Inserimento alla scuola primaria: prima elementare, 5 consigli
Inserimento alla scuola primaria: i bambini hanno bisogno di fiducia in se stessi; raccontate loro aneddoti e legittimate i loro sentimenti accogliendoli.
La scuola primaria è considerata la scuola dei grandi e come tale viene presentata ai bambini. Perciò, a quelli di loro che sono prossimi all’ingresso in prima elementare, molti adulti rivolgono frasi simili a queste:
“Adesso andrai alla scuola dei grandi; avrai i compiti a casa; sono certo che sarai uno studente modello, si vede che sei un bravo bambino intelligente“, comunemente pronunciate in buona fede, simili esortazioni possono risuonare nella mente del bambino rintracciando paure e ansie.
Gli adulti, in particolare i genitori, dovrebbero saperlo: ogni inizio porta con sé un carico naturale di aspettative, emozioni positive e negative. Per qualunque bambino un buon inserimento alla scuola primaria pretende la massima attenzione al retroscena nascosto delle emozioni.
- Inserimento alla scuola primaria: mamme e papà, prestate attenzione alle emozioni del bambino
- Bambini e prima elementare: un lungo percorso con nuove regole e abitudini
- Il bambino non è completamente in grado di immaginare come sarà la nuova scuola: la paura dell’ignoto
- 5 cose da dire ai bambini che stanno per andare in prima elementare
Inserimento alla scuola primaria: mamme e papà, prestate attenzione alle emozioni del bambino
Tutto diventa importante e serio: già la logistica degli edifici è differente, sovente le strutture che ospitano i plessi della scuola elementare sono più grandi; diventa grande lo zaino o la cartella; fanno il loro ingresso i quaderni, i libri, il materiale scolastico è complessivamente più articolato; dai racconti di mamma, papà, zii, fratelli, cugini si sa che in prima elementare non si gioca più come prima e ci sono i compiti a casa e le pagelle.
Il peso della responsabilità nella scuola primaria: il ruolo delle mamme e dei papà
Il piccolo percepisce che la scuola smette di essere associata al concetto di gioco, i giochi lasciano il posto alla responsabilità dello studio, l’immagine che la scuola primaria evoca diventa quella dei libri.
Talvolta i genitori sono sopraffatti dalle loro stesse emozioni: “Mio figlio va in prima elementare, è diventato grande, a me sembra nato ieri“, e sulla scorta di questa eccitazione da figlio che cresce trascurano il fatto che il passaggio del bambino dalla scuola dell’infanzia alla primaria segna un cambiamento profondo che il figlio non riesce a prevedere, incasellare e metabolizzare come farebbe un adulto.
Tuo figlio si sta chiedendo cosa aspettarsi e certamente si sta domandando: “Ce la farò?“. Il fatto che un bambino inconsciamente si chieda se ce la farà o “Mi mancherà la maestra e Maria, Marco o Diego“, “Mi piacerà studiare o sarà una cosa terribile” rappresenta una normale parte dubitativa di un processo di adattamento al passaggio che sta vivendo.
Bambini e prima elementare: un lungo percorso con nuove regole e abitudini
Dal punto di vista del bambino il passaggio alla scuola dei grandi incomincia con la fine della scuola dell’infanzia. E, se vogliamo essere più precisi, la loro consapevolezza di non essere più colletti azzurri, arancioni, verdi o altro, cioè di uscire da un ambiente in cui sono stati i bimbi di una sezione materna, incomincia con la festa dei remigini. In qualche modo l’addio alla scuola dell’infanzia, il saluto ai compagni e agli insegnanti segna una fine, un cambio di situazione che è mentale prima che ambientale.
Il bambino non è completamente in grado di immaginare come sarà la nuova scuola: la paura dell’ignoto
Ragioniamo attraverso un esempio pratico: un adulto che si accinge a cambiare lavoro sa immaginare cosa lo aspetta. Il cervello dei grandi ha sviluppato, cioè, una capacità previsionale che è summa delle esperienze compiute; il bambino, invece, non è in grado di prevedere le novità che lo attendono con la stessa determinazione e precisione, il suo cervello non ha abbastanza competenze funzionali né informazioni.
Ecco perché è facile che il bambino si interroghi, non senza una certa sottesa ansia, sul percorso che lo attende, ed ecco perché è facile che nutra emozioni sensibili e forti rispetto ad esso.
5 cose da dire ai bambini che stanno per andare in prima elementare
Provate a calarvi nella fase di crescita che il bambino sta vivendo, immaginate di non avere nessun termine di paragone né strumento per comprendere cosa sta per accadere, sulla scorta di questa consapevolezza sappiate che il più importante semino da piantare nel bambino che sta affrontando l’inserimento alla primaria è la fiducia.
1. Dare fiducia al bambino: basta con le solite frasi, lasciate spazio al racconto del vostro vissuto
Anziché dire: “Andrai alla scuola dei grandi” cementando l’aspettativa che il bimbo si comporti automaticamente da grande, provate a raccontare un aneddoto della vostra vita da studente della scuola elementare. Scegliete un accaduto che descriva il cambiamento da voi vissuto nel passaggio alle elementari, ovviamente fatelo con lo scopo di dare speranza al bambino.
I bambini hanno bisogno di ispirazioni positive per avere fiducia nelle proprie risorse, il confronto con le buone esperienze degli adulti, che l’aneddoto sintetizza, dà esattamente questa spinta.
2. Legittimare le paure e le ansie del bambino: sforzatevi di accogliere le sue emozioni e rassicurarlo
“Ma di cosa hai paura? Non sei più un piccolino?! Comportati da grande e affronta le cose“, frasi simili non aiutano affatto tuo figlio. Anche piccoli regressi, come bagnare il letto o correre nel lettone dei genitori, vanno accolti come segni del cambiamento in corso. Date spazio alle emozioni del bambino anche quando sono ingombranti, per esempio piange più spesso o è più capriccioso oppure oppositivo.
Il passaggio in prima elementare può pretendere un lento adattamento. Ci saranno bambini senza una lacrima e ce ne saranno altri sofferenti, come per ogni fase della crescita, anche, qui il percorso resta soggettivo.
Il cuore del bambino batte a un personale ritmo emozionale, conta la sicurezza e l'accoglienza restituite da genitore, da ciascun insegnante e dalle classi intese come contesto in cui il bambino si inserirà.
Piccole difficoltà e tempi di adattamento: mai mettere fretta ai bambini
“So che tutte queste novità possono farti paura, anche a me, a lavoro, capita di sentirmi strano quando devo affrontare una novità, qualche volta ci metto più tempo. Mi dico che non c’è fretta, mi prendo del tempo per accogliere le novità e spesso scopro che si tratta di attività anche belle e interessanti“.
Frasi come questa consentono al bambino di non sentirsi inadeguato in una situazione emotivamente avvolgente; gli permettono di considerare la novità come parte della vita, del resto accade anche al genitore di affrontarne. Ancor meglio sarebbe infarcire il confronto di elementi pratici, ovvero di esempi: rappresentate al bambino una novità che avete affrontato, raccontategli come vi siete sentiti voi e come avete vissuto il cambiamento, l’importante è proporgli sempre un lieto fine!
3. Sostenere le autonomie: i bambini hanno bisogno di fare da soli
Difficile declinare la crescita di un bambino se non nella progressiva conquista di autonomia! Ma come si concilia l’autonomia con l’ingresso alla scuola primaria? Intanto limitiamo i consigli che hanno il sapore delle regole: “A scuola fai questo o quello, comportati così, sii amico di questo, stai attento a quest’altro“, lasciamo il bambino libero di esplorare l’ambiente che lo circonderà senza il peso delle nostre aspettative e dei nostri pregiudizi.
Inutile dire che il piccolo dovrebbe essere lasciato libero di rispondere alle domande di chi gli chiede di parlare della scuola senza l’interferenza del genitore.
“Ho scelto questa scuola e non quella perché era la migliore; non ho paura della scuola elementare perché mio figlio… “, con affermazioni di questo tipo le mamme e i papà interrompono spesso il dialogo sulla scuola che il bambino può provare a tenere con un altro adulto. La scuola è del figlio, non del genitore. Del resto questo dovrebbe valere per la vita in generale!
Inutile dire che autonomia significa anche scelta del materiale scolastico e gestione dello stesso, sin da subito è auspicabile lasciare il bambino autonomo nella preparazione della cartella, come, nei limiti del possibile, nella gestione della merenda. Provate a preparare la merendina insieme al bambino lasciando che sia lui a decidere dove collocarla nello zainetto, per esempio.
Senza considerare che l’autonomia afferisce anche alla non ingerenza dei genitori sull’ambiente scuola attraverso i giudizi (negativi); in questo articolo dedichiamo un piccolo, ma importante, spazio al giudizio adulto e alla sua ricaduta sul bambino.
4. Evitare di esprimere giudizi negativi davanti al bambino
Gli adulti sono spesso facili al giudizio e i bambini inevitabilmente assorbono la scia di sentimenti confliggenti che l’atto del giudicare lascia dietro di sé.
“Questa maestra non mi piace; quel bambino non mi è mai piaciuto, sin dall’inizio ho capito che è…” oppure “Quella mamma è scostumata” o anche “La maestra non corregge i compiti o spiega male, eccetera“, frasi come queste destabilizzano il bambino perché lo mettono o in uno stato di allerta (devo fare attenzione alla maestra, a quel compagno, a quella persona) oppure ne condizionano il giudizio prima che possa fare autonoma esperienza del suo mondo (non mi avvicino a quel bambino perché la mamma non lo riconosce come amico).
Ricordate che i bambini crescono per osmosi, assorbono il nostro sentire e ciò che noi diciamo e descriviamo inevitabilmente li condiziona, ciò vale anche nella relazione con gli altri e con l'ambiente.
Per aiutare il bambino e farlo sentire a proprio agio non esprimete giudizi negativi sul suo ambiente né sulle persone che lo circondano, senza un condizionamento esterno il piccolo avrà modo di costruire da solo e a proprio modo le sue consapevolezze passo dopo passo, esperienza dopo esperienza.
L’ultimo consiglio che intendiamo cristallizzare in questo articolo è tra i più importanti su cui riflettere:
5. Liberate i bambini dalla sindrome del 1° della classe
In buona fede e senza l’intenzione di fare danno, troppo spesso sovraccarichiamo i bambini di responsabilità: non importa che tuo figlio sia il più bravo di tutti, conta, invece, che faccia del suo meglio divenendo fiducioso delle sue stesse capacità e in grado di misurarsi con le nuove sfide.
Non pretendete voti alti, ma badate alla soddisfazione emotiva del bambino; non pubblicate le pagelle su Facebook o sui social, ma educate i bambini a essere soddisfatti dei traguardi raggiunti al di là del numero che illusoriamente li esemplifica; accompagnate il bimbo nelle nuove sfide con fiducia, non imponetegli modelli di perfezione che non gli appartengono.