Bambini e alta quota: altitudine neonati e bambini, consigli per vacanze in montagna
Bambini e alta quota: altitudine neonati e bambini per fasce d'età, consigli per monitorare i sintomi spia di un mal di montagna e come intervenire.
Che sia per i prati verdi in estate o per le cime innevate in pieno inverno, la montagna ha sempre un grande fascino per grandi e piccini. È opportuno però conoscere i rischi legati alle vacanze in alta quota per neonati e bambini. Il raggiungimento di altitudini elevate senza le dovute accortezze può causare disturbi al bimbo, tra cui il temibile “mal di montagna“: una patologia potenzialmente pericolosa ma evitabile.
- Bambini e alta quota: la montagna in sicurezza
- Come vestire i bambini in montagna d’estate, consigli
- Quali sono i rischi di portare i bambini a un’eccessiva altitudine
- Che tipo di montagna scegliere con i bambini
- Neonati e bambini in montagna: altitudini per fasce di età
- Quale altitudine non superare con neonati
- Come aiutare i bambini ad affrontare il cambio di quota senza malessere
- Come preservare la salute dei bambini in montagna
- Problemi di idratazione le regole d’oro per genitori
- Sicurezza in viaggio
Bambini e alta quota: la montagna in sicurezza
La sicurezza per i bambini in montagna è sinonimo di consapevolezza e attenzione nei confronti di tutti gli aspetti legati ai pericoli dell’alta quota. Tra questi, sole e freddo rappresentano un problema comune ma spesso sottovalutato.
La pelle di neonati e lattanti è particolarmente sensibile ai danni causati dall’esposizione alle radiazioni solari, dunque è sempre bene adottare le giuste misure protettive
- sia per la pelle esposta, applicando con costanza una crema protettiva idonea e utilizzando un cappellino;
- sia per gli occhi, con occhiali da sole adeguati.
Un’attenzione particolare va posta anche alle temperature che tendono a scendere all’aumentare dell’altitudine e che possono subire rapide variazioni. I bambini hanno infatti un sistema di termoregolazione non ancora pienamente efficiente, dunque sono maggiormente esposti al rischio di andare incontro all’ipotermia di quanto non lo siano gli adulti. In particolar modo i bambini più piccoli, che vengono trasportati negli appositi zainetti, sono maggiormente a rischio vista l’immobilità.
Come vestire i bambini in montagna d’estate, consigli
Per prevenire gli effetti del freddo è raccomandato utilizzare un abbigliamento tecnico, oppure vestirli a strati, in maniera da coprire o meno i bimbi a seconda dell’altitudine raggiunta e delle condizioni climatiche.
Quali sono i rischi di portare i bambini a un’eccessiva altitudine
Quando portiamo i nostri figli ad altitudini eccessive, o ad altitudini moderate ma troppo velocemente, si corre il rischio di sviluppare il cosiddetto mal di montagna acuto. Si tratta di una patologia più frequente nei bambini di quanto si possa pensare.
I dati in letteratura non sono molti ma alcuni studi parlano del 100% dei bimbi colpiti da sintomi, più o meno gravi, al raggiungimento di alte vette (oltre i 3000 metri).
I fattori di rischio maggiori sono:
- quota troppo elevata;
- ascesa rapida;
- basse temperature;
- pregresse infezioni respiratorie;
- condizioni fisiche provate;
- patologie malformative a carico di cuore o polmoni;
- suscettibilità individuale.
I sintomi, che compaiono dopo 4-12 ore dall’inizio dell’ascesa in quota, sono abbastanza aspecifici:
- irritabilità;
- condizioni generali abbattute;
- mal di testa;
- nausea;
- inappetenza;
- vomito;
- alterazioni del sonno.
A seconda dell’età, il bambino potrebbe non essere in grado di riconoscere e segnalare i sintomi che avverte, semplicemente apparirà più irritabile, sonnolento e in confusione.
Solo nei casi più estremi si possono sviluppare edema cerebrale e/o polmonare, con conseguenze anche irreparabili. Per tranquillizzare i genitori sottolineiamo che condizioni così critiche sono precedute da campanelli di allarme riconoscibili: cefalea, atassia, cambiamenti del comportamento, allucinazioni, confusione, disorientamento, riduzione del livello di coscienza, segni neurologici focali (fonte medicoebambino.com), pertanto è sufficiente avere cura di non trascurare ciò che il corpo del bambino condotto in montagna ci indica.
Aria di montagna e cause di possibili malesseri
La causa del mal di montagna acuto è da attribuire al fatto che in alta quota l’aria che respiriamo è meno ricca di ossigeno rispetto al livello del mare. Quando si sale di quota la pressione barometrica, e di conseguenza quella dell’ossigeno, si riduce. In pratica a 1500m c’è circa l’84% di ossigeno rispetto al livello del mare, a 2000m circa l’80% e a 3000 m circa i 2/3.
Con il raggiungimento di altitudini elevate la rarefazione dell’aria può provocare disturbi respiratori con una vera e propria ipossia (basso livello di ossigeno nel sangue) soprattutto se il sistema di scambio dell’ossigeno a livello polmonare è compromesso (come avviene per alcune patologie dell’apparato respiratorio) o non ancora pienamente efficiente (come nel neonato).
Al di la del “mal di montagna” altre problematiche minori potrebbero rendere spiacevole il cambio di quota.
La più comune è il semplice e apparentemente banale raffreddore. Portare i bimbi in montagna con il raffreddore può infatti creare disagio e dolore se le variazioni di altitudine sono troppo rapide. La causa è legata alla difficile compensazione della pressione nell’orecchio medio quando si raggiungono troppo rapidamente altitudini elevate, come avviene durante il decollo o l’atterraggio in aereo. La conseguenza è un vero e proprio trauma alla membrana del timpano (barotrauma). In condizioni normali questo brusco cambio di quota provoca solo una sensazione transitoria di “orecchio tappato” che si risolve rapidamente. Al contrario, in caso di congestione delle alte vie respiratorie, come nel raffreddore, si avverte un vero e proprio dolore che nei bambini più piccoli può manifestarsi con pianto e irritabilità.
Che tipo di montagna scegliere con i bambini
La scelta della meta montana andrebbe fatta tenendo in considerazione diversi fattori:
- altitudine: quanto più è elevata la quota da raggiungere tanto maggiore dovrebbe essere il tempo impiegato nella risalita cosicché l’organismo di grandi e piccini possa subire gradualmente le modifiche fisiologiche previste. Il consiglio è quello di prediligere mete che si collochino entro i limiti consigliati per età (vd. sotto);
- temperature: che si tratti del caldo estivo o del freddo invernale, le escursioni termiche non sono mai ben tollerate dai più piccoli. Al di là del soggiorno, nel pianificare le escursioni giornaliere è fondamentale tener presenti le condizioni meteo ed organizzare la giornata (e lo zaino) in modo che la temperatura corporea dei bambini possa essere garantita stabile, e che essi siano protetti dall’esposizione solare eccessiva e sempre ben idratati;
- resistenza e allenamento: la vacanza in montagna può essere una bellissima esperienza per tutta la famiglia, ricordiamoci però che i bambini potrebbero non essere allenati ad affrontare lunghe camminate e in montagna potrebbero mostrare segni di affaticamento molto prima degli adulti con aumento del rischio di incorrere in infortuni o nel mal di montagna acuto. Prestate sempre attenzione ai segnali del corpo dei bambini!
Neonati e bambini in montagna: altitudini per fasce di età
In generale l’altitudine massima consigliabile per i lattanti (età compresa tra 1 e 12 mesi di vita) non dovrebbe superare i 1500 – 2000 metri (m), mentre i neonati nei primi 30 giorni di vita non dovrebbero mai superare i 1500m.
- Prima dell’anno di età, indipendentemente dagli accorgimenti adottati, l’alta quota potrebbe infatti causare disturbi (sonno disturbato, inappetenza e irritabilità).
- Fino ai 2 anni una quota massima di 1500 metri è ben tollerata, anche per soggiorni prolungati.
- Per i bambini tra 1 e 2 anni ci si può spingere anche fino a 2500 metri purché lo si faccia gradualmente, ovvero prevedendo un periodo di ambientazione e acclimatamento, spostandosi preferibilmente a piedi ed evitando di trascorrere la notte ad alta quota.
- Tra i 2 e 5 anni si potrebbe anche salire oltre i 2500 metri, ma sempre con attenzione poiché i bambini potrebbero non saper descrivere l’eventuale malessere.
- Oltre i 5 anni vengono meno le limitazioni di quota e il rischio di malesseri è paragonabile a quello degli adulti.
In caso di bambini nati prematuri o affetti da patologie (soprattutto cardiache e respiratorie) è sempre necessario valutare i possibili rischi e le precauzioni da adottare con il proprio pediatra o con lo specialista di riferimento
Quale altitudine non superare con neonati
I bebè possono andare in montagna da subito dopo la nascita (pensiamo alle famiglie residenti in montagna) purché vengano rispettate le precauzioni per l’ascesa e non venga superato il limite dei 1500m. Nel caso in cui sia necessario raggiungere altitudini elevate per l’età e soggiornare per lunghi periodi, è bene far valutare da un pediatra la crescita del bambino, le funzioni cardiache e respiratorie con costanza.
Cosa succede se portiamo il neonato a un’altitudine sbagliata
Se un neonato o un lattante supera l’altitudine massima raccomandata potrebbe iniziare a manifestare una sintomatologia aspecifica (irritabilità, sonnolenza e inappetenza) regredibile con la discesa a valle. A seguire, se non si provvede ad una tempestiva discesa, possono insorgere difficoltà respiratorie (respiro superficiale) e confusione mentale.
Come aiutare i bambini ad affrontare il cambio di quota senza malessere
Il cambio di quota dovrebbe essere lento e graduale così da permettere ai più piccoli di adattarsi al cambiamento pressorio e alla rarefazione dell’aria. In caso di raffreddore piccoli accorgimenti che favoriscono la deglutizione (es. offrire il seno o, se questo non è disponibile o possibile, il ciuccio o il biberon) permettono di migliorare la compensazione della pressione nell’orecchio medio evitando la fastidiosissima sensazione di orecchio ovattato.
Come preservare la salute dei bambini in montagna
Vivere serenamente la montagna con i bambini e divertirsi è possibile, purché si tengano a mente pochi consigli per evitare spiacevoli conseguenze.
Suggerimenti per evitare problemi di salute:
- La prima indicazione è quella di non andare oltre i 2000 metri sotto i 2 anni di età e di passare in maniera graduale dai 1500 ai 2000 metri evitando seggiovie, funivie e cabinovie.
- Adattamenti a “piccoli step”: muoversi in auto, quando possibile, oppure a piedi permette di fare brevi soste di adattamento. Se necessario raggiungere quote estreme è ancor di più fondamentale prevedere una risalita lenta e graduale garantendo i tempi di acclimatamento.
- Niente sbalzi: soste prolungate con almeno una notte di pernottamento e un giorno di pausa ogni 1000 metri fino ai 2500 metri, 300 metri al giorno di risalita per quote superiori ai 3000 metri. In ogni caso, all’eventuale comparsa dei sintomi, o se semplicemente il bambino appare diverso dal solito, è raccomandato iniziare una graduale discesa verso quote più basse e consultare un pediatra o un medico.
Problemi di idratazione le regole d’oro per genitori
A partire dai 6 mesi (quando il latte non è più alimento esclusivo) è importante garantire una corretta idratazione, offrendo di tanto in tanto acqua da bere, per migliorare l’adattamento del piccolo alle nuove condizioni climatiche e atmosferiche.
Sicurezza in viaggio
È importante anche programmare per tempo un piano di emergenza che permetta di scendere in tempi stretti o comunque trovare assistenza sanitaria e trasporto in caso di necessità. Predisponete l’itinerario del viaggio in modo da garantire sempre il benessere di tutta la famiglia!
In ogni caso, osservare il bambino, porlo nelle condizioni ideali, riconoscerne i limiti ed eventualmente individuare precocemente la sintomatologia è lo strumento più importante per prevenire il mal di montagna. Se avete dubbi sulle condizioni di salute del bambino non esitate mai a contattare un medico.