Pedagogia

Capricci dei bambini: Servono poche regole chiare e coerenti

Bambini capricciosi? Intorno ai 2 anni i bambini entrano nella cosiddetta fase oppositiva: strilli disperati mai sentiti prima, sbalzi umorali improvvisi, atteggiamenti violenti come scalciare o rotolarsi a terra, facile degenerazione in urla e “isteria” sono solo alcune delle trasformazioni del bambino a cui gli adulti assistono sconcertati e spesso irritati.

Pubblicato il 13.01.2021 e aggiornato il 12.06.2021 Scrivi alla redazione

I genitori sono soliti chiedersi perché i bambini fanno i capricci e soprattutto perché tutti i bimbi del mondo entrano nella fase oppositiva, cioè quella capricciosa, proprio intorno ai 2 anni d’età.

Tra i 2 e i 3 anni, a seconda della maturità del bambino e della soggettività della sua fase evolutiva, interviene un importante cambiamento: il cucciolo d’uomo incomincia a riconoscere se stesso.
Il bimbo si distingue dalla mamma attraverso la percezione di proprie sensazione ed emozioni, ma anche attraverso una nuova consapevolezza dei propri pensieri.

È questa l’età in cui il bambino inizia a riflettere su ciò che si muove intorno a lui; anche se il pensiero critico è ancora lontano, il piccolo già osserva, metabolizza, imita, ripensa e comprende. In questa fase i bambini capiscono che le azioni hanno delle conseguenze.

All’osservazione segue la sperimentazione: il bimbo tra i 2 e i 3 anni mette alla prova le sue prime idee e lo fa per comprendere quali sono i limiti del suo agire, entro che spazio può muoversi e secondo quali “regole”.

I terribili 2 anni: comincia la fase dei NO (fase oppositiva)

Il bambino tra i 24 e i 36 mesi, quando è alla ricerca di sé e del suo campo di azione nel mondo, spesso sperimenta l’agire attraverso i No. Qual è il perché di tutti questi No?

Il genitore e le sue regole sono i limiti contro cui il bimbo si scontra, mentre i No rappresentano delle piccole sfide che il bimbo lancia all’adulto per capire qual è il limite di ciò che gli è consentito fare. Questo periodo di opposizione dura almeno fino ai 36 mesi diminuendo in misura proporzionale alla soddisfacente crescita emotiva del bimbo.

I bambini capricciosi cercano un confronto col mondo, non sono monelli o cattivi, non sono nemmeno vendicativi o furbi, sono solo bambini che mettono alla prova il proprio IO, un IO nascente.

È ovvio che un bimbo molto piccolo, tra i 2 e i 4 anni, non può essere capace di mantenere la calma, non conosce la diplomazia e fatica ad adattarsi a schemi complessi e nuovi, mancando peraltro di senso critico e di empatia.
Un adulto deve tenere conto del fatto che senso critico ed empatia, in modo particolare, sono fondamentali per rimanere presenti a se stessi anche quando ci si relaziona con gli altri e in contesti “avversi”.

Tutto ciò considerato, è facile che un bambino si senta disorientato, ceda alla rabbia, perda la calma, si lasci sopraffare dallo stress. Ogni situazione nuova può trasformarsi in una prova di forza per determinare se stesso e i propri limiti. Per esempio, un bimbo piccolo può fare i capricci a tavola anche semplicemente dinanzi a una pietanza nuova.

Come educare i bambini capricciosi

Prima di pensare alla soluzione dei capricci, teniamo ben presenti alcuni punti fermi:

  1. non può esserci crescita senza capricci,
  2. il capriccio si manifesta quasi improvvisamente intorno al secondo anno di vita a causa del fiorire dell’IO,
  3. se ben gestiti, i capricci “rientrano” progressivamente,
  4. dai 4 anni fino alla scuola primaria i capricci sono più sporadici e gestibili.

