Fare il bagno dopo mangiato: si può o è pericoloso?
Fare il bagno dopo mangiato si può. Temperatura dell'acqua, tipo di pasto, immersione graduale, osservare i bambini: le regole per evitare incidenti.
Il motivo per cui i genitori vietano ai bambini di fare il bagno dopo mangiato è la paura della congestione: temono, cioè, che l’immersione in acqua, per effetto della differenza tra la temperatura dell’acqua stessa e la temperatura dello stomaco, blocchi la digestione causando un più o meno grave malessere.
- Congestione, malore a mare, pericolo di annegamento
- Mai fare il bagno dopo mangiato: mito da sfatare o precauzione?
- Bagno dopo mangiato: aspettare 3 ore?
- Che cos’è la congestione
- Fare il bagno dopo mangiato: le regole per mantenere la nostra temperatura corporea
- Mangiare in acqua
- Fenomeno detto idrocuzione
- L’esperienza delle mamme
Congestione, malore a mare, pericolo di annegamento: quando si tratta piuttosto di cultura
Secondo l’idea radicata nei genitori, l’afflusso di sangue allo stomaco per favorire il processo digestivo esporrebbe di più allo choc termico. Questa idea spaventosa che associa la congestione all’immersione nell’acqua del mare, del lago o della piscina è, in larga parte, una suggestione culturale proveniente dalle nostre mamme e dalle nostre nonne.
A riguardo della congestione e del pericolo di annegamento come sua conseguenza, per prima cosa va detto che, a fronte di un pasto frugale consumato in spiaggia e considerate le temperature dei nostri mari, comunemente per fare il bagno in sicurezza, con l’accortezza di entrare in acqua piano piano, non è necessario che trascorrano le 3 lunghe ore della nonna!
Mai fare il bagno dopo mangiato: è un mito da sfatare o è una giusta precauzione?
La congestione intesa come pericolo assoluto di fare il bagno dopo mangiato non trova alcun conforto nella medicina e nella scienza, provate a cercare sulle riviste scientifiche o nelle enciclopedie di medicina e lo scoprirete!
In particolare nella nostra cultura, le madri obbligano i propri figli ad attendere che la digestione sia terminata prima di consentire loro di fare un bel bagno al mare, in piscina o al lago che sia. La cosa curiosa è che questa attesa tende a variare nelle diverse parti del mondo: si va, infatti, dalle nostre 2 ore, ai perentori 30 minuti degli anglosassoni, alle 3 ore dei cubani. Invece, come è ovvio, la digestione è uguale a tutte le latitudini.
Analizzando la letteratura internazionale non vi è supporto scientifico a questa tesi, né linee guida ufficiali che impongano un tempo definito tra pasto e abluzione.
Bagno dopo mangiato: è indispensabile che uno aspetti 3 ore prima di ogni tuffo?
Una delle ragioni riferite dalla “vox populi” a giustificazione del ritardare il bagno dopo mangiato, farebbe riferimento a ciò che avviene fisiologicamente tra stomaco e intestino dopo il pasto, ovvero il dirottamento dell’afflusso sanguigno verso l’intestino in digestione, a discapito del muscolo impegnato nel nuoto, con conseguente affaticamento e crampi.
Di fatto il nostro apparato cardiovascolare è perfettamente in grado di fare fronte alle due necessità contemporaneamente.
- Valutate le condizioni meteorologiche,
- a una normale temperatura dell’acqua,
- se non abbiamo consumato un pasto domenicale,
- e se ci immergiamo in acqua gradualmente, fare il bagno dopo mangiato non può provocare un arresto della circolazione sanguigna nell’addome e, quindi, non è nulla di mortale.
È evidente che poi a fare la differenza è il tipo di attività fisica che ci disponiamo ad attuare. In tal senso, diciamo che subito dopo un pasto abbondante non è il caso per un bimbo di 10 anni di fare una gara con il fratellino di 7 a chi arriva prima alla boa, ma giocare sulla riva e nuoticchiare non ha realmente controindicazioni. Come, se si è appena consumato un pasto, non è il caso di imitare i tuffatori sportivi che si lanciano in acqua in un millesimo di secondo.
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Che cos’è la congestione: da definizione scientifica a mito da sfatare
La cosiddetta congestione altro non è, per definizione, che un blocco intestinale legato al cambiamento repentino di temperatura entrando in acqua, che può abbinarsi o meno al riflesso vagale causato dallo shock termico che porta fino alla perdita di coscienza.
Che cos’è il riflesso vagale e cosa ha a che fare col bagno dopo aver mangiato
Il riflesso vagale, in termini semplici, determina una rapida riduzione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca che possono condurre a una cattiva irrorazione e ossigenazione del cervello sino a determinare lo svenimento dell’individuo che ne è colpito.
