Skip to content

Svezzamento

Bambini che non mangiano durante lo svezzamento

Bambini che non vogliono farsi svezzare: cosa devono fare i genitori se il bambino rifiuta il cibo?

Pubblicato il 26.02.2020 e aggiornato il 15.09.2021 Scrivi alla redazione

Il tempo dello svezzamento è un periodo molto impegnativo per la famiglia, in particolare per la mamma. All’entusiasmo per questa nuova esperienza si affiancano spesso problemi di carattere pratico e psicologico che lo rendono, a volte, particolarmente difficile. Questo passaggio ha insito il concetto del “cambiamento” e non riguarda soltanto le abitudini del bambino. Infatti, durante lo svezzamento si elabora una nuova relazione tra madre e figlio, una separazione-allontanamento, che può risultare difficile sia al piccolo che alla sua mamma. Intanto il bambino perde progressivamente il riflesso di protrusione della lingua, che era quello che gli permetteva un allattamento facilitato, per passare alla retroversione della lingua per favorire la deglutizione dei cibi solidi. La coppia mamma-bambino, a dispetto delle intenzioni della prima e dell’età del secondo (6 mesi), non sempre è pronta e propensa al cambiamento. Le difficoltà possono manifestarsi attraverso un rifiuto dei cibi solidi a cui, inevitabilmente, segue la malcelata frustrazione della madre che non comprende questo comportamento. Non si tratta quindi sempre di un periodo facile, ma se lo spogliamo della solennità e rigidità che lo ha caratterizzato per anni, diventerà un periodo di crescita e conoscenza per il piccolo e la sua famiglia.

Cosa devono fare i genitori se il bambino rifiuta il cibo?

“Se il bambino rifiuta il cibo, non bisogna scoraggiarsi, ma anzi è importante chiedersi il perché. Da sempre abituato a mangiare a contatto con il corpo materno, è normale che si opponga a uno stacco repentino: è bene dunque guidare il cambiamento con dolcezza, magari collocando il momento della pappa in un orario in cui sono presenti entrambi i genitori”

Dott.ssa Margherita Caroli – Medico Pediatra

Perché a volte il bambino rifiuta lo svezzamento?

Forse non è ancora neurologicamente pronto

Il famoso movimento della lingua che nei primi mesi si porta in fuori potrebbe dare l’impressione che il piccolo rifiuti il cibo. Infatti, è tipico dei primi tempi il movimento ripetuto di raccogliere la pappa che fuoriesce dalla bocca per offrirla nuovamente. Poco male se il bambino non è infastidito dalla ripetizione e se la mamma pazienta senza considerarlo un rifiuto volontario del cibo, è per lui il momento di prendere confidenza con il cucchiaino e imparare a gestirlo, magari sbagliando.

Forse ha scarso appetito, è sazio

Si pensa allo svezzamento come a un momento in cui quantità precise di alimenti devono essere assunte dal piccolo. Ma non è mai così. Durante questo periodo, che è molto diverso da bambino a bambino, le quantità sono molto variabili perché il piccolo continua ad assumere latte, che è un alimento a tutti gli effetti. Quindi, soprattutto quando prende il latte materno, non insistiamo perché finisca tutta la pappa. Non perdiamo di vista il fatto che questo periodo corrisponde a un passaggio graduale dal solo latte a quello con latte più alimenti solidi per cui il bambino deve essere libero, e sappiamo che è in grado di farlo, di gestire il suo appetito. Il rispetto per il bambino e i suoi tempi sono la base di un divezzamento sereno. Quindi no forzature perché il piccolo potrebbe essere sazio. Un buon consiglio è quello di non eseguire la poppata almeno 3 ore prima la somministrazione del pasto solido

Forse non gradisce sapori nuovi

Potrebbe essere che il bambino non apprezzi il gusto salato o il dolce diverso dal latte. È questa una situazione frequente che richiede solo perseveranza. Non bisogna arrendersi, una sospensione di alcuni giorni, lontano da pappe e cucchiaini, potrebbe essere utile. Naturalmente anche il gusto del piccolo si deve gradualmente formare attraverso ripetuti assaggi. Questo vuol dire che, senza insistenze, dobbiamo riproporgli quegli alimenti che riteniamo utili alla sua salute e che pian piano gli diverranno graditi.

Forse non vuole staccarsi dalla mamma

Il passaggio da un contatto strettissimo con il corpo della mamma a una visione frontale nella somministrazione della pappa potrebbe essere un trauma per il piccolo che da sempre ha associato il cibo alla mamma. È buona norma rassicurare il bambino con sorrisi e ancora sorrisi e poi carezze e sguardi che gli facciano sentire che la mamma è lì e che non è cambiato nulla nella loro relazione. La seduta difronte inaugura un nuovo periodo nella vita del bambino, quello della convivialità, della condivisione. Per questo è importante che impari fin da subito, cioè non appena è in grado di mantenere la schiena diritta, a stare alla tavola dei grandi, all’inizio come spettatore e dopo qualche mese come attore protagonista. Cinque passi inevitabili: osservare, assaggiare, sorridere, imparare, condividere!

Forse gli alimenti solidi gli sono estranei

Il bambino fino ad ora non ha riconosciuto altro se non la tetta e/o il biberon. Per facilitare l’incontro con i nuovi alimenti e favorirne l’autonomia è fondamentale fargli toccare il cibo, farlo sporcare, giocare, farlo diventare parte attiva di questa nuova esperienza. Familiarizzare con consistenze, colori e odori è il primo passo che traghetterà il bambino verso quello che sarà l’impegno e il piacere di tutta la vita: mangiare. Per insegnare la buona educazione a tavola c’è sempre tempo.

Forse all’inizio non riconosce la madre come dispensatrice di alimenti diversi dal latte

Durante il divezzamento non sono solo due i personaggi della rappresentazione, il papà ha un ruolo essenziale di sostituzione della mamma, soprattutto nel caso in cui la relazione mamma-bambino è troppo intima. Con la sua presenza il papà mostra che ci si può alimentare in modo diverso, rassicura la mamma sul suo operato, rafforza la sua relazione con il bambino ristabilendo il giusto equilibrio tra le parti all’interno della famiglia. Tutta la famiglia partecipa con gioia a questo cambiamento ed il bambino deve sentire la vicinanza di tutti.

Forse siete stati troppo insistenti nel proporgli i nuovi alimenti

Purtroppo lo svezzamento spesso coincide con l’ingresso del piccolo al nido e l’allontanamento della mamma per il rientro al lavoro. Così scatta il pensiero più frequente: “se mi rifiuta la pappa come si alimenterà?” e “non mangia si indebolirà”. Questo porta a insistere con le pappe, a forzare con il cucchiaino e a manifestare disappunto e preoccupazione. Invece, l’insistenza, e questo si può dire ad ogni età, genera maggiore resistenza. Il cibo non è visto dal piccolo come qualcosa di buono ma come ciò che fa arrabbiare la mamma e lo infastidisce. Il pasto viene assimilato a un momento negativo che non porta con sé gioia e che quindi è meglio rifiutare.

Forse il cibo è stato usato in modo improprio

Quante volte con i bambini più grandicelli usiamo le espressioni: “se mangi ti faccio vedere il cartone”, “se fai il bravo ti dò una cosa buona”. Il cibo è usato con carattere intimidatorio e ricattatorio e questo spesso si fa anche durante lo svezzamento. “Purché mangi” è il pensiero di molti genitori che durante lo svezzamento distraggono Il bambino dal cibo. Invece, il pranzo, a cominciare dal divezzamento, dovrebbe avere un momento tutto suo di serenità, condivisione e scoperta. Il bambino deve capire che “quando si mangia, si mangia e basta”. Ogni attività deve avere il suo spazio, a maggior ragione quando è così importante per la salute psicologica e fisica di un individuo.

Lo svezzamento copre un periodo di tempo non facilmente definibile che varia da bambino a bambino o meglio da famiglia a famiglia. È una fase transitoria in cui pazienza e dolcezza dovrebbero costituire gli ingredienti principali per far scoprire ai bambini il piacere di una sana e corretta alimentazione. Questo è l’unico modo che abbiamo di dare salute ai nostri figli, tutti i giorni, più volte al giorno.

Con la supervisione di:

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea Vania Pediatra