Inserimento scuola materna: come aiutare il bambino
Inserimento scuola materna, guida pratica: come aiutare il bambino, consigli utili, paure, gestire il pianto e le piccole crisi, fidarsi delle maestre e creare una confortate ruotine della scuola.
La scuola materna è quel percorso scolastico rivolto ai bambini dai 3 ai 6 anni d’età, precede, non solo temporalmente, il ciclo delle elementari e accompagna il bambino nella costruzione delle competenze sociali, motorie, cognitive e cinestetiche necessarie per affrontare la scuola dei grandi. Soprattutto se il bimbo non ha frequentato l’asilo nido, l’inserimento è un momento delicato di cui il piccolo è protagonista e che vive con grande coinvolgimento emotivo.
- Scuola materna, nonni oppure baby sitter?
- Competenze corporeo-cinestetiche: cosa ha a che fare il loro sviluppo con il percorso scolastico
- Inserimento scuola materna: perchè il ciclo scolastico dell’infanzia è così importante
- Accettare il nuovo ambiente e sentirsi accolto: primo step dell’inserimento
- Fidarsi delle maestre è il primo tra i consigli utili da dare ai genitori
- Mettetevi in ascolto del bambino
- Inserimento alla scuola materna: come gestire iniziali momenti di crisi
- Sintomi da stress da inserimento
- Come aiutare il bambino nell’inserimento
- Cosa fare se il bambino continua a piangere tanto
- Come favorire l’inserimento nella scuola: consigli da mamma a mamma
Scuola materna, nonni oppure baby sitter?
I bambini beneficiano dell’esperienza scolastica, l’accrescimento che determina si concretizza sotto molti aspetti, ma nel paragone con l’accudimento familiare o comunque domestico ciò che fa la differenza è l’intelligenza sociale.
I bambini, a maggior ragione quelli che non hanno fatto esperienza di asilo nido, necessitano di entrare in relazione con figure di riferimento istituzionali, ovvero collocate fuori dal nido domestico e dalla loro zona di comfort (le baby sitters divengono spesso seconde mamme), nonché con i compagni. Saranno queste relazioni a fondare l’esperienza di socializzazione su cui il bambino si formerà come persona, individualità e cittadino del domani.
Competenze corporeo-cinestetiche: cosa ha a che fare il loro sviluppo con il percorso scolastico
Le competenze corporeo-cinestetiche, poc’anzi citate, meritano un chiarimento: l’intelligenza cinestetica è quella a cui medici, maestre ed educatori fanno riferimento quando vogliono individuare la strada, e quindi le attività e gli esercizi, attraverso cui il bambino impara a fare uso del proprio corpo nel mondo. La scuola materna è la sede della loro fioritura, il bimbo che principia la scolarizzazione compirà enormi cambiamenti e molti faranno seguito al lavoro compiuto tra i banchi, con le mani e col corpo e grazie alla guida delle maestre.
Manipolare gli oggetti, usarli appropriatamente, costruire con le mani i lavoretti, correre nella direzione desiderata orientando il corpo nel salto degli ostacoli, nella corsa alla conquista del fazzoletto colorato e avendo contezza di come i movimenti determinano il passo, la velocità e l’equilibrio sono tutte espressioni pratiche di queste competenze. I bambini hanno il diritto di svilupparle sin dalla prima infanzia! Affinarle sviluppa l’intelligenza complessivamente considerata, prepara il bimbo a muoversi consapevolmente nel mondo e ha quindi a che fare anche con l’intelligenza sociale, oltre ad essere prodromico alla scrittura e alla lettura, all’ordine e alla concentrazione.
Inserimento scuola materna: perchè il ciclo scolastico dell’infanzia è così importante
La nostra breve introduzione già ci permette di mettere in risalto alcuni aspetti chiave del percorso che il bimbo affronta nella scuola dell’infanzia: autonomia, socialità e crescita, sono queste le mete del processo, lungo 3 anni di scuola, attraverso cui ogni bimbo inserito alla materna si prepara a diventare un remigino.
Si definiscono remigini i bimbi tra i 5 e i 6 anni che al compimento della materna sono pronti al grande e delicato passaggio alle elementari: la cosiddetta scuola dei grandi.
Il bimbo che vive l’esperienza scolastica con continuità e costanza, già a partire dai 3 anni, testimonierà il cambiamento e il valore del suo percorso nelle autonomie, nella sicurezza acquisita e nelle competenze, ma la partenza può essere difficile anche per i piccoli campioni: la fase di inserimento nell’infanzia serve ad avere cura della gradualità dei cambiamenti garantendo al bambino un adattamento confortevole al nuovo ambiente.
Accettare il nuovo ambiente e sentirsi accolto: primo step dell’inserimento
Accettare il nuovo ambiente è il primo step dell’inserimento, questo vale per l’infanzia come per ogni altro percorso, tuttavia meno i bambini sono scolarizzati meno saranno avvezzi al distacco dai genitori e più sono piccoli più il peso dell’ambiente esterno è influente: a casa non stanno meglio che tra i banchi e con la maestra e i compagni, ma la casa è il luogo del bimbo, quello in cui ha spazi e strategie che conosce e adopera per sentirsi sicuro.
Fidarsi delle maestre è il primo tra i consigli utili da dare ai genitori
L’ambiente scolastico non è solo un luogo, esso è un’emozione e le maestre hanno un peso determinante nel come il piccolo percepisce la scuola. Sin dal primo incontro è importante che i genitori diano fiducia a maestre, educatori e personale di supporto, i bambini sono capaci di percepire le nostre emozioni e la diffidenza degli adulti può qui essere di grande ostacolo.
Mettetevi in ascolto del bambino
Nell’incontro con la maestra e i compagni il piccolo affronta un percorso di autonomie e crescita. Se da un lato soffre il distacco dalla famiglia, eventualmente acuito dal fatto che durante l’estate i genitori, i fratelli, i nonni, gli zii e i cugini hanno trascorso insieme un più lungo e intenso tempo, dall’altro le scuole sono per i piccoli contesti di grande stimolo.
A contatto con gli altri, immerso nel lavoro strutturato e portato a svolgere i suoi precisi compiti, il bambino letteralmente è artefice del suo sviluppo: anche i piccoli scolari più timidi e introversi superano la fase di chiusura e tutti diventano ometti e signorine sociali, si legano agli altri in relazioni fatte di confronto, aiuto, qualche volta scontro e conflitto, spesso conforto che sempre, però, si risolvono in una crescita.
Inserimento alla scuola materna: come gestire iniziali momenti di crisi
L’inizio della scuola pretende la costruzione di nuove routine, soprattutto dal punto di vista del bambino la routine quotidiana è importante e modificarla può creare delle difficoltà. I bambini piccoli, quelli che affrontano l’inserimento alla materna sono tali perché sono bimbi di 36 mesi appena, tendono a trovare conforto nella routine intesa come schematicità di comportamenti e modi di agire e organizzare la giornata.
Inserimento scuola materna e routine quotidiana
Create, dunque, anche una precisa routine sin dalla fase di inserimento: orario della sveglia, modalità con cui date il buongiorno al piccolo e gli offrite la colazioni, tempi e modi di preparazione, accompagnamento e saluto una volta a scuola.
Il peso dei nuovi orari
Incominciare la scuola materna pretende il rispetto di nuovi orari, nella classe il bimbo non è più figlio ma scolaro tra gli scolari e ha compiti da svolgere e regole da rispettare, molta parte della vita scolastica è scandita dal tempo, ovvero dagli orari.
Questa situazione può creare disagio nel bambino, almeno all’inizio. Cambiare i ritmi del sonno, aderire alle nuove regole sociali in classe, vivere un pasto che non è familiare ma condiviso con la classe, adattarsi ai tempi dettati dalle maestre può mettere paura al bambino.
L’inserimento serve ad affrontare un cambiamento per volta consentendo al bambino di passare attraverso un distacco graduale dai genitori e dall’ambiente familiare e con un adattamento graduale alle novità. Pertanto ai genitori va rivolto il suggerimento di affrontare l’inserimento con fiducia e pazienza assecondando i passi del bambino e il loro ritmo.
Sintomi da stress da inserimento
Sono sintomi da stress da inserimento: il pianto; il nervosismo, piccoli regressi, che si traducono in richieste di attenzione diversamente espresse, per esempio, è possibile che il bambino chieda di dormire nel lettone con mamma e papà, irritabilità mattutina.
Dinnanzi a queste manifestazioni, qualunque medico, pediatra o pedagogista vi direbbe che è tutto questo è normale: è fisiologico che un bambino alle prime esperienze con la scuola ne senta il peso, soffra il distacco dai genitori, tenti di attirare l’attenzione della mamma e del papà.
Siete, insieme ai vostri figli, protagonisti di un rito di ingresso che non riguarda solo la scuola perché il bambino, in questo momento della sua vita, sta avendo accesso alla socialità: la scuola materna dà inizio alla vita di relazione consapevole del bambino e in questo senso è un passaggio, un ponte verso la vita adulta.
L’inserimento nella scuola pretende tempo e pazienza
Il bambino ha bisogno di tempo, lo chiede indirettamente agli adulti ogni volta che affronta una situazione nuova. Spesso perché smetta di piangere o esser agitato basta non mettergli pressione e dargli tempo.
Pertanto, caro genitore, cerca di tare a tuo figlio il tempo di cui ha bisogno per conoscere la nuova situazione in cui è calato, per accettarne le difficoltà, per trovare le sue strategie e superare gli ostacoli. Probabilmente, quando siamo stati bambini anche noi abbiamo pianto e supplicato i nostri genitori di tenerci a casa, ma tutti abbiamo trovato un modo, personale e unico, per superare la paura.
Come aiutare il bambino nell’inserimento
Da futura Pedagogista e da educatrice ciò che sento di consigliare ad ogni genitore è avere cura del potenziale del bambino, per farlo, ovvero per permettere a tuo figlio di dare il meglio di sé, è importante che tu abbia fiducia nelle sue possibilità: a scuola se la caverà benissimo!
Anche se parla poco, il piccolo scolaro saprà farsi capire dalle maestre e riuscirà a relazionarsi con i compagni; anche se non mangia che poche pietanze, a scuola avrà il coraggio di assaggiare cibi nuovi; supererà i momenti di sconforto anche se la mamma non sarà lì con lui.
Più il genitore dimostra fiducia nel figlio più il figlio sarà effettivamente in grado di fare appello alle sue capacità. All’opposto più il bambino si sente debole meno sarà in grado di tentare, sbagliare e riprovare. Il genitore deve essere supportivo, non invadente e nemmeno sostitutivo.
Vademecum del genitore supportivo
Caro genitore, ecco cosa fare per essere di vero supporto al bimbo:
- Mettiti in ascolto di tuo figlio: quando rientra da scuola lasciati coinvolgere dai suoi racconti, mostra interesse verso di lui e partecipa alla sua gioia quando sente di avere compiuto nuove scoperte;
- Mai fare confronti con gli altri bambini: il maggiore successo per un bimbo sta nello svolgere i propri compiti, raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, compiere bene un lavoro. I piccoli risultati raggiunti alla scuola dell’infanzia non devono essere oggetto di critiche ma nemmeno elogiati oltremodo, men che meno il bambino va posto nella condizione di sentirsi più o meno bravo dei suoi compagni.
Per essere felice, al bimbo basta che il genitore sorrida e che partecipi alla sua gioia.
- In modo particolare non mettete a paragone i bambini dal punto di vista dei tempi di adattamento: ci saranno bambini capaci di un adattamento veloce e altri che soffriranno di più il distacco pretendendo un più lungo e graduale inserimento. Questo non fa di un bambino uno scolaro migliore o peggiore né ha a che fare con le capacità della mamma di educarlo nel modo giusto.
