Allergie alimentari nei bambini: i 7 cibi più allergizzanti
Allergie alimentari nei bambini: latte vaccino, uovo, soia, pesce, frutta a guscio, alcune verdure e alcuni tipi di frutta. I sintomi e quando andare in Pronto Soccorso o chiamare il Pediatra.
Man mano che il neonato e il bambino si avventurano nel mondo, ogni giorno scoprono un universo tutto nuovo, incluso il rapporto con il cibo. Molti genitori si trovano ad interrogarsi sul legame tra alimentazione e svezzamento, cercando di comprendere meglio le possibili allergie alimentari nei bambini al fine di garantire una crescita serena e ridurre il rischio di reazioni allergiche più o meno gravi.
- Alimentazione e fattori ambientali
- Differenza tra intolleranze e allergie alimentari nei bambini
- Cibi più allergizzanti nei bambini: i 7 alimenti più comuni
- Allergia al latte vaccino
- Allergia all’uovo
- Allergia alla soia
- Allergia al pesce
- Allergia alla frutta a guscio
- Allergia a verdura e frutta
- Cibi allergizzanti: come e quando introdurli nella dieta del bambino
- Come si manifestano le allergie alimentari nei bambini – esordio
- Quali sono i bambini i più a rischio di sviluppare allergie?
- Quali sono i sintomi di allergia alimentare
- Quando bisogna rivolgersi al medico
- Come viene diagnosticata un’allergia alimentare
- Come si previene l’allergia alimentare nei bambini
- Le allergie alimentari si possono curare?
Alimentazione e fattori ambientali
È oggi accertato che stato di salute e corretto sviluppo psico-fisico del bambino non sono solo determinati dall’informazione genetica, ma anche dall’interazione coi fattori ambientali. Un periodo particolarmente importante per consentire un’adeguata maturazione di organi e apparati è costituito dagli ormai famosi primi 1000 giorni, intesi come il periodo dal concepimento ai due anni di vita del bambino.
Tra i fattori ambientali più importanti nel ridurre o, al contrario, favorire lo sviluppo di patologie nel bambino c’è l’alimentazione dei genitori e del bimbo stesso.
L’alimentazione è importante sin dalla nascita:
- richiamando il regime alimentare del neonato, va ribadita l’importante raccomandazione di un allattamento al seno esclusivo fino a 6 mesi;
- a seguire lo svezzamento, con l’introduzione di tutti i cibi nel periodo dell’alimentazione complementare;
- fino alla parziale autonomia alimentare e a una dieta adulto-simile in termini di qualità e consistenza, quando la dentizione lo permetta.
Proprio per tale motivo le abitudini alimentari familiari hanno molta importanza: famiglie con stili alimentari corretti tramanderanno più facilmente abitudini corrette ai loro bambini (come per tutti gli altri stili di vita: sedentarietà, fumo, ecc.).
Sebbene nessun alimento debba essere demonizzato, è vero che una corretta introduzione degli alimenti può ridurre il rischio di sviluppare allergie e/o intolleranze nei bambini predisposti; alcuni alimenti infatti sono considerati più allergizzanti di altri.
Differenza tra intolleranze e allergie alimentari nei bambini
In linea generale, va sottolineato che esiste un’importante differenza tra intolleranza e allergia alimentare, sebbene entrambe si basino su una suscettibilità dell’individuo.
Per intolleranza si intende infatti una serie di disturbi legati all’introduzione degli alimenti, e che a loro volta o NON sono provocati da una reazione del sistema immunitario, o se riconoscono un meccanismo immunologico, questo non prevede l’intervento del sistema reaginico (IgE).
Ad esempio, nelle intolleranze enzimatiche, di solito congenite, l’individuo non riesce a metabolizzare alcune sostanze presenti nell’alimento (es.: il deficit di lattasi provoca l’intolleranza al lattosio); altri deficit enzimatici sono responsabili dell’intolleranza al glutine (celiachia) oppure del favismo.
Esistono poi intolleranze “farmacologiche” che si manifestano in soggetti con particolare sensibilità ad alcune sostanze, come additivi alimentari o amine vasoattive, contenute in alcuni alimenti.
L’allergia, invece, è una reazione al cibo determinata dall’attivazione del sistema reaginico (IgE) immunitario che reagisce verso un componente proteico di un alimento. Le manifestazioni cliniche possono essere anche importanti e gravi, fino allo shock anafilattico.