Bambini capricciosi tra i 6 e i 7 anni

I capricci possono ritornare insistenti tra i 6 e i 7 anni ovvero in concomitanza con il nuovo ciclo scolastico: il grembiulino nuovo è sinonimo di regole sociali più ferree, di condivisione di spazi e interessi, senza contare le prime esperienze con compiti e voti.
Gli adulti devono tenere conto del fatto che non tutti i bambini aderiscono a questi cambiamenti in modo pacifico e senza stress.

Bambini capricciosi a 10-12 anni

La vera esplosione dei capricci arriverà nella preadolescenza e nell’adolescenza. Tra i 10 e i 12 anni possiamo ancora parlare di bambini capricciosi, a quest’età è lo spirito critico a fare la grande parte del lavoro, c’è una forte pressione alla crescita e un’ansia di autodeterminazione.
A partire dalla scuola secondaria di secondo grado, non si potrà più parlare di bambini capricciosi, si tratterà di risolvere i disagi di ragazzi alla ricerca della loro identità adulta, spesso sconvolti profondamente da una tempesta ormonale e sentimentale.

La natura dei capricci dei bambini dipende certamente dall’età e l’approccio del genitore deve variare a mano a mano che il figlio cresce: il minimo comune denominatore nella gestione dei capricci dei figli deve, però, essere la calma di mamma e papà.

Come gestire i capricci dei figli?

La risposta migliore a questa domanda è semplice: “Usare sempre la calma!”
I capricci, siano essi quelli di un bimbo piccolo o di un ragazzino ribelle, vanno sempre gestiti tenendo conto del benessere del figlio. Urlare o arrabbiarsi a propria volta non serve, all’opposto apre un circolo vizioso capace di coinvolgere l’intero nucleo familiare. Ricordate che un capriccio risolto in una lite allontana genitori e figli, mentre uno risolto in pace rappresenta un’occasione di avvicinamento e unione.

Capricci dei bambini e cedimenti dei genitori: il valore educativo del No imposto dall’adulto

Dire sempre di sì a ogni richiesta del figlio non è una valida risposta alle sue esigenze di crescita, il bambino va anche educato ai No.

In molte circostanze il No di un genitore ha un valore educativo e rappresenta uno strumento di supporto nella crescita dei figli.
Il NO è educativo quando:

  • quando non oppone un fermo rifiuto minaccioso e punitivo, ma rappresenta la traduzione concreta di un buon comportamento già dimostrato e praticato in famiglia;
  • quando la casa è disciplinata da stabili regole a misura di bambino, messe in pratica con educazione, nel reciproco rispetto e con continuità;
  • quando tra genitori e figli il rapporto si basa su patti chiari.

Con i bambini capricciosi servono poche regole, chiare e coerenti.

Dott.ssa Pediatra Margherita Caroli

Ragioniamo attraverso un esempio pratico

Se il bambino sa che a casa le luci si spengono alle 20.00 e a quell’ora si va dormire, non può chiedere di giocare alle 19.40 quando dovrebbe, invece, lavare i dentini.
Il No del genitore dinanzi a questa richiesta sarà un “precetto educativo” perché si fonderà su una regola stabile (quella dell’ora della nanna), condivisa e applicata in casa e pienamente comprensibile al bambino.

La stessa Dottoressa Caroli ricorda che “A un anno e mezzo, due anni di età, il bambino comprende che è un’entità diversa dalla mamma o dal papà e vuole mettere alla prova il proprio potere”, è normale che i bambini in questa fase facciano i capricci. Il genitore del duenne (come dicono le mamme) deve segnare il confine entro cui il bambino può muoversi in serenità e sicurezza. Per farlo servono regole confortanti per il bimbo, che gli consentano di sperimentare se stesso e di raggiungere un buon grado di autonomia restando in armonia con la famiglia. Le regole sono un presidio anti-capriccio.”

Assecondare i capricci dei bambini per farli smettere di piangere: sì o no?

