Varicella nei bambini: sintomi, quanto dura, cura
La varicella è una malattia infettiva, i sintomi, dall'eruzione cutanea all'inappetenza, passando per la febbre. Quando il bambino non è più contagioso.
La varicella è una malattia infettiva altamente contagiosa, causata dall’infezione primaria con il virus varicella zoster (VZV), un herpes virus presente in tutto il mondo, la maggior parte delle persone viene colpita prima dell’età adulta (se non vaccinate nell’infanzia).
La trasmissione avviene da persona a persona: l’unico serbatoio è l’uomo, nessun animale (a quanto ne sappiamo) può ammalarsi e/o trasmetterla. Da tempo si legge su tutti i blog che la varicella colpisce per lo più tra i 5 e i 10 anni, non è sempre vero!
Negli ultimi 10 anni, la varicella si è sviluppata per oltre l’80% in bambini da 0 a 10 anni, con un picco dai 4 anni, e si è verificata quasi esclusivamente (99%) in chi non aveva ricevuto il vaccino: per cui l’età di insorgenza è molto cambiata (Varicella surveillance report 2010)
Epidemie di varicella tra pazienti pediatrici
Le epidemie compaiono soprattutto in inverno e primavera, probabilmente per ragioni legate alla sopravvivenza del virus nell’ambiente, quindi strettamente correlate a calore, umidità, densità di popolazione (asili nido, scuole primarie, famiglia numerosa, altre comunità chiuse).
Sintomi e comparsa dell’esantema
La fase di incubazione dura 2-3 settimane, poi compare l’esantema, che è tipico e inconfondibile.
Esantema da virus varicella zoster, caratteristiche:
- Le lesioni cutanee non tendono a fondersi, ci saranno sempre porzioni di pelle libere da lesioni;
- il rash iniziale è caratterizzato da piccole papule rosa pruriginose, che si trasformano in vescicole (una specie di piccoli brufoli, molto pruriginosi, che contengono un liquido chiaro) e dopo 2-3 giorni si aprono e si formano piccole croste, anche queste molto pruriginose, che sono destinate a cadere dopo 5-6 giorni, quando residua una piccola papula rossastra che poi guarisce completamente.
La comparsa di esantema può coinvolgere praticamente tutto il corpo (anche i genitali, gli occhi, le labbra), in genere parte dalla testa, poi si distribuisce al tronco (torace/addome e schiena).
La cosa più particolare è che le vescicole hanno una eruzione a ondate, quindi un bimbo con la varicella avrà sul corpo, contemporaneamente, i vari stadi della malattia:
- vescicole chiuse,
- vescicole aperte,
- croste e papule (si chiama aspetto “a cielo stellato”, per ricordare le stelle in cielo che non hanno tutte della stessa grandezza e nemmeno la stessa luminosità).
Sintomi della varicella: febbre, mal di testa, mal di gola e inappetenza
Tra i sintomi della varicella la febbre può essere anche elevata e accompagnarsi a sintomi generali come malessere e mal di testa.
Se le vescicole sono presenti anche in bocca, il bambino avrà inappetenza e anche difficoltà a bere, e potrà riferire mal di gola.
Prurito, grattamento e cicatrici da varicella
Il prurito è sempre presente e contribuisce ad aumentare il malessere generale. Le cicatrici, che qualche volta residuano, non sono una conseguenza inevitabile della malattia, ma lo sono del grattamento, che interferisce con il processo di guarigione spontanea.
In quanti giorni guarisce la varicella
La varicella generalmente ha un decorso favorevole e guarisce in 7-21 giorni. Nei neonati, negli adolescenti e negli adulti è più aggressiva, mentre le persone immunodepresse (malattie acquisite come HIV, terapia con inibitori del sistema immunitario come cortisonici o antitumorali) possono sviluppare una forma più grave. Nei bambini sani il rischio di complicanze è davvero molto basso.
Il fuoco di Sant’Antonio
Dopo aver sviluppato la varicella è quasi impossibile ammalarsi nuovamente, perché il nostro corpo produce anticorpi fortissimi e intelligentissimi che ci difenderanno da futuri attacchi del virus della varicella che provenga dall’esterno.
Però, il virus della varicella, come tutti i suoi cugini della famiglia degli herpes, una volta contratto rimane per sempre con noi (si è adattato molto bene!!!). Nel caso della varicella, quando la malattia conclamata si è risolta, il virus va a riposare nel nostro sistema nervoso: in pratica si comporta come un orso in inverno, cerca una tana (il nostro sistema nervoso periferico, e, per essere più precisi, le radici dei gangli spinali) e va in letargo, pronto a svegliarsi e a fare capolino in alcuni casi particolari.
Il 15-20% delle persone che hanno contratto la varicella può così sviluppare l’Herpes Zoster, detto comunemente fuoco di Sant’Antonio, una riattivazione del virus che “esce dal letargo” dopo molti anni, in genere dopo i 50 anni.
Malattie e sistema immunitario: Herpes Zoster perché affligge le persone dopo i 50 anni?
Col passare degli anni il nostro sistema immunitario diventa meno forte, molti studi dimostrano che, oltre all’età, la presenza di malattie come diabete, depressione o altri eventi stressanti possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia.
Sintomi dell’Herpes Zoster, differenza tra le malattie
La manifestazione del Fuoco di Sant’Antonio è diversa dalla varicella: le lesioni sulla pelle sono localizzate in una regione ristretta del corpo, in genere da un solo lato e più facilmente al torace, sono vicinissime come i chicchi in un grappolo d’uva, non sono pruriginose ma tanto dolorose.
Le lesioni possono comparire fino a 7-10 giorni dopo la comparsa del primo rash, evolvono con la formazione di croste (come nella varicella) ma la guarigione avviene in 2-3 settimane.
Una specifica complicanza è la nevralgia post-erpetica, che spesso dura 3 mesi e più dalla prima manifestazione ed è caratterizzata da dolore lungo le terminazioni nervose cutanee, che può comparire improvvisamente come una sensazione di bruciore o di ferita da taglio, si associa spesso ad alterazioni della sensibilità a diversi stimoli (sensazione di dolore anche per stimoli delicati come un indumento o una carezza).
Varicella come avviene il contagio, le vie di trasmissione
Tra le malattie infettive la varicella è sicuramente una delle più contagiose. La trasmissione può avvenire:
- per via aerea, attraverso le goccioline di saliva che emettiamo col respiro, con la tosse o con gli starnuti;
- per contatto diretto con le superfici dove si è depositato il virus, oppure toccando direttamente il liquido delle vescicole;
- per trasmissione da madre affetta a figlio, alla nascita o già durante la gravidanza.
La contagiosità inizia già qualche giorno prima (in media 2 giorni) della comparsa delle lesioni tipiche sulla pelle, e questo rende conto delle epidemie scolastiche o di comunità, e continua finché sono presenti le crosticine.
I pazienti affetti da Fuoco di sant’Antonio possono trasmettere e contagiare la varicella
È possibile contrarre la malattia (la varicella) da chi ha il fuoco di Sant’Antonio (Herpes Zoster)? Sì, ma solo per contatto diretto con le lesioni vescicolari. In questa manifestazione della malattia la contagiosità avviene solo se si toccano le vescicole, che contengono il virus vivo all’interno, a differenza della varicella ove la contagiosità avviene anche attraverso le vie respiratorie.
Questo comporta che chi è affetto da Zoster non deve essere posto in isolamento “assoluto” ma sarà sufficiente evitare di toccare la pelle che è infetta e lavare sempre bene le mani, la mascherina in questi casi è inutile!
Varicella e gravidanza
In Italia è attiva, ormai da anni, la campagna di vaccinazione contro varicella zoster per le donne in età fertile che siano suscettibili, quindi non immuni, con lo scopo di prevenire la trasmissione materno-fetale.
Se una donna in gravidanza, che non ha anticorpi contro la varicella, viene in contatto con un soggetto ammalato bisogna intervenire con la cosiddetta terapia “passiva”, cioè con la somministrazione di immunoglobuline specifiche che riducono sia i rischi di trasmissione verticale (attraverso la placenta), sia i rischi di complicanze nella madre.
La gravità delle conseguenze sul bambino dipende dall’epoca del contagio:
- primi 6 mesi di gestazione: la trasmissione al feto si può verificare in un ¼ dei casi e può causare la sindrome da varicella congenita (lesioni cutanee, cataratta e corioretiniti, difetti neurologici, ritardo psicomotorio e atrofia muscolare). Il 30% circa dei neonati affetti dalla sindrome purtroppo muore nei primi mesi di vita;
- ultimi 3 mesi di gestazione: la malattia può avere conseguenze gravi sia per il neonato che per la mamma;
- pochi giorni prima del parto: le conseguenze possono variare a seconda del tempo che intercorre tra la comparsa della malattia contratta dalla mamma e l’evento nascita
Se il parto avviene dopo 4-5 giorni dalla comparsa della malattia nella mamma, il neonato non avrà gli anticorpi che in genere la mamma passa al feto, perché la mamma ancora non ne ha prodotti, e quindi alcuni giorni dopo il parto il neonato svilupperà una forma grave di varicella, che può portare a morte nel 20% dei casi. Se il parto avviene tra 20 e 6 giorni dall’inizio della malattia della mamma, è probabile che il neonato sviluppi varicella, ma in forma lieve, in quanto sarà in parte protetto dagli anticorpi materni.
Per fortuna l’infezione da VZV durante la gravidanza è un evento abbastanza raro (meno di 1 su 1000 gravidanze) in quanto gran parte dei soggetti in età adulta hanno sviluppato gli anticorpi protettivi.
Diagnosi clinica
Nella fase iniziale può essere difficile porre clinicamente il sospetto di varicella, in questo caso può aiutare sapere se in classe c’è stato qualche caso, ma quando compaiono i primi elementi del rash (anche se non è presente febbre) la diagnosi è sempre agevole.
Terapia
La terapia per i piccoli pazienti e gli adulti sani (diversa da quella per persone con patologie croniche gravi preesistenti) consiste in vari provvedimenti:
- favorire l’idratazione: possiamo soprassedere se per qualche giorno il bambino non ha tanto appetito, è normale, lasciamo che mangi ciò che preferisce, ma deve bere tanta acqua;
- intervenire su febbre e malessere: usare il paracetamolo, sempre con giudizio;
- cercare di controllare il prurito: gli antistaminici possono essere utili, sempre dietro prescrizione del pediatra; molto efficaci sono le creme emollienti, e le preparazioni spray di olio secco o di acqua “termale”, per prevenire la sovrapposizione batterica delle lesioni cutanee.Meno si gratta = meno si infetta = meglio guarisce! Questo vale per tutti i pazienti.
- farmaci antivirali ( in sospensione o compresse): in casi particolarmente aggressivi o se coesistono malattie croniche (secondo le indicazioni del pediatra!). Non usare questi farmaci di routine, non è raccomandato perché non hanno effetti significativi sulla durata della malattia, al limite, e solo se dati molto precocemente, possono ridurre di poco i sintomi
- mai usare aspirina: assolutamente controindicato nella varicella per potenziali eventi avversi gravissimi (sindrome di Reye)
- non usare cortisonici sistemici salvo prescrizione del pediatra.
Raccomandazioni per l’uso della terapia antivirale
- persona con età> 12 anni
- persona con malattia cutanea cronica o malattia respiratoria cronica
- persona che assume terapia cronica con aspirina
- persona che assume terapia corticosteroidea (cronica o intermittente o per aerosol).
Per il massimo effetto terapeutico la terapia dovrebbe essere iniziata nelle prime 24 ore dalla comparsa delle lesioni sulla pelle.
Isolamento
Siamo nell’ambito delle malattie infettive, pertanto il paziente con varicella va isolato dalla scuola e dai contatti a rischio (donne in gravidanza, neonati, persone con patologie croniche o che seguono terapie immunosoppressive) per almeno 5 giorni dopo la scomparsa delle vescicole.
In alcuni blog si legge che questo deve durare fino a quando non vada via anche l’ultima crosta: non è corretto, perché le crosticine possono durare fino a 2 settimane (dipende da quanto sia secca la cute, o se siano state asportate con il grattamento).
Prevenzione
Come detto, la varicella è contagiosa prima che siano visibili le lesioni cutanee (circa 2 giorni prima), per cui non esiste una modalità specifica di prevenzione; resta sempre utile lavare frequentemente le mani e disinfettare le superfici.
La prevenzione di potenziale sviluppo della forma grave di varicella (immuno-compromessi, alcuni neonati) si attua somministrando (in ambiente ospedaliero!) immunoglobuline, il più precocemente possibile (entro le 96 ore dall’ultimo contatto con il virus).
Secondo quanto indicato dall’Istituto Superiore di Sanità è possibile effettuare la vaccinazione, nei bambini che ne sono privi, entro 72 ore e non oltre le 120 ore dall’ultimo contagio, per prevenire e modificare significativamente il decorso della malattia. In nessun caso è indicata la terapia antivirale per prevenzione!
Complicanze della varicella
Bambini sani (sono molto rare): la complicanza più frequente è la sovra-infezione batterica della pelle e dei tessuti molli. Dove c’erano le vescicole pruriginose si possono annidare batteri, in seguito al trattamento, con la formazione di pustole infette.
Negli adulti sani possono essere possibili conseguenze:
- polmonite;
- atassia cerebellare, encefalite;
- piastrinopenia e alterazioni della coagulazione;
- osteomielite, artrite settica;
- fascite necrotizzante;
- epatite;
- glomerulonefrite;
- sindrome dello shock tossico.
Vaccinazione contro la varicella: la migliore via di prevenzione
In Italia dal 1995 è disponibile il vaccino contro la varicella, con il virus VZV vivo attenuato. L’efficacia della vaccinazione è del 95% nella prevenzione delle forme moderate o gravi, del 70-85% nella prevenzione delle forme lievi. Il vaccino è sicuro.
Come si somministra il vaccino anti-varicella
Attualmente, la vaccinazione prevede due dosi:
- la prima a 12-15 mesi,
- la seconda a 5-6 anni.
La vaccinazione è consigliata anche nei bambini più grandi, negli adolescenti, negli adulti e nelle donne in età fertile che non siano stati vaccinati e che non abbiano la certezza di aver contratto la varicella.
Attenzione! Le donne in età fertile dovrebbero evitare una gravidanza nel primo mese successivo alla vaccinazione! Inoltre, la vaccinazione è controindicata in gravidanza (Guida alle controindicazioni alle vaccinazioni).