Quella della scuola dell’infanzia è un’esperienza coinvolgente, personale che ha a che fare con la separazione dal nido, con l’incontro con più di una insegnate, nuova figura di riferimento, con tanti altri coetanei e in un’ambiente inizialmente estraneo.
Mai fare troppe domande, soprattutto non incalzare i bambini sul cibo
Evitate di fare troppe domande: è il bambino il protagonista dell’esperienza scolastica e spetta a lui filtrare le emozioni che intende condividere e riportare a casa. Alcune domande degli adulti, specie se troppo incalzanti, possono ingenerare nel bambino dubbi o perplessità che non si era nemmeno posto in prima persona.
Per esempio, domandare di continuo se il cibo della mensa era buono, se era abbastanza, se era cotto nel modo giusto e se i piatti erano puliti e le posate pure, eccetera, può creare nel bimbo false associazioni.
Sonno, alimentazione inserimento scuola materna
Abbiate cura dei ritmi di sonno del bambino e della sua sana alimentazione, anche questi fattori influenzano la prestazione scolastica, in modo particolare dimostrano di avere un peso specifico in fatto di attenzione e gestione della stanchezza.
Cosa fare se il bambino continua a piangere tanto
Il bambino va sempre salutato, mai lasciarlo a scuola scappando di soppiatto, questo potrebbe provocare crisi di pianto.
Guarda tuo figlio negli occhi e rassicuralo sul fatto che tornerai. In base al modus operandi delle maestre, che non è mai casuale (ogni maestra ha il suo modo e la sua strategia nella fase dell’inserimento e sa modularla al singolo allievo), dopo aver rassicurato e coccolato il bambino la mamma deve andare via: la scuola ha le sue regole e perché il bimbo vi aderisca deve rispettarle in primis il genitore.
La scuola è dei bambini, non è il posto delle mamme.
Lasciare il bambino che piange è un atto di fiducia verso le maestre e non è un tradimento verso il figlio. Saranno le maestre, soprattutto sulla base della risposta del bambino, a valutare la gradualità dell’inserimento e i tempi dello stesso, nonché la resilienza del bambino e il modo migliore per spegnerne il pianto.
Come favorire l’inserimento nella scuola: consigli da mamma a mamma
La famiglia è il luogo in cui il bambino ha trascorso la maggior parte del suo tempo, l’attaccamento con le famiglie riguarda non solo i figli, ovvero soffrono il distacco anche le mamme, i papà e i nonni, quando coinvolti in prima persona e con continuità nella gestione del bambino. Tuttavia 3 anni è l’età giusta per incominciare ad emanciparsi dal nido e fare esperienza scolastica e di relazione con altri coetanei.
In questa fase i bimbi hanno bisogno di supporto, come genitore:
- cerca di essere sempre positivo, già in fase di preparazione del piccolino, parla della nuova esperienza come di qualcosa di bello che lo attende e come di una tappa di crescita;
- non usare frasi come: “Mi mancherai” o “Sarò triste senza di te“, ma, al contrario, sappi che i bimbi hanno bisogno di motivazioni positive, in questo caso preferisci frasi del tipo: “A scuola si sta benissimo, si fanno tante attività come…”;
- racconta positivamente delle tue esperienze, evita di descrivere la tua insegnante come antipatica e cattiva, intanto i ricordi che abbiamo dell’infanzia possono non essere nitidi, ma sopratutto l’approccio della moderna pedagogia ai bimbi è cambiato ed oggi è più responsivo e accogliente;
- cerca di avvicinare i ritmi quotidiani del bimbo a quelli che saranno gli orari scolastici, quindi punta la sveglia sempre 10 minuti prima sino a raggiungere la corrispondenza con l’ora della campanella già qualche giorno prima che la scuola abbia inizio;
- ogni volta che vai a prendere tuo figlio a scuola chiudi il cellulare; accogli il piccolo nel tuo abbraccio e parla con lui, questo momento di contatto fisico (l’abbraccio) e mentale (il coinvolgimento del dialogo) è fondamentale. Allo stesso modo quando lo accompagni usa il corpo e lo sguardo per addolcire la separazione tra te e il tuo bambino.