Secondo la dottoressa Caroli “Non bisogna accontentare sempre i bambini, perché è attraverso i ‘no’ che imparano a crescere e a rapportarsi con gli altri. Ma allo stesso tempo dire sempre ‘no’ è sbagliato, perché è come se il bambino non avesse alcun diritto. Va trovata una via di mezzo, caso per caso e capriccio per capriccio, dando al bambino poche regole semplici, coerenti e comprensibili, in cui l’eventuale punizione sia proporzionata al cattivo comportamento. Altrettanto sbagliato minacciare e non punire, così si perde ogni credibilità agli occhi del proprio figlio, che senza l’autorità dei genitori rischia di diventare prepotente, maleducato e aggressivo”.

Bambini capricciosi e prepotenti: cause e i rimedi

Se nei bambini molto piccoli i capricci dipendono dall’affermazione dell’Io e sono prove di forza volte a comprendere qual è il loro spazio di autonomia e gestione del sé, in età scolare, a 6 o 7 anni, i capricci possono dipendere anche da fattori esterni:

  • eccessivi oneri a carico del bambino;
  • ambiente scolastico non accogliente;
  • bisogno di canalizzare le energie;
  • mancanza di una routine ordinata.

I bambini hanno diritto a esprimere se stessi in un ambiente sereno. La scuola primaria non è solo un luogo di formazione “finalistica” (non si va a scuola solo per imparare a scrivere e a far di conto), pertanto è essenziale che in questo spazio il bambino senta di avere e acquisire libertà espressive.
Se eccessivamente forzato, svilito o mortificato, il bimbo potrebbe rispondere con comportamenti oppositivi (non studio, non scrivo, non leggo, ecc.). Questi non sono propriamente capricci, si tratta piuttosto di richieste di attenzione.

I capricci possono essere una risposta allo stress: ricordatelo!

È sbagliato sovraccaricare il bambino di impegni, un bimbo ha diritto alla noia, a momenti di gioco autonomo, a passeggiate in libertà senza una meta. Un’agenda troppo fitta può innervosire i bimbi e anche qui la risposta può essere quella di comportamenti fortemente oppositivi. Questo rischio si corre a tutte le età, in particolare tra i 6 e i 7 anni le mamme possono cadere nella trappola del troppo carico (scuola, doposcuola, chitarra, calcetto, danze, inglese e, infine, arriva lo stress).

All’opposto un bambino che non ha alcun impegno può avere bisogno di canalizzare le sue energie, e lo sport, in tal senso, fa miracoli!

Tutte le mamme e tutti i papà sanno cosa significa avere a che fare con bambini prepotenti e capricciosi, quella di affrontare i capricci è un’esperienza tipica dell’essere genitore.

Anche la progressione del capriccio è praticamente sempre uguale, spesso lo sono persino i comportamenti (sbagliati) degli adulti.

Come si evolvono i capricci dei bambini

  • Broncio del bambino;
  • Occhio che guarda via via sempre più in cagnesco;
  • Se il bambino è piccolo, 2 o 3 anni, qualche pugnetto che batte il braccio del genitore. Se il bambino è grande, tra i 10 e i 12 anni, qualche parolina provocatoria;
  • Ripetizione della richiesta in modo ossessivo;
  • Prima lacrimuccia seguita da pianto inconsolabile. A seconda dell’età il pianto può accompagnarsi con piccole strilla ossessive del genere “lo voglio” o “non lo voglio” o “cattivo/a” oppure con accuse del tipo “tu mi vuoi comandare” (tipiche del pre-adolescente);
  • Grida sempre più acute, in alcuni casi una passeggera crisi isterica;
  • Eventuale rotolamento sul pavimento se il bimbo è piccolo oppure oggetti gettati in terra, come i libri di scuola, se il bimbo è un preadolescente;
  • Impossibile resistere a tanto dolore per il genitore che cede e ritira la punizione, facendo scomparire nel nulla il No e il suo atteggiamento deciso tenuto fino a un attimo prima;

Ovviamente appena il genitore “batte in ritirata” la sintomatologia del bambino rientra e il capriccio ha fine. Ma sia chiaro che dinanzi a un genitore che si ritira è il bambino a uscire vincitore dalla prova di forza.

Il cedimento del genitore è un pericolo a tutte le età

Il messaggio che arriva al figlio è il seguente: mi sono arrabbiato perché hai sbagliato, ma non posso vederti stare male e così non ti faccio “pesare” l’errore. Non va affatto bene!

Cedere ai capricci dei figli non equivale al perdono. Al contrario, finisce con l’essere una occasione mancata di crescita per il bambino o il ragazzino che dovrebbe prendere atto dei suoi comportamenti sbagliati per superarli.
E qui non conta a che età si verifichi il capriccio o perché: la coerenza del genitore è sempre fondamentale.

I bambini hanno bisogno di punti fermi nella loro educazione, devono sapere che se i genitori hanno stabilito delle regole queste vanno rispettate e che, soprattutto, nessuna esibizione “capricciosa” potrà far loro cambiare idea. Servono pochi importanti principi sui quali nessun tentativo di corruzione deve avere la meglio.

Come possiamo calmare il bambino in “fase acuta di capricci”?

  • Guardate il bambino negli occhi,
  • curatelo col vostro abbraccio,
  • rassicuratelo sul fatto che mamma e papà gli vorranno sempre bene,
  • ricordategli le cose in cui è bravo.

Sono questi i modi efficaci per restituire la calma a un bimbo arrabbiato.

Un bambino in crisi acuta non è in grado di astrarre il momento che ha vissuto dal dolore e non è razionale. Solo quando si sarà calmato potrà riflettere sui suoi errori.

Come reagire ai capricci? I 4 consigli più importanti

I capricci fanno parte della vita dei bambini e di quella dei genitori e vanno gestiti adeguatamente, dinanzi a un capriccio:

  1. sforzatevi di inquadrarne la causa scatenante e originaria,
  2. non fossilizzatevi sulla reazione ma sui motivi che l’hanno determinata,
  3. calmate il bambino, infatti è del tutto inutile cercare di dare spiegazioni importanti a un bambino in crisi,
  4. non cedete ai ricatti morali, anche una punizione o un No sono parte dell’educare.
Capricci dei bambini: servono poche regole chiare e coerenti

Bambini capricciosi a 2 anni [i terribili 2]

Dai 2 ai 4 anni il bambino entra nella cosiddetta fase oppositiva, la terribile età dei No ( “the terrible twos” dicono gli inglesi “i terribili 2). Inizia, per il bambino, la necessità si affermare la propria identità personale. Il bambino di 2 anni fa i capricci, o ha attacchi di rabbia, o perché avrebbe voluto svolgere un compito da solo e non vi è riuscito (frustrazione da prestazione) oppure perché sta sperimentando i limiti dei suoi spazi di azione (frustrazione da adeguamento alle regole).

Bambini capricciosi a 6 anni

I capricci a 6 – 7 anni dipendono dall’adattamento del bambino alla socialità: con l’ingresso alla scuola dei grandi il cucciolo d’uomo deve fare i conti con un nuovo complesso di regole e principi. Educazione dialogante, uso empatico del linguaggio e abbraccio: ecco come superare i capricci in queta nuova fase oppositiva dello sviluppo del bambino.

Metodo Montessori e capricci: comprenderli e gestirli

I capricci non esistono! Almeno non per come comunemente vengono considerati, ovvero come mera opposizione del bambino agli adulti e\o resistenza alle regole. Secondo Maria Montessori esistono, invece, bisogni ed esigenze del bambino, impulsi emotivi capaci di limitare i capricci e di consentire all’adulto di  gestirli. L’osservazione del bambino e la conoscenza dei suoi bisogni emotivi consentono una crescita sana e senza capricci