Proprio per la possibile gravità della sintomatologia nel caso di sospetta allergia alimentare è bene rivolgersi immediatamente al proprio Pediatra.
Cibi più allergizzanti nei bambini: i 7 alimenti più comuni
Esistono diversi alimenti che sono stati indicati come causa di allergia alimentare ma i più comuni (soprattutto se in presenza di una predisposizione genetica individuale o familiare) sono:
- latte vaccino;
- uova;
- soia;
- pesce tra cui: merluzzo, trota, sogliola, salmone, gamberi e affini;
- frutta a guscio: mandorle, nocciole, arachidi;
- alcune verdure come i pomodori;
- alcuni tipi di frutta (ad esempio fragole e agrumi).
Nel sospetto, o dopo aver confermato la diagnosi di allergia alimentare, oltre all’eliminazione dell’alimento è fondamentale leggere attentamente le etichette, per evitare l’ingestione accidentale dell’allergene, che potrebbe dare gravi conseguenze.
Allergia al latte vaccino
Quella al latte vaccino è una delle allergie alimentari più comuni in età pediatrica, può creare disturbi per: allergia alle proteine del latte vaccino o per intolleranza al lattosio. Nel primo caso l’allergia è dovuta a una reazione anomala del sistema immunitario ad alcune proteine del latte (caseina, alfa-lattalbumina, beta-lattoglobulina). In caso di intolleranza al lattosio, invece, si constata una carenza parziale o totale dell’enzima deputato a digerire lo zucchero del latte, in genere si manifesta dopo i due anni di vita.
Le due forme possono anche dare sintomi simili, ma nell’intolleranza al lattosio si hanno solo sintomi gastrointestinali, mentre in caso di allergie i disturbi possono riguardare anche altri organi o apparati (respiratorio, cutaneo).
Altre differenze tra allergia alle proteine del latte e intolleranza al lattosio:
- nell’allergia la sintomatologia si manifesta anche per piccolissime quantità di alimento, nell’intolleranza invece si può avere una certa tolleranza per piccole quantità;
- l’allergia al latte si manifesta dopo 20-30 giorni dalla prima somministrazione (c’è infatti bisogno di una “sensibilizzazione“, prima della comparsa dei sintomi);
- l’allergia compare molto presto e a volte si risolve dopo qualche anno, l’intolleranza invece compare più tardivamente e persiste tutta la vita.
Allergia all’uovo
Dovuta ad una reazione immunitaria a una qualche proteina dell’uovo, si manifesta in genere precocemente, ma può risolversi verso i 3 anni di età. Può dare manifestazioni gastrointestinali e/o cutanee. Più facilmente la risposta allergica è a proteine dell’albume, ma poiché queste sono in parte anche nel tuorlo, difficilmente un bambino allergico all’uovo può tollerare il tuorlo.
L’allergia all’uovo può provocare sintomi importanti, fino allo shock anafilattico, è pertanto importante nel sospetto di allergia rivolgersi rapidamente al proprio Pediatra.
Allergia alla soia
Dovuta ad una reazione immunomediata alle proteine della soia (per questo l’olio di soia, non avendo proteine, non è allergizzante). È una forma di allergia abbastanza frequente nell’infanzia, ma tende a risolversi entro i 10 anni e non aumenta la probabilità di essere allergici alle altre leguminose (ceci, piselli, fagioli, lenticchie, ecc.).
I sintomi possono variare molto, fino allo shock anafilattico, per cui nel sospetto di allergia alla soia è, come sempre, importante rivolgersi al proprio Pediatra.
Allergia al pesce
Sebbene più comune in adolescenti e adulti, può manifestarsi anche in età infantile. L’allergia al pesce difficilmente si risolve con l’età, e può dare manifestazioni gravi sin dall’esordio, dunque è di fondamentale importanza identificare tali pazienti.
Spesso l’allergia a un pesce, per problemi di cross-reattività antigenica, dà manifestazioni cliniche anche con l’ingestione di altri pesci o di prodotti contenenti gelatina di pesce, per cui resta di fondamentale importanza leggere attentamente le etichette. Fino a poco tempo fa, in caso di allergia al pesce si consigliava di eliminare l’intera categoria ittica, attualmente sembrerebbero emergere possibilità di eliminazioni specifiche, ma è sempre prioritario, anche in questi casi, affidarsi ai consigli del proprio Pediatra o Allergologo pediatra di riferimento.
