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Festa dei nonni

Regole d’oro per essere buoni Nonni

L'amore dei nonni è come un fiore che naturalmente nasce per impollinazione, è un sentimento libero. Pertanto essere buoni significa emanciparsi dal costrutto del genitore rigido o severo e vivere il rapporto con i nipoti ispirandosi alla libertà. I nonni devono calarsi nel ruolo ammettendo, altresì, che i loro stessi figli sono divenuti madri e padri e come tali hanno diritto a educare in autonomia.

Pubblicato il 08.06.2021 e aggiornato il 04.10.2021 Scrivi alla redazione

Quando nasce un bambino a cascata nascono una serie di ruoli intimamente legati alla vita del piccolo: nasce una mamma, un papà, ma nascono anche dei nonni.
Aver procreato un figlio o essere nella line parentale di un bambino appena venuto al mondo non fa degli adulti né buoni genitori né buoni nonni.
L’amore si costruisce e ciò vale rispetto a qualsiasi figura familiare, a qualunque affetto o legame.

In modo particolare quello dei nonni è un ruolo difficile complicato da due fattori:

  • i nonni sono legati all’essere genitori, con tutta la rigidità e serietà che può conseguirne, e tendono ad estendere il loro atteggiamento genitoriale anche sui nipoti;
  • i genitori-nonni, complici l’età e l’esperienza, portano con sé la sicurezza di un sapere radicato che tendono, però, ad assolutizzare.

In che modo si diventa un buon nonno o una buona nonna?

Quando il neo-nonno resta legato al ruolo di genitore e rimane intimamente convinto del valore assoluto delle sue esperienze stenta a liberare il figlio dal peso protettivo della sua ala, ovvero fa fatica a considerarlo come un proprio pari.
Da parte di un nonno o di una nonna, è già un grave errore non ammettere né riconoscere che un figlio divenuto genitore (padre o madre che sia) è cresciuto a tal punto da avere il diritto alla sua libertà: può e deve fare il papà o la mamma come meglio crede.

D’altro canto proprio i nonni colmi di saggezza e assai legati al loro ruolo genitoriale faticano anche ad accettare che i saperi, di cui si sentono ricchi, possono diventare invadenti.

Si invade lo spazio privato delle neo-famiglie quando i consigli non sono richiesti o quando non si riesca a tenere il passo con i nuovi tempi.
Molto è cambiato rispetto alla crescita, all’accudimento e allo stesso atto di mettere al mondo dei bambini: i nonni moderni sono chiamati a tener conto del fatto che i tempi evolvono.

Certe convinzioni, che possono andare dalla posizione corretta per la ninna ai giusti tempi dell’allattamento, sono completamente mutate, al punto tale che le abitudini delle nonne possono oggi risultare non solo distanti ma persino inadatte, se non pericolose. Ciò anche se sono state efficaci appena 20 o 30 anni fa.

I buoni nonni, pertanto, devono liberarsi dall’idea che il loro valore dipenda dal sapere; allo stesso modo devono accettare che non si diventa buoni nonni “elargendo a profusione” consigli non richiesti.

  • Un buon nonno non dà consigli non richiesti;
  • Un buon nonno non giudica le scelte dei genitori;
  • Un buon nonno non si offende se ciò che ha messo in pratica 20 o 30 anni fa oggi è considerato “fuori moda, fuori luogo o addirittura fuori discussione”.

Un buon nonno dà fiducia ai genitori riconoscendo loro che non sono più solo figli.

Dopo la nascita del nipotino, i figli, a loro volta, sono passati dall’altra parte della barricata: sono diventati una madre o un padre.
D’ora in poi, in qualità di neo-genitori, combatteranno pure loro le ansie, le paure e le apprensioni comuni a tutti i padri e le madri del mondo (quelle stesse ansie, paure e apprensioni che negli anni non cambiano mai, le medesime vissute dai nonni e che i nonni ricordano e conoscono bene).

