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Stili di vita

Sport e bambini: accrescimento e sviluppo tra miti, teorie e realtà

L’intensità e non il tipo di sport praticato, può avere un impatto negativo sulla statura, per questo fino ai 10-12 anni è meglio incoraggiare i bambini ad attività di gioco che ne sviluppino le competenze motorie.

Pubblicato il 21.07.2015 e aggiornato il 17.09.2020 Scrivi alla redazione

Molta importanza viene attribuita dalla nostra società all’alta statura e alla magrezza. Questo stereotipo viene rinforzato sin dall’infanzia, in famiglia come dai mass media, con un conseguente desiderio, in bambini e adolescenti, di rientrare nel modello.

Non è infrequente che al medico i genitori chiedano consigli sul tipo di sport più indicato per migliorare l’accrescimento. È comune la credenza che la ginnastica artistica inibisca la crescita, che il nuoto invece “allunghi” o che la danza ritardi la pubertà. Se è univocamente accettato che l’attività fisica è necessaria per garantire un sano sviluppo, non è così facile comprendere quanto questa realmente agisca sulla statura finale.

La crescita è data dalla somma di fenomeni cellulari, biochimici, ormonali e morfologici sulla base di un assetto geneticamente prestabilito (che genitori e adolescenti dovrebbero in qualche modo imparare ad accettare), ma modulato dall’ambiente inteso come nutrimento e stile di vita. La crescita può essere suddivisa in 3 distinti processi: l’accrescimento, lo sviluppo e l’adattamento.

  • L’accrescimento (lineare nell’infanzia ed esponenziale in adolescenza) rappresenta l’aumento di altezza, muscoli, ossa e grasso e influenza fortemente le competenze motorie.
  • Lo sviluppo è programmato geneticamente con grande variabilità individuale per quanto riguarda inizio dell’età puberale, durata (da 18 mesi a 5 anni) e scatto staturale, che è seguito da quello muscolare e di forza. Le tempistiche nel singolo adolescente, evidentemente, hanno un impatto sulle performance atletiche e sulle competizioni sportive.
  • L’adattamento è infine il risultato di fattori esterni piuttosto che genetici e può dipendere appunto dal tipo di attività praticata e dalle abitudini di vita.

Molti sono gli ormoni coinvolti nella crescita, tra questi di maggiore rilevanza è il GH (ormone somatotropo o della crescita). Sembra ormai chiarito che effettivamente la pratica di attività fisica regolare stimoli l’asse GH/IGF-1 con conseguente miglioramento dell’accrescimento e della salute ossea.

Diversamente da quanto si è creduto per anni, ad avere un impatto negativo sulla statura non è tanto il tipo di sport praticato, quanto la sua intensità. Un intenso allenamento per sforzo, frequenza e durata sembra inibire GH e insulina e attivare delle sostanze infiammatorie (citochine, v. IL-1, IL-6 e TNF) che contrastano il fisiologico accrescimento. Questo effetto viene peraltro amplificato se la pratica sportiva ha avuto inizio in tenera età.

Rispetto a certe discipline c’è da dire che i piccoli sportivi possono venire invitati/portati a una restrizione alimentare (con effetti su GH, ormoni sessuali e funzionalità tiroidea, come si osserva anche nelle anoressie nervose o negli stati di malassorbimento), vedasi nelle ballerine per favorire l’armonia fisica, ma anche nei lottatori per rientrare nelle categorie inferiori e avere quindi maggiori possibilità di successo. In questi casi sembrerebbero pesare sullo scarso accrescimento e sul ritardo puberale, più ancora del superallenamento, lo stress e la sottonutrizione.

È pure evidente, e molti altri studi lo confermano con certezza, che la stessa tipologia di sport selezioni bambini e adolescenti in funzione delle proprie caratteristiche fisiche, e non agisca quindi sul target staturale genetico. Ovvero è indubbio che a basket siano facilitati gli alti e nella ginnastica artistica leve più brevi agevolino il movimento, a conferma della validità della vecchia teoria della “selezione sportiva”.

L’opinione emergente, pertanto, è di sconsigliare di intraprendere precocemente (5-7 anni) uno sport in forma agonistica. Fino ai 10-12 anni bisognerebbe incoraggiare i bambini a partecipare a diverse attività che consentano di acquisire varie competenze motorie e un adeguato assetto osteo-muscolare, ma a farlo soprattutto in forma di gioco, prima di dedicarsi interamente e intensamente ad una singola disciplina.

Con la supervisione di:

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea Vania Pediatra