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Pedagogia

Morsi e graffi: bambini che mordono, che fare

Come risolvere il problema morsi e graffi: 5 consigli per genitori in caso di bambini che mordono: non punire né mortificare, ma scoprire le emozioni.

Pubblicato il 16.11.2023 e aggiornato il 16.11.2023 Scrivi alla redazione

Al nido e alla scuola dell’infanzia i bambini che “si esprimono a morsi” vengono etichettati come “bambini morsicatori” e il morso (pure quello occasionale) viene guardato con sospetto, tacciato di essere l’azione violenta di un bambino aggressivo, se non addirittura bullo.

Il bimbo che morde non é violento né bullo, chiariamolo subito e con la precisazione che nella fascia d’età 0-6 anni il bullismo non esiste! Il bambino del nido e della scuola materna, ancora fortemente concentrato su di sé e assorbito dalle sue emozioni e dai suoi bisogni, non è sufficientemente capace di prevedere il male e esercitarlo volontariamente contro gli altri per cagionare loro sofferenza.

Spogliamo morsi e graffi dai pregiudizi degli adulti

Siamo assuefatti dalla valutazione dei comportamenti secondo i nostri canoni da adulti, pertanto tendiamo a ricondurre morsi, graffi e spintoni indistintamente sotto l’ombrello della violenza e del socialmente sconveniente; così dinnanzi ai bambini morsi o morsicatori noi genitori abbiamo una reazione emotiva scomoda e di disagio. Il morso nel bambino è, però, lontano dall’accezione culturale che “disorienta” noi adulti.

È a causa di questo retaggio culturale che risulta molto difficile comunicare alle famiglie che un bambino è stato morsicato o graffiato da un altro, come risulta difficoltoso comunicare che il bambino ha addentato o graffiato un compagnetto di classe.

Comunemente la reazione dei genitori o il messaggio sul gruppo delle mamme ha un tenore simile a questo: “In classe c’è un bambino che morde“, col sottinteso socio-culturale della “repulsione” di un simile comportamento. Nei genitori del “bambino aggressore”, invece, si scatena un sentimento pericoloso: una vergogna mista a rancore verso il figlio e a disagio verso gli altri genitori. Da queste emozioni nasce la falsa idea di essere manchevoli e quindi affiora un logorante senso di inappropriatezza.

I bambini mordono? Qualche volta sì

Dal punto di vista del bambino le cose, però, non stanno così: a scuola, soprattutto negli anni dell’infanzia, i bambini e le bambine fanno palestra sociale, sia nella relazione individuale con questo o quel compagno che in quella gruppale dentro la classe.

Nel contesto scuola i bimbi misurano le loro emozioni anche e soprattutto sotto il profilo della gestione, ovvero imparano come il corpo reagisce quando è elicitato dalle emozioni e si esercitano nel controllo dei loro comportamenti. Nel bambino piccolo il morso rappresenta un gesto fuori dal controllo emozionale restando, tuttavia, una cosa diversa dalla cattiveria o dalla cattiva educazione.

Morsi e graffi: bambini che mordono, perché lo fanno - alimentazionebambini. It by coop
Morsi e graffi: bambini che mordono, perché lo fanno – alimentazionebambini.it By COOP

Morsi e graffi: perché il bambino morde, cosa gli passa per la testa?

Pensate all’emozione del bambino come ad una piantina, ciò che si vede ad occhio nudo sono le foglie, il fiore, lo stelo o il fusto, ma sotto c’è l’origine della pianta, ovvero le radici. Il bambino che morde è in preda ad un’emozione che non riesce a capire e-o gestire, lo sopraffà e stimola in lui una “reazione di sfogo”.

L’atto di mordere può essere stimolato da differenti emozioni: la paura (che può essere scatenata anche semplicemente da un ambiente nuovo, troppo rumoroso o troppo caotico); la sensazione di essere stato aggredito-violato nel proprio spazio di privatezza (che può essere scatenata anche da un altro compagno strappa dalle mani del bimbo un gioco) o nel proprio corpo; piuttosto che una manifestazione di affetto-amore irrefrenabile e con una evidente incompetenza emotiva. Non tutti sanno che il morso può essere anche il risultato di un abbraccio molto sentito, un’attrazione verso l’amicizia, il compagno o la compagna, che sfocia nella fisicità meno opportuna e accade non su base volontaria (il bambino non vuole fare del male all’altro) ma per incompetenza relazionale (il bambino non conosce i confini del suo agire, men che meno nella relazione fisica con gli altri).

