo della mancata  soddisfazione di un bisogno emotivo.
In quanto tali, dunque, i capricci e le crisi si curano e si prevengono individuando le necessità emotive dei bimbi, assecondandole e\o orientandole.

Metodo Montessori e capricci: una chiave di lettura e di interpretazione

Nei suoi scritti Maria Montessori è solita portare all’attenzione del lettore vicende concrete. È per questo che il suo metodo ha bisogno di meno interpretazioni, esemplificazioni di quelle che molti provano a fare. 
Con riguardo al metodo Montessori e ai capricci dei bambini, è emblematico un passo del testo “La scoperta del bambino”, basta leggerlo per intendere quale sia il forte legame tra capriccio e bisogno infantile:

“Una volta nei giardini di Roma al Pincio, vidi un bambino di circa un anno e mezzo, bellissimo, ridente: egli aveva un secchiello vuoto e una pala e si affaticava a raccogliere le brecce del viale per riempirlo. 
Era accanto a lui una bambinaia molto distinta, che aveva evidentemente la maggior buona volontà e quella che si chiamerebbe la più affettuosa e intelligente cura del bambino. Era l’ora di andare via e la bambinaia esortava pazientemente il bambino a lasciare il suo lavoro e a farsi mettere nel carrozzino. 
Cadute le esortazioni innanzi alla fermezza del piccino, la bambina riempì essa stessa il secchiello di breccioline, poi pose secchiello e bambino in carrozza con la convinzione di averlo accontentato. 
Le grida alte del fanciullo, l’espressione di protesta contro la violenza e l’ingiustizia del piccolo viso mi colpirono… 
Il piccolo non voleva il secchiello pieno di breccioline; egli voleva fare l’esercizio necessario a riempirlo e con ciò rispondere alle necessità del suo organismo rigoglioso. 
Era la sua formazione interna lo scopo del bambino, non il fatto esterno di avere un secchiello riempito di sassolini.”

Maria Montessori

Questo solo stralcio del testo montessoriano ci suggerisce che per evitare l’esplodere dei capricci è sufficiente osservare, individuare e percepire i bisogni del bambino creando intorno a lui un ambiente sereno e funzionale alla loro manifestazione e soddisfazione.

I genitori devono sapere che i capricci non sono tutti uguali

Le urla, i pianti e le crisi del bimbo non appartengono a una sola categoria, essi si distinguono per causa scatenante, reazione emotiva innescata e reazione fisica stimolata nel bambino. Senza contare che fa la differenza anche il modo di reagire dell’adulto.

Metodo Montessori e capricci emotivi

Il capriccio emotivo è per definizione la reazione negativa a una frustrazione psico-fisica determinata da stanchezza, rabbia, gelosia o anche eccessiva eccitazione, con conseguente perdita del controllo sulle reazioni e risposte concrete.

Se il bambino manifesta con continuità un fastidio, per esempio non vuole che gli si scompiglino i capelli, rispettatelo; la ripetizione di un comportamento non gradito è una violazione fisico-emotiva che può ingenerare rabbia e scatenare un capriccio (in tal caso un capriccio emotivo). Allo stesso modo se il bambino è eccessivamente stanco non costringetelo a fare qualcosa che non riesce a sostenere in quel momento e in ragione di quel livello di tensione emotiva.

I capricci emotivi sono prevedibili (noi genitori conosciamo i punti deboli dei bambini e ne fiutiamo la stanchezza), tuttavia quando si scatenano sono lunghi e pervasivi, difficili da arginare.

Metodo Montessori e capricci manipolativi

Il capriccio manipolativo altro non è che una sfida, ma possiamo anche paragonarlo a una prova di forza o al classico braccio di ferro: il bambino sfida il genitore per comprendere i limiti entro cui quest’ultimo gli consentirà di agire e muoversi:

  • Il capriccio manipolativo è un capriccio maturo;
  • ha luogo quando il bambino ha già affinato una prima capacità di prevedere le reazioni dell’altro (ovvero quando comprende che il comportamento “x” , in un modo o nell’altro, farà arrabbiare la mamma) e si perfeziona nel tempo e con la pratica delle relazioni;
  • conta molto l’interlocutore, pertanto più il genitore permette al figlio di mettere in discussione le regole più il figlio tenterà di superare i limiti;
  • ha un forte peso specifico la fermezza educativa e la capacità dell’adulto di “mettere un freno al bambino”;
  • può sfociare in manifestazioni aggressive (strappare il disegno del fratello, tirare calci, eccetera).

Metodo Montessori e crisi di collera

Le crisi di collera rappresentano l’appendice istintuale del capriccio: quando la misura del bambino è colma, quando il piccolo non riesce più a sostenere la propria rabbia, altro non fa che buttarla letteralmente fuori.

Come affrontare la collera del bambino

La collera dei bambini è inconsolabile, violenta e facilmente condiziona e coinvolge l’intero nucleo familiare.  
Il genitore che è chiamato ad affrontarla, cosa che prima o poi tocca a tutte le mamme e i papà,  e che voglia ispirarsi al metodo montessoriano deve mantenere la calma e agire tenendo a mente alcuni postulati salva vita:

  • se il bambino arriva alla collera i lunghi discorsi servono a poco, meglio rimandarli;
  • per arginare una crisi di collera occorre il contatto visivo e quello fisico: guarda tuo figlio negli occhi e abbraccialo;
  • occorrono anche parole rassicuranti e positive, frasi brevi e pronunciate delicatamente. Per esempio sono utili affermazioni come: “Sei un bravo bambino”; “Mamma\Papà ti vuole bene, sempre”; “Tutto passa, stai tranquillo!”

Le crisi di collera sono più acute in quegli anni in cui il bambino non sa ancora gestire le proprie emozioni e si lascia sopraffare da esse. Aspettatevi, dunque, tante crisi tra i 2 e i 4 anni, ne incontrerete meno durante gli anni delle elementari, ma la collera, in genere, torna ad essere prepotente nella pre-adolescenza e nell’adolescenza, quando ormoni ed emozioni sono un mix esplosivo.

Come deve comportarsi il genitore secondo Maria Montessori

Non provate a cercare il manuale del buon genitore, non esiste! Allo stesso modo non esiste la perfezione né la perfetta reazione ai capricci e alle crisi dei figli.

Ciò che Maria Montessori ci ha insegnato è che un ambiente misurato sulle esigenze del bambino e una buona consapevolezza dei bisogni dei figli sono argini al pianto, alle urla, ai “No, non voglio”, alla reciproca rabbia, eccetera.

Perché un ambiente sia misurato sulle esigenze del bambino è importante:

  • avere una routine piuttosto stabile;
  • prefissare regole semplici, chiare, condivise da tutti nel nucleo familiare e comprensibili ai bambini;
  • percepire la stanchezza dei piccoli e saperla gestire;
  • conoscere e osservare i bisogni dei figli e organizzare la vita della famiglia in modo da soddisfazione dei bisogni.

L’importanza della valutazione dei bisogni e l’attenzione particolare alla stanchezza del bambino

Ragioniamo a partire da alcuni esempi pratici: 

Un bimbo che siede nel banchetto a scuola dalla 8:00 alle 14:00, una volta uscito ha bisogno di respirare all’aria aperta, di fare esperienza col suo corpo, quindi sport, attività manuali o disegno, ma nutre anche la necessità di annoiarsi, di imparare a “dialogare con se stesso”, di vivere la casa e il rapporto con i genitori. 

Senza considerare i compiti a casa (che costituiscono un dibattito a parte), i genitori devono sapere che una passeggiata al parco o una sessione sportiva sono degli ottimi anti-capricci perché canalizzano le energie del bambino. 
Maria Montessori, in modo particolare, ha sempre tenuto allo sviluppo e al potenziamento dell’esperienza col corpo, un ottimo anti-stress è anche usare le mani: impastare, lavorare la creta, dipingere o cucire. 
All’opposto sovraccaricare l’agenda di un bambino non fa altro che ingenerare stress e mette il piccolo a rischio crisi da stanchezza

Metodo Montessori e capricci: cosa non fare

La routine è importante ma non deve essere una gabbia: il bambino deve essere condotto nel mondo e nella pratica di esperienze anche nuove e diverse. Uscendo dalla sua zona di comfort imparerà ad affrontare gli imprevisti, a confrontarsi con gli altri e a sopportare le normali frustrazioni legate alle relazioni.

Pertanto la prima cosa da non fare è avere una vita o troppo piatta o troppo frenetica (laddove questa seconda tendenza, come spiegato nel paragrafo precedente, espone il bambino al rischio di stanchezza eccessiva).

È estremamente importante che i genitori riescano a mantenere la giusta distanza emotiva dalla rabbia e dalla frustrazione del bambino, e vi assicuro che questo è quanto di più difficile sia chiamato a fare un adulto educatore.
L’ira del bambino è un tornado, e se risucchia mamma e papà la frittata è presto fatta e si finisce per urlare e perdere il controllo tutti insieme.