Riconoscere ai figli di essere passati dall’altra parte delle barricata, ovvero di essere diventati genitori e di possedere, come tali, piena libertà educativa, equivale anche a liberare il nipote dal rischio di avere più papà e più mamme e meno nonni.

Nel rapporto con i nipoti, i migliori nonni sono quelli capaci di ritornare bambini.

Tutti noi, indipendentemente dall’età anagrafica, accudiamo nel nostro animo un bambino interiore e quando emerge ci consente di toccare le corde delle emozioni. Spesso è proprio grazie al bambino interiore che possiamo entrare in contatto con le profondità degli altri usando linguaggi non verbali, avvantaggiandoci della comunicazione del corpo, quindi degli abbracci, o sfruttando il gioco.

Un nonno capace di risvegliare il suo bambino interiore è una persona in grado di riflette sull’opportunità di costruire col nipote un cammino impostato sulla traccia delle emozioni e dell’esperienza condivisa. La traccia genitoriale è diversa da quella dei nonni, sono due facce di una stessa medaglia della vita che devono rimanere separate.

Il genitore educa per ruolo e vocazione, il nonno insegna con le mani, con i racconti, con i profumi e dona un’esperienza che è figlia della stessa libertà con cui l’amore nasce e si evolve.

In un rapporto così, cucito sulla tela dell’esperienza e della condivisione, il bambino attraverso il rapporto col nonno ha accesso ad una educazione pragmatica alla vita riuscendo, al contempo, a cogliere i valori più importanti e pregnanti dell’essere. Questo educare è come il fiore che nasce per impollinazione e cresce in bellezza.

Un buon nonno non ha, quindi, alcun bisogno di educate con la rigidità del “dovere”. A queste condizioni, inoltre, il rispetto emerge dall’amore, si esprime come una propaggine dell’affetto e il bambino vive la stima stessa come un’esperienza tangibile.
Anche l’errore e il perdono escono dal giogo delle regole, delle imposizioni e dei premi o punizioni.

Un buon nonno è colui che indica il cammino del futuro ponendo il bambino sulla strada del passato.

Si dice dei nonni che sono le nostre radici e di fatto è così: il nonno accompagna il bambino su una strada già segnata (si tratta della via della memoria familiare), ma riesce anche a spingerlo verso il futuro, ovvero nella direzione di quel domani che dovrà vivere da adulto.

Durante il percorso il nonno racconta al bimbo una vita che il piccolo non ha vissuto, ma alle sue orecchie non arriva una storia solo narrata, il nipote percepisce che quella narrazione è l’esistenza dalla quale lui stesso proviene.
Tutto ciò non è né filosofico né banale: è questo il modo in cui il bambino recupera il passato dal quale è nato.

Un buon nonno lascia intravedere la strada futura ma fa scoprire quella passata affinché il bambino sia permeato dai valori che hanno animato e segnato la sua famiglia, in questo modo ne porterà memoria.

Un buon nonno e una buona nonna sono il migliore anti-ansia di cui il bambino possa godere. E’ bene che anche i genitori lo tengano a mente.

I nonni sono “grandi adulti” che hanno vissuto la vita e la presentano al bambino, tuttavia, siccome il nonno non è un sostituto del genitore, in questo percorso di conoscenza del mondo il nipote non si sente né giudicato né oppresso; manifesta una minore ansia di prestazione rispetto a quanta non possa averne dinnanzi ad un genitore; è più libero di sbagliare e condividere l’errore.

Anche mamma e papà devono fare la loro parte nel favorire il rapporto nonni – nipoti. Infatti, se un buon nonno è tutto ciò che Alimentazione Bambini ha voluto disegnare intorno a questa figura, un buon genitore, per parte sua, è colui o colei che lascia al nonno o alla nonna lo spazio per esprimere l’affetto e costruire il rapporto con i nipoti.