Questo specifico riflesso può conseguire a numerose stimolazioni, nella fattispecie della congestione è di evidenza che dietro vi sia uno choc termico. Resta improbabile che a temperature come le nostre e con le accortezze sino ad ora descritte questo possa avvenire; viceversa qualora il bagno fosse preso nelle acque gelide di un mare non nostrano, dopo aver mangiato e con un bel tuffo tra i ghiacci della Groenlandia, per esempio, sarebbe possibile quanto appena descritto.
Anche in questo caso, non è tanto la distanza dal pasto, quanto il tipo di pasto, la temperatura dell’acqua rispetto a quella esterna e la rapidità d’immersione che contano. A questo scopo, probabilmente, l’indicazione più giusta è di non fare pasti troppo ricchi in grassi e proteine (che necessitano una digestione lunga e laboriosa), ma preferire carboidrati, come un piatto di pasta semplice o un bel panino con i pomodori.
Fare il bagno dopo mangiato: le regole per mantenere la nostra temperatura corporea
Bisogna ricordare che la probabilità che un malore sia causa di annegamento è molto ridotta. Secondo una indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, infatti, la maggior parte dei decessi per annegamento ha luogo per:
- imperizia,
- condizioni balneari sfavorevoli (nello specifico forti correnti e condizioni di mare agitato),
- consumo di alcolici (se parliamo di giovani adulti),
- mancato controllo da parte di genitori (per quanto riguarda i bambini, in particolare sotto i 5 anni),
- mentre il malessere è associato ad annegamento, quasi unicamente, nella classe over-50.
Il problema della sicurezza in acqua, a cosa prestare attenzione
In sintesi, per ridurre al minimo il rischio di incidenti al mare o in piscina è fondamentale seguire poche e precise regole:
- non perdere mai di vista i bambini quando sono in acqua, specialmente se non hanno ancora una buona acquaticità e sono sotto i 5 anni;
- monitorare le correnti e la profondità dell’acqua;
- far bagnare i piccoli gradualmente, in particolare modo nel caso di acqua fredda;
- offrire, prima del bagno, pasti leggeri prevalentemente a base di carboidrati.
Mangiare in acqua, se così facessimo la digestione comincerebbe immersi nel liquido e non vi sarebbe altro pericolo?
Anche rispetto all’idea di consumare il pasto in acqua non esistono evidenze scientifiche. Resta salva la certezza che una immersione graduale in acqua dopo avere consumato un pasto molto leggero e alle consuete temperature del nostro Bel Paese non provoca alcun rallentamento della digestione.
Fenomeno detto idrocuzione, a cosa si riferisce questo termine
Il fenomeno detto idrocuzione riguarda lo choc termico determinato dalla immersione in acqua fredda (molto più fredda della temperatura esterna e corporea) di un corpo mentre è in corso il processo digestivo. Da un punto di vista medico, questo contrasto termico rende più lenti i processi digestivi, determina vasocostrizione e alterazioni capaci di interferire con i centri di regolazione delle funzioni cardiache e respiratorie.
Ma, cari genitori, come abbiamo fin qui spiegato se si fa il bagno dopo un pasto leggero, se le condizioni del mare sono buone e le temperature comuni, se si entra in acqua con gradualità e non ci si cimenta in pratiche sportive eccessive resta improbabile che venga compromessa la digestione o la frequenza cardiaca e le funzionalità respiratorie.
In conclusione la congestione è un processo complesso e più raro di quanto la nostra cultura non ci induca a credere.
Aspettare ore prima di fare il bagno: cosa insegna l’esperienza delle mamme
Le mamme e i papà ben sanno che trattenere i bambini all’ombra è difficile, spesso nell’attesa del bagno corrono sotto il sole, senza considerare che le temperature in spiaggia sono estremamente elevate. Scientificamente la sabbia chiara riflette i raggi del sole e, pertanto, il calore arriva dal cielo e dalla terra.
Avere paura della digestione in corso e perciò restare a patire al caldo è più pericoloso che fare un bagno dopo mangiato?
Probabilmente sì. È più facile esporre il bambino a un colpo di calore che non a una congestione. Le regole per evitarlo restano controllare l’idratazione, favorirla offrendo spesso da bere al bambino e ovviamente evitando bevande troppo fredde o peggio ghiacciate (è più facile scatenare una congestione ingerendo liquidi freddissimi che non facendo un bagno in mare). Un buon bagno in mare, secondo le regole di sicurezza, mette al riparo anche da questo!