Allergia alla frutta a guscio
La frutta a guscio può provocare reazioni allergiche anche molto gravi. Tra tutte la più allergizzante in Italia è la nocciola, anche se quella più allergizzante in assoluto è l’arachide.
In genere la reazione allergica si manifesta da pochi minuti fino a due ore dopo esposizione all’alimento tal quale o come contaminante o ingrediente di altre preparazioni. Può causare orticaria, angioedema, sintomi gastrointestinali o respiratori, fino allo shock anafilattico.
Questo tipo di allergia in genere non si risolve con la crescita e anche in questo caso è bene confrontarsi con il proprio Pediatra o Allergologo pediatrico anche per tenere sempre a disposizione un’eventuale terapia salvavita (adrenalina).
Allergia a verdura e frutta
In alcuni casi ci possono essere allergie vere e proprie da ingestione di particolari cibi. In altri casi invece può esserci una sindrome orale allergica, cioè una reazione limitata a labbra, bocca e gola, ad esempio in bambini allergici ad alcuni pollini. Molti tipi di frutta e verdura infatti contengono allergeni simili ad alcuni pollini, ed erroneamente il sistema immunitario di quel soggetto reagisce per cross-reattività.
In genere queste reazioni si autolimitano e non necessitano di terapia, ma è bene consultare il proprio Pediatra.
Cibi allergizzanti: come e quando introdurli nella dieta del bambino
Fino ad alcuni anni fa si credeva indispensabile introdurre con una determinata tempistica gli alimenti durante l’alimentazione complementare, per ridurre il rischio di allergie. Attualmente tale approccio è stato superato perché moltissimi studi hanno dimostrato che esso non modifica l’incidenza di allergia nel bambino, e anzi proprio l’introduzione tardiva può aumentare il rischio. In più, sembra che l’introduzione contemporanea di più alimenti potenzialmente allergizzanti riduca il rischio, anziché aumentarlo.
L’unica accortezza, quindi, nell’introdurre gli alimenti durante lo svezzamento è quella di rispettare la consistenza adeguata per l’età.
Gli allergeni indicati nelle etichette: come riconoscerli
La legislazione europea è molto rigida, e impone che gli allergeni presenti negli alimenti debbano essere identificati in etichetta in modo leggibile e conprensibile.
Nel caso un alimento preimballato contenga più ingredienti, in etichetta l’allergene deve essere evidenziato con (carattere grassetto, sottolineato o di dimensioni maggiori). I gruppi di allergeni più importanti da indicare sono 14. Qui la lista:
- cereali contenenti glutine;
- crostacei e prodotti a base di crostacei;
- uova e prodotti a base di uova;
- pesce e prodotti della pesca;
- arachidi e prodotti a base di arachidi;
- soia e prodotti a base di soia;
- latte e prodotti a base di latte (incluso lattosio);
- frutta a guscio;
- sedano e prodotti a base di sedano;
- senape e prodotti a base di senape;
- semi di sesamo e prodotti a base di semi di sesamo;
- anidride solforosa e solfiti;
- lupini e prodotti a base di lupini;
- molluschi e prodotti a base di molluschi.
Per ciò che riguarda gli additivi, se questi derivano da un allergene non già segnalato in etichetta, esso va menzionato e sottolineato.
Se un alimento preimballato non prevede un elenco di ingredienti (ad esempio il vino) si deve utilizzare la dicitura “contiene l’allergene X”. L’allergene non va dichiarato nel caso in cui il prodotto per sua natura implica la presenza di tale allergene (ad esempio nel formaggio o nel burro che di per sé derivano dal latte).
La dicitura “può contenere X” presente in alcuni alimenti è una tutela dell’operatore del settore alimentare che, nel suo processo produttivo, non riesce a garantire che non ci sia qualche forma di contaminazione.
Come si manifestano le allergie alimentari nei bambini – esordio
L’allergia alimentare si può manifestare in diverse forme, che possono interessare uno o più organi e apparati. In casi particolari, fortunatamente rari, si possono avere manifestazioni cliniche anche gravi, fino a veri quadri di shock anafilattico che possono mettere a rischio la vita.
Quali sono i bambini i più a rischio di sviluppare allergie?
Non esistono criteri universali, ma tendenzialmente i bambini a maggior rischio allergie sono quelli con:
- familiarità per allergia;
- che vivono in aree inquinate;
- presentano dermatite atopica.
Quali sono i sintomi di allergia alimentare
Come già detto le forme allergiche gli alimenti si possono manifestare in diverso modo. I sintomi più frequenti sono:
- sintomi cutanei (eritema, orticaria, angioedema, eczema, dermatite atopica);
- sintomi gastrointestinali (vomito, diarrea, meteorismo, sangue nelle feci, coliche addominali);
- sintomi respiratori (rinite, tosse secca, asma).
Ricordiamo inoltre che un’allergia alimentare potrebbe anche causare un difetto di assorbimento dei nutrienti e quindi anche un ritardo della crescita (staturale e/o ponderale).
Ricordiamo che il quadro clinico può arrivare a forme molto gravi, con elevato pericolo di vita.
Quanto durano i sintomi di un’allergia alimentare
Se l’allergene viene eliminato dalla dieta del paziente per almeno 2-3 settimane, la sintomatologia in genere scompare del tutto.
La sintomatologia di una reazione allergica alimentare compare in maniera piuttosto rapida (da pochi minuti a 2 ore dall’ingestione dell’allergene). La risoluzione della sintomatologia è variabile anche in base alla manifestazione, le forme cutanee ad esempio risolvono più lentamente rispetto a quelle respiratorie
Quando bisogna rivolgersi al medico
Come abbiamo sottolineato più volte, l’allergia alimentare può causare manifestazioni anche molto gravi e per tale motivo è bene rivolgersi sempre al proprio pediatra nel sospetto di allergia, e al Pronto Soccorso quando la forma appaia piuttosto grave.
Come viene diagnosticata un’allergia alimentare
Quando si sospetta un’allergia alimentare, il proprio Pediatra – se lo riterrà opportuno – farà eseguire una visita allergologica per identificare lo specifico allergene responsabile. Si possono inoltre eseguire test specifici, come:
- test cutanei o prick-test: si applica sull’avambraccio del soggetto una goccia di allergene, e lo si punge poi con una lancetta osservando la reazione cutanea. Nel caso di sospetta allergia a verdura o frutta si preferisce attuare il test prick-by-prick, direttamente con l’alimento fresco;
- ricerca delle IgE sieriche specifiche (RAST): si esegue soprattutto quando le prove cutanee siano controindicate (pelle irritata, molto reattiva o se non si può sospendere la terapia antiallergica in corso).
ATTENZIONE: la positività a prick test e/o RAST non fa di per sè diagnosi di allergia, che può porsi infatti solo la clinica (anamnesi positiva ed esame obiettivo) concorda coi test.
La prova definitiva resta comunque la dieta di eliminazione per almeno 2-3 settimane. Se i sintomi persistono ovviamente non è il cibo escluso quello effettivamente dannoso, nel caso invece in cui la sintomatologia sia sparita sarebbe bene eseguire in ambiente protetto un test di provocazione orale, che nel caso in cui sia positivo identifica l’alimento come nocivo per il bambino e andrà eliminato.
Negli ultimi anni anche i test molecolari utilizzati in allergologia hanno permesso l’identificazione dello specifico allergene dannoso.
Allergia alimentare: miti da sfatare
- Non dipende dal timing di introduzione dei cibi;
- non dipende dall’alimentazione della mamma in gravidanza o in allattamento;
- anche una piccola quantità del cibo allergizzante può essere estremamente dannoso.
Come si previene l’allergia alimentare nei bambini
Purtroppo ad oggi gli studi non mostrano evidenze di comportamenti o atteggiamenti che possano garantire l’effettiva prevenzione nello sviluppo delle allergie alimentari. Gli unici accorgimenti che sembrerebbero avere effetto positivo sono:
- favorire l’allattamento esclusivo al seno fino a 6 mesi di vita;
- evitare il fumo (anche passivo) in gravidanza e allattamento;
- introdurre precocemente, nel periodo dell’alimentazione complementare, gli alimenti potenzialmente allergizzanti.
Le allergie alimentari si possono curare?
La vera ed efficace terapia delle allergie alimentari è l’esclusione dell’alimento della dieta, con eventuale utilizzo di integrazione e supplementazioni, se c’è il rischio di deficit nutrizionali importanti.
Dopo i 6 anni, e solo in centri specializzati, si può ipotizzare un percorso di desensibilizzazione dall’alimento, percorso non privo di rischi ma che può essere importante in caso di allergie gravi con rischio di morte, così da evitare reazioni garvi in caso di ingestione accidentale dell’alimento.