Di fatto il bambino ha bisogno di imparare le conseguenze delle proprie azioni e la ricaduta di queste stesse sugli altri, questo apprendimento è parte di un lungo percorso che giunge a completamento tra i 3 e i 6 anni e non prima che il bambino sviluppi la TOM (teoria della mente, ovvero la capacità di cogliere e prevedere i sentimenti, e più ampiamente gli stati mentali, propri e altrui).

Perché i bambini e le bambine che provano rabbia o paura mordono

Ogni persona, a qualunque età, prova delle emozioni universali: rabbia, paura, disgusto, gioia, sorpresa e tristezza sono le cosiddette big six emotions (le sei grandi emozioni, quelle che nelle loro mille sfaccettature rappresentano le sollecitazioni comuni gli eventi della vita riescono a scatenare nell’animo umano).

Bisognerebbe, però, fare attenzione alla natura delle emozioni. Siamo abituati a etichettarle come buone e cattive e la società descrive la rabbia come l’emozione brutta e cattiva per antonomasia, ma nella realtà non è proficuo disegnare confini così netti. Pianto e rabbia, per esempio, sono spesso la cura, sia per i bambini che per gli adulti. Le emozioni, più che buone e cattive, hanno il potere di scatenare piacere o dispiacere, l’impatto dell’emozione, il suo risultato emotivo, condiziona il comportamento umano.

Ciò che differenzia il bambino dall'adulto sono le competenze emozionali: più la vita e l'ambiente consentono al bambino di fare esperienza con le sue emozioni più la sua crescita emotiva sarà efficace.

I morsi, quelli occasionali e quelli ricorrenti, possono essere parte dello sviluppo emotivo del bambino. Il motivo alla radice del mordere, graffiare o spintonare va ricercato, quindi, nelle emozioni. Un’emozione intensa, non confortevole, che scatena dolore o disagio, può potenzialmente armare la bocca dei bambini che mordono. Ricordate che proprio dalla bocca passa molto della conoscenza e dell’esperienza del mondo che il bimbo piccolo fa. Con la bocca il neonato soddisfa il bisogno di sopravvivenza, che non è banalmente il solo cibarsi, dalla bocca passa l’esperienza con gli oggetti e nel morso la bocca è lo strumento dello sfogo dei bambini “emotivamente non ancora centrati”. In quest’ottica, nella prima infanzia mordere può essere una liberazione, lo sfogo di una tempesta emotiva.

Il morso resta un problema, nel senso che il bambino va messo in condizione di sperimentare la ricaduta del suo comportamento sugli altri e sulla società, aiutare il piccolo a risolvere il morso significa sostenerne la crescita sociale.

Come risolvere il problema morsi e graffi: 5 cose che può fare l’adulto in caso di bambini che mordono

  1. Non dare la caccia al colpevole;
  2. Non colpevolizzare, etichettare, mortificare il bambino che morde;
  3. Non rivolgere attenzione esclusivamente al bambino morso persino “scacciando” il morsicatore;
  4. Non far sparire l’oggetto eventuale del contendere;
  5. Non punire e soprattutto non usare punizioni corporali rispondendo, a propria volta, con la sopraffazione fisica e la violenza.

L’adulto che è presente nel momento del morso, siano educatrici, maestre, mamme, papà, nonni o baby sitter, non deve assumere il ruolo di giudice. Frasi del tipo: “Adesso mi dite chi ha cominciato, altrimenti...” non sono nemmeno sintetizzabili nella mente di due bambini spaventati. Dopo un morso la tempesta emozionale, infatti, è pari nel bimbo morsicato e nel morsicatore, ovviamente con dinamiche e per ragioni diverse, ma in punto di intensità è lecito affermare che entrambi i bimbi sono in tumulto.

L’adulto deve assolvere al compito di facilitatore emozionale e sociale, ovvero deve aiutare i bambini a comprendere l’accaduto e a rimettersi in relazione con se stessi, col compagno e col mondo. Cara mamma e caro papà, sappiate che il bimbo morsicatore è lo stesso figlio che non vuole deludervi, non fate ricadere su di lui il disprezzo sociale per l’azione del mordere, piuttosto, per il bene di tutti, indagate le radici del gesto del piccolo.

Morsi, graffi e liti tra bambini: comportamenti da monitorare e comportamenti da “correggere”

I litigi tra bambini sono comuni, accadono nella quotidianità e soprattutto nei luoghi in cui i piccoli sperimentano le prime relazioni sociali, al nido, per tutta la scuola dell’infanzia, alle giostrine, al parco, in palestra o in piscina. Come educatori non possiamo (e nemmeno dobbiamo) fermare i litigi, viceversa abbiamo il compito di sostenere il bambino affinché apprenda il modo più efficace per relazionarsi agli altri. Un bambino che morde una volta (o che risponde col graffio in modo estemporaneo) non è detto che usi i morsi (e i graffi) sempre o che ripeta l’azione anche solo un’altra volta, ciò va premesso in considerazione del fatto che osservare deve rimanere la priorità di noi grandi. Intervenire è lecito e corretto solo quando i bambini stanno per entrare in un conflitto fisicamente ed emotivamente pericoloso. Con questo intendo dire che il primo compito dell’adulto è vigilare lasciando ai bimbi la possibilità di mettersi alla prova nelle relazioni, di dare libera espressione al sé e ai propri sentimenti.

Dinnanzi al morso, noi adulti possiamo facilitare la pace (interiore e reciproca) aiutando i bambini a verbalizzare i loro sentimenti: “Capisco che volevi la bambola, ma ci stava giocando Nadia. Quando qualcuno sta usando qualcosa prova a chiedere…“, “Capisco che volevi abbracciare Michele, ma se lui non vuole non puoi costringerlo…”, “So che hai capito di avergli fatto male e questo ti fa soffrire, gli chiediamo scusa insieme?“, frasi come queste sono legittimanti dell’emozione del bambino, non enfatizzano il morso e rintracciano lo stimolo base, quel qualcosa che ha fatto emergere il comportamento (ovvero i morsi e i graffi).

Morsi e graffi: bambini che mordono, che fare - alimentazionebambini. It by coop
Morsi e graffi: mamma e papà che possono fare – alimentazionebambini.it By COOP

Mamma e papà, educatrici e adulti, come si devono comportare?

È determinante che l’adulto sappia guardare oltre il particolare, l’atto di mordere va esplorato attraverso l’emozione che i bambini hanno mancato di contenere. Solo lasciando emergere quest’ultima si attiveranno processi di graduale auto-controllo.

Visto in questo modo il morso può essere parte del processo di sviluppo emozionale dei piccoli. Un morsicatore seriale va attenzionato perché il morso ripetuto potrebbe essere segno di un più profondo disagio in punto di relazione e comunicazione, quel bimbo, paradossalmente, potrebbe chiedere attenzione attraverso un atto “socialmente sconveniente”. Il rapporto scuola famiglia è essenziale per eliminare un simile comportamento; punire il bambino a casa o a scuola, invece, non porta a nulla, è più producente che il piccolino comprenda la ricaduta della sua azione, impari a chiedere scusa sentitamente e a fare pace con convinzione.

Adulto e connessione col bambino

Sei cattivo; sei un bambino cattivo; se fai così nessuno vorrà stare con te; se fai così nessuno ti vorrà bene“, questi sono esempi di frasi distruttive: il bambino che le riceve proverà ancora più frustrazione e rabbia di quanta il morso non ne abbia già sostenuta e animata e, al contempo, monterà in lui ancora più energia negativa.

Queste emozioni disagevoli alimentano l’aggressività, ovvero una liberazione disfunzionale dell’accumulo emotivo. Sotto questa luce l’atto del bambino, che sia il morso, il graffio o lo spintone, assume un portato non aggressivo ma difensivo. Il compito dell’adulto è far capire al bambino che non c’è e non c’era alcuna minaccia e il compagno, per parte sua, non è minaccioso, senza considerare che in un ambiente supportivo il piccolo imparerà che non è mai lecito né corretto difendersi con la fisicità.

Ho capito che hai pensato che lui volesse giocare qui al tuo posto, ma non è così. Forse vuole solo giocare con te , glielo chiediamo?“, frasi come questa sono un esempio di verbalizzazione dei sentimenti per come l’adulto può tradurli dai comportamenti del bambino in parole. Uno dei compiti degli educatori è sempre quello di aiutare i bimbi a dare voce ai propri sentimenti, ciò anche mentre sono arrabbiati, frustrati o spaventati.

@montessorianamente.mamma Risposta a @Valeria De Santi come gestire i #bambinimorsicatori #bambiniaggressivi #morsiascuola #educareconcura #educareconrispetto #educareconamore #vitadamamma #esseremamma ♬ suono originale – Federica Federico