Il sovrappeso nei bambini disabili
I bambini disabili hanno una prevalenza di sovrappeso superiore ai loro coetanei senza disabilità, ma interventi mirati possono migliorare la situazione.
Bambini e adolescenti con disturbi neurologici e neuromuscolari presentano spesso problemi di sottopeso e malnutrizione soprattutto se questi disordini coinvolgono la masticazione o la deglutizione. Al contrario i bambini disabili hanno una prevalenza di sovrappeso superiore ai loro coetanei senza disabilità. Cosa intendiamo però per disabilità? Si è disabili quando le proprie funzioni fisiche, le abilità mentali o la salute psicologica non raggiungono gli standard per l’età in modo tale da complicare la partecipazione alla vita sociale.
Solitamente la maggiore frequenza di sovrappeso nei bimbi disabili emerge dopo i 3 anni e incrementa ulteriormente dopo i 5 per poi protrarsi spesso fino all’età adulta. È evidente come nel caso di figli con disabilità di varia natura i genitori possano tendere a diminuire l’attenzione alle regole alimentari dovendo far fronte a difficoltà chiaramente prioritarie. Per dare qualche idea numerica del problema pensiamo che negli studi su varie popolazioni di bambini sono risultati in sovrappeso il 24% di quelli con asma rispetto al 14% dei coetanei sani, o il 30% dei bambini con difficoltà motorie contro il 16% e obesi il 22% dei pazienti affetti da disturbi dell’apprendimento contro il 12% dei pari.
È pure evidente come l’eccesso di peso, sempre dannoso nell’età evolutiva, sia ulteriormente sfavorevole nel caso di ragazzini con problematiche motorie, cardiache o metaboliche. L’obesità rappresenta in questi casi un fattore di rischio per lo sviluppo di complicanze derivanti dalla disabilità di base. In particolare l’affaticamento e il dolore legato al sovraccarico su muscoli e articolazioni comporta un’ulteriore compromissione delle capacità motorie sino all’immobilità come può avvenire in bambini con spina bifida o paralisi cerebrale. Tali condizioni non impattano solo sullo stato di salute fisica ma anche psicologica, pregiudicando ulteriormente il livello di autonomia, la possibilità di fare movimento e di partecipare ad attività ricreative.
Le ragioni sottostanti l’alta prevalenza dell’eccesso ponderale nei disabili sono molteplici e ovviamente variano in funzione del tipo di disabilità, tra queste spiccano:
- La limitazione dell’esercizio fisico, spesso derivante da inabilità motorie, dolore, deficit sensoriali o di coordinazione ma orrendamente amplificata dalle barriere architettoniche e dalla carenza di strutture studiate per accogliere i bambini disabili.
- Le abitudini dietetiche peculiari, come nel caso dei bambini con spettro autistico spesso selettivi o alla ricerca di alimenti ipercalorici, o piccoli con Sindrome di Down o Prader-Willi che hanno la tendenza a iperalimentarsi per alterazioni a livello ipotalamico. Dall’altro lato secondo alcune ricerche i genitori di bambini disabili tendono a offrire più dolci e i bambini stessi a consumare più frequentemente cibo in modo consolatorio o di fronte alla TV.
- Le limitate conoscenze sul tema, in particolare da parte di operatori sanitari e personale scolastico rispetto alla gestione delle problematiche dei bambini con necessità diverse.
La diminuzione del peso e la pratica di una regolare attività fisica ritagliata sulle caratteristiche del bambino consente di proteggere le articolazioni (v. nell’artrite giovanile), mantenere la capacità deambulatoria (v. spina bifida), migliorare lo stato metabolico (v. sindrome di Down) e la respirazione (v. distrofia muscolare).
Gli interventi mirati a ottenere questi miglioramenti andrebbero evidentemente attuati a più livelli a partire da politiche rivolte al progresso urbanistico (in termini di viabilità e adeguamento delle strutture destinate ai bambini), dalla formazione del personale docente (dagli asili nido alla scuola superiore) e dalla preparazione del personale sanitario per la propria stessa professione, ma anche in quanto strumento divulgativo per le famiglie.