Una giusta distanza emotiva dalla rabbia del figlio è una tutela alla calma familiare, infatti:

  • accorcia i tempi di durata del capriccio
  • dimostra al bambino di avere nell’adulto un porto emotivo,
  • consente al genitore di non cadere in errore (per esempio essere contraddittorio, punire a sproposito o aggravare l’ira del figlio fomentandola e confondendola con la propria.

Se siete troppo arrabbiati per gestire la situazione chiedete una pausa: lasciate il bambino a riflettere (questo si può fare, sperando di ottenere un discreto successo, dagli 8-10 anni in poi) oppure fermate la reazione fisica con un lungo abbraccio e, se necessario, allontanatevi per sbollire la rabbia, eventualmente “fatevi sostituire” dall’altro genitore (è meglio allontanarsi che esplodere, ricordalo sempre!).

Cosa dire e cosa non dire a un bambino durante i capricci

Il pessimismo è l’atteggiamento da evitare. Frasi come:

  • “Mi fai sempre arrabbiare”,
  • “Sei una delusione”,
  • “Dove ho sbagliato con te”

Non aiutano nessuno, non confortano il bambino né lo dissuadono dal lamentarsi e non sono minimamente liberatorie o risolutive dal punto di vista dell’adulto. 

Il segreto è positivizzare con pazienza e resilienza (Concetto molto importante in questi tempi burrascosi, che indica la capacità di fare fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di adattarsi positivamente alle difficoltà).

Sono frasi proficue, per esempio:

  • “La prossima volta andrà meglio”,
  • “Capita di arrabbiarsi, ma non succede sempre”,
  • “Non preoccuparti, l’importante è capire gli errori”.

Educare i bambini alla manifestazione dei propri bisogni e alla verbalizzazione dei sentimenti è funzionale a prevenire i capricci; allo stesso modo è di grande aiuto l’autonomia che, però, va sapientemente commisurata all’età e alla stanchezza del bambino.

Qualche consiglio pratico, di stampo montessoriano, per potenziare l’autonomia del bambino e diminuire la possibilità di capricci:

  • Fate scegliere i vestiti a vostro figlio, ma giocate d’anticipo e operate la scelta di sera, prima di andare a letto, così da non “usare” troppo tempo al mattino, quando in genere la fretta regna sovrana! 
  • Sistemate gli abiti nell’armadio in modo che il bimbo possa prenderli da solo.
  • Se alla sera il bambino è visibilmente stanco, intervenite per aiutarlo precisando che quell’aiuto non è una “sostituzione”, ovvero non state facendo le cose al posto suo, bensì state facendo con lui perché riconoscete che è stanco e volete alleggerirlo.

In conclusione

Possiamo sostenere che il metodo Montessori  è rivelatore della vera natura dei capricci: i capricci, per come comunemente vengono considerati, ovvero come forme di opposizione del bambino all’adulto, non esistono! 
Secondo Maria Montessori, esistono, piuttosto, dei bisogni e delle esigenze del bambino che stanno a monte delle manifestazioni emozionali. 
Il centro dell’attenzione del genitore devono essere questi bisogni e queste esigenze. Quando vengono soddisfatte e assecondate hanno conseguenze positive, senza contare che rappresentano gli indicatori dell’evoluzione del bambino, del suo sviluppo emotivo e della sua sensibilità.

Faq

Domande frequenti

Cosa sono i capricci?

Il metodo Montessori individua nei bisogni del bambino la chiave di lettura dei capricci e delle crisi. A livello superficiale il pianto, le urla e l’opposizione all’adulto sono manifestazioni di rabbia, esternazioni di emozioni negative e frustrazioni; a livello più profondo sono, invece, il sintomo della mancata soddisfazione di un bisogno emotivo.

Le urla, i pianti e le crisi del bimbo non appartengono a una sola categoria, essi si distinguono per causa scatenante, reazione emotiva innescata e reazione fisica stimolata nel bambino. Senza contare che fa la differenza anche il modo di reagire dell’adulto. Esistono per esempio capricci emotivi, capricci manipolativi e crisi di collera.

Non provate a cercare il manuale del buon genitore, non esiste! Allo stesso modo non esiste la perfezione né la perfetta reazione ai capricci e alle crisi dei figli.
Ciò che Maria Montessori ci ha insegnato è che un ambiente misurato sulle esigenze del bambino e una buona consapevolezza dei bisogni dei figli sono argini al pianto, alle urla, ai “No, non voglio”, alla reciproca rabbia, eccetera.