Come educare i bambini alla gentilezza
Educare i bambini alla gentilezza attraverso l'esempio: noi adulti siamo faro di cortesia ed esistono parole, azioni, comportamenti della gentilezza.
Essere educati e gentili non è un’attitudine, la gentilezza è una costruzione, è una casa fatta di piccoli mattoni assemblati con pazienza e fatica e il cemento armato dell’edificio che ne risulta è l’educazione. Più forte sarà l’educazione alla gentilezza vissuta come modello familiare migliore sarà il frutto che il bambino maturerà in sé e la positiva relazione che intreccerà con gli altri.
La gentilezza è una pratica che gli adulti di riferimento, genitori, nonni, zii, amici ed educatori, sono chiamati a rendere possibile: spetta a “noi grandi” creare un ambiente sano e sereno in cui il bambino possa sperimentare i benefici della gentilezza e fare esperienza di essa.
Praticare le buone maniere come strumento per educare i bambini alla gentilezza
Essere faro di gentilezza è un dovere di ogni adulto: i bambini crescono per osmosi, ovvero percepiscono e assorbono l’esempio che noi adulti rappresentiamo nelle loro vite.
Pertanto, la prima forma di educazione alla gentilezza si rintraccia nelle relazioni domestiche, in casa e nel rapporto tra genitori e figli, partner e parenti: un genitore pacato, non invadente, non prevaricatore, non fisicamente né verbalmente aggressivo potrà più facilmente essere substrato di un ambiente gentile. Il bambino che riceve una risposta carezzevole alla manifestazione dei suoi bisogni cresce lontano dall’egoismo, impara a confrontarsi con gli altri senza paura di essere respinto ed è generalmente più propenso a mantenere un comportamento positivo e propositivo in qualunque ambito s trovi (casa o scuola, per esempio).
Educare i bambini alla gentilezza: come praticarla
Tra i molti valori a cui possiamo ispirare l’azione educativa, la gentilezza è quello che si traduce anche in un tangibile modo di fare. Essa si può declinare in frasi e parole, comportamenti e abitudini relazionali.
Frasi e parole della gentilezza
Sono frasi e parole della gentilezza:
- Grazie,
- Prego,
- Per favore,
- Scusa,
- Ti dispiace se…,
- Posso fare questa cosa… (per esempio accendere la musica mentre stai studiando) o preferisci che lo faccia più tardi?
Sono questi alcuni esempi di approccio delicato e comprensivo all’altro, parole e frasi che se praticate, in primis dagli adulti e con naturale costanza, segnano la traccia dell’evoluzione del bambino ed hanno effetti educativi nel breve e nel lungo termine.
Chi chiede all’altro “Posso fare questa cosa oppure…” è lontano da egoismo e atteggiamenti egocentrici e verosimilmente riconosce il bisogno di chi gli vive accanto come importante e rilevante. In questo modo concorrerà a illuminare di gentilezza la strada della famiglia e delle persone che incontra lungo il cammino della vita.
Comportamenti e gesti altruisti
Noi adulti siamo tutt’altro che gentili quando nel traffico litighiamo con chi è alla guida di altri veicoli parlando un linguaggio aggressivo, anche a suon di sorpassi e clacson; non siamo gentili verso i coinquilini quando sbattiamo le porte dell’ascensore o il portone d’ingresso del nostro palazzo, spesso senza curarci dell’ora; non offriamo ai bambini un buon esempio di gentilezza quando alla cassa del supermercato non lasciamo che passi avanti chi ha appena due o tre cose in mano mentre noi spingiamo un carrello colmo. Ciò per sottolineare come gli atteggiamenti che contraddistinguono l’azione degli adulti nel mondo possano indirizzare o meno i bambini alla gentilezza.
Ai bambini vanno offerte riflessioni da compiere solo sulla base del comportamento degli adulti di riferimento e in situazioni tangibili e concrete: l’accrescimento o il deperimento della gentilezza umana dipende dal modo in cui il bambino è stato educato a relazionarsi agli altri.
Cedere il posto a sedere sul bus a chi è più anziano; offrirsi di portare le buste della spesa alla vicina di casa che sta scaricando un portabagagli pieno di approvvigionamenti; offrire un passaggio in auto alla compagna di classe perché piove a dirotto e sappiamo che la ragazzina è diretta alla stazione, sono solo pochi modi per trasmettere ai propri figli un concreto senso della gentilezza.
L'essere gentile non ha età perché la gentilezza è come l'amore ed ha una sola casa senza tempo: è un valore che abita il cuore umano e si nutre di azioni capaci di donare agli altri anche solo un attimo di felicità.
Abitudini relazionali gentili: ringraziare è quell’atto di cura che non va più di moda
Grazie è una parola magica, chi la pronuncia riconosce lo sforzo profuso dagli altri e dà ad esso un valore. In termini relazionali, la gentilezza è una forma di cura: essa è un modo per dimostrare alle persone, attraverso il comportamento, l’amore, il rispetto e persino il sentimento di felicità nel condividere la vita insieme. Vista così la gentilezza si traduce in una dichiarazione di intenti: “Io ti voglio bene e trovo il modo di dimostrartelo avendo cura di te“.
Questo può sembrare un compito dell’adulto ed è tale in punto di educazione, ma quando il bambino percepisce i benefici dell’essere gentile tutto diventa fluido e la gentilezza avvolge e coinvolge la famiglia migliorando le relazioni e alleggerendo il peso dei problemi.
Educare alla gentilezza è una missione che portiamo avanti nel nostro piccolo a beneficio del mondo intero.
Lo spazio della gentilezza
Esiste uno spazio invisibile della gentilezza dove i bambini mettono a frutto gli insegnamenti degli adulti, a discapito di ciò che si può credere, questo spazio è privato e si tratta dell’autonomia (propria e altrui).
Essere gentili vuol dire rispettare e questo articolo non poteva non dedicare uno spazio al rispetto come forma di benessere, reso e conquistato. In una società frenetica, come quella in cui viviamo, siamo molto spostati sulla produzione e poco attenti al benessere, ma per essere gentili con gli altri è indispensabile vivere in equilibrio con se stessi. E qui si svelano gli spazi della gentilezza:
- non disturbare il bambino intento a giocare, come non vorremmo essere disturbati noi nelle nostre attività;
- non interrompere chi sta parlando;
- non sostituire il bambino nello svolgimento di questa o quella attività partendo dal pregiudizio di una incompetenza, incapacità o lentezza del bimbo, sono spazi in cui si radica la gentilezza costruttiva.
Non fare queste cose realizza un approccio positivo alla costruzione del rapporto gentile bambino-genitore e bambino-mondo.