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Malattie infantili

Coliche del neonato: cause, prevenzione e tanti consigli per calmarle

Le coliche del neonato, o del lattante (si definisce così infatti un bambino dopo i 28 giorni di età), si manifestano all’incirca nel 5-30% dei bambini nei primi mesi di vita.

Pubblicato il 25.07.2020 e aggiornato il 16.03.2021 Scrivi alla redazione

La causa scatenante delle coliche non è ben chiara, anche se si ipotizza che possano essere dovute a episodi di dolore addominale ai quali il piccolo reagirebbe con le crisi di pianto inconsolabile ben conosciute da molti genitori. All’origine del dolore addominale potrebbe esserci un eccesso di gas (per eccessiva ingestione di aria durante pianto e poppate, o per una maggiore produzione dovuta alla fermentazione intestinale), una maggiore mobilità intestinale o una più accentuata sensibilità al dolore. Quest’ultima sosterrebbe l’ipotesi di una possibile origine psicosomatica delle coliche, a giustificare la maggior incidenza di coliche nel neonato laddove sussistano condizioni che creano un alto livello di stress (problemi famigliari, ansietà da parte dei genitori, depressione materna).

Non va poi dimenticato che maschietti e femminucce hanno – in media – soglie del dolore ben diverse, cosicché una bimba col pancino molto teso, percuotendo il quale sembra avere sotto le mani un tamburo, potrebbe stare perfettamente tranquilla, mentre un maschietto con un addome molto più trattabile potrebbe scatenare un’iradiddio! La medicina di genere non è un’invenzione, è realtà fisiologica!

Al pianto si accompagna di solito un arrossamento del viso, il tipico atteggiamento delle cosce in flessione sul bacino (il bimbo tende a piegare le ginocchia verso il pancino) alternato all’estensione degli arti, un atteggiamento d’irrigidimento generale (mantiene i pugni chiusi in maniera serrata e inarca la schiena), un’evidente distensione dell’addome (il pancino appare gonfio e risulta teso e duro alla palpazione) e spesso anche l’emissione di aria. Da qui il nome di “coliche gassose”. 

Nonostante la natura benigna e transitoria (si risolvono spontaneamente), le coliche rappresentano una fonte significativa di ansia e depressione materna, portano spesso ad alterare l’equilibrio familiare e costituiscono la ragione più comune di visita medica nei primi 3 mesi di vita.

Non parliamo però di coliche tutte le volte che un neonato piange, ricordiamoci che il pianto è l’unico modo che il lattante ha a disposizione per comunicare qualsiasi disagio (fame, sonno, necessità di essere cambiato ecc.). Secondo la cosiddetta regola del 3 di Wessel abbiamo a che vedere con le coliche gassose se le crisi di pianto inconsolabile si presentano in un bambino sano, di età compresa tra 2 e 4 mesi, e durano più di tre ore al giorno, per più di tre giorni a settimana, per almeno tre settimane.

La Dott.ssa Caroli spiega quali sono le cause delle coliche e come possono essere curate

Come capire se un neonato ha le coliche?

Il genitore, preoccupato dal pianto disperato del proprio piccolo, potrebbe – almeno in parte – tranquillizzarsi se riuscisse a riconoscere che si tratta “solo” di coliche. 
È molto probabile che si tratti di coliche gassose se le crisi di pianto

  • si presentano con cadenza più o meno regolare (più frequentemente nelle ore tardo-pomeridiane e serali);
  • hanno una durata che rispetta la regola del 3 Wessel (vedi sopra);
  • non interferiscono con l’allattamento;
  • non compromettono la crescita del bambino;
  • si associano alla tipica contrazione delle gambe e dei pugni, all’arrossamento del viso, alla distensione addominale e/o all’emissione di gas intestinali.

In ogni caso, anche se si tratta chiaramente di coliche, è opportuno consultare il pediatra che potrà confermare la diagnosi dopo un’attenta valutazione mirata a escludere altre possibili cause (reflusso gastroesofageo, traumi, allergia alimentare, ostruzione intestinale o dolore di altra natura).

È necessario, invece, contattare tempestivamente il pediatra se:

  • il dolore è duraturo (supera le tre ore);
  • compaiono altri sintomi e segni, quali la febbre o il vomito;
  • il peso non aumenta, o addirittura si riduce;
  • il lattante rifiuta il latte e manifesta segni di malessere (pianto lamentoso, il piccolo è sofferente e pallido).

Il colore delle feci è correlato alle coliche?

Il colore della cacca del neonato spesso preoccupa i genitori molto più del dovuto. Le feci normalmente possono essere gialle, marroni, giallo-verdi o francamente verdi. Questo è tanto più frequente nelle prime settimane di vita, quando il transito intestinale è rapido e la flora batterica ancora immatura non è in grado di metabolizzare i pigmenti biliari. La bile, infatti, riversata dal fegato nell’intestino per mediare i processi digestivi, contiene sostanze colorate: biliverdina – verde – (maggiormente presente nel neonato) e bilirubina – giallo/arancio – che, quando sottoposte al metabolismo intestinale, sono trasformate in stercobilina, dal tipico colore marrone. 
Non c’è, dunque, correlazione tra aspetto delle feci e tendenza alle coliche.

Coliche nei neonati prematuri

L’epoca del parto, a termine o pretermine, invece, questa sì è associata alla propensione a sviluppare coliche. L’incidenza di coliche, infatti, è inversamente correlata con l’età gestazionale (quanto prima del termine avviene il parto, tanto maggiore sarà la probabilità che il neonato soffrirà di coliche). Il rischio maggiore è tra i nati pretermine e i nati “piccoli per età gestazionale” (SGA). La causa, probabilmente, va fatta risalire a una flora intestinale ancora fortemente immatura.

Differenze tra neonati allattati al seno o latte artificiale (o in formula)

L’incidenza delle coliche sembra non essere legata alla modalità di allattamento, essendo sovrapponibile negli allattati con latte materno e nei neonati alimentati con latte artificiale. 

Ci sarebbe una differenza, secondo alcuni, negli orari in cui si manifestano le crisi di pianto: più frequenti nelle ore serali se il bambino è allattato al biberon, mentre nei piccoli allattati al seno sembrano potersi manifestare in qualunque momento della giornata, ma questa non è una regola assoluta.

Nei lattanti alimentati con formula, comunque, le feci hanno generalmente una consistenza maggiore. Se questo si traduce in una maggiore difficoltà all’evacuazione, può crearsi una ritenzione di feci e gas nell’intestino, con conseguente dolorabilità addominale facilmente sovrapponibile alla sintomatologia tipica delle coliche. Il neonato allattato in formula, inoltre, può andare incontro a una maggiore tendenza a ingerire aria se i fori della tettarella e le modalità di allattamento (es. la posizione) non sono adeguati.

Qualunque sia la modalità di allattamento, si consiglia comunque di:

  • evitare che il bambino arrivi troppo affamato al momento del pasto;
  • trovare un luogo tranquillo e una posizione comoda per entrambi;
  • cercare di tranquillizzarlo prima di farlo mangiare.

Le mamme che allattano al seno devono essere incoraggiate a proseguire l’allattamento; la sostituzione del latte materno con uno in formula non è la soluzione! Mentre se i bambini sono già allattati con latte artificiale, perché il latte materno non è disponibile, si può optare, sempre dopo il consiglio del pediatra, per un cambio di formula, fino anche ad arrivare – laddove indicato – alle formule cosiddette “speciali”.

Le formule speciali (latti speciali) sono quelle che si usano, ad esempio ma non solo, in caso di allergia alle proteine del latte vaccino, che tuttavia rappresenta una minoranza dei casi di coliche gassose. Le formule ipoallergeniche (costose e dal sapore sgradevole), o la dieta di eliminazione per le madri che allattano, dovrebbero essere provate solo nei neonati con una (ben fondata) sospetta allergia al latte vaccino.

Quando iniziano a presentarsi le coliche?

Generalmente le coliche iniziano a manifestarsi verso le 2-3 settimane, con un picco tra la fine del primo e la metà del secondo mese di vita, ma sono autolimitanti, cioè si protraggono al massimo fino ai 4 mesi. La prognosi è buona: le crisi di pianto tendono per lo più a regredire già dalle 10 settimane di vita, fino poi a scomparire del tutto. 

Quali sono i rimedi per le coliche del neonato?

Innanzitutto, va detto che non esiste un singolo trattamento efficace per le coliche. Sicuramente, dopo aver escluso possibili cause organiche (patologie), è fondamentale la comunicazione chiara del pediatra con la coppia di genitori per informarli adeguatamente sulla tipologia del disturbo e sul suo carattere benigno e sul fatto che passeranno col tempo. Va sottolineata l’importanza del mantenere un atteggiamento tranquillo e rassicurante nei confronti del piccolo.

Che bisogna fare per farle passare?

“Innanzitutto conta molto l’atteggiamento dei genitori: il neonato è molto empatico, più il genitore si preoccupa, più lui sta male. Prendere in braccio il bambino, maneggiarlo con dolcezza, coccolarlo, fargli dei massaggi gentili, sono tutte cose che servono sicuramente a ridurre il disturbo.”


Prof. Andrea Vania – Medico Pediatra

Ecco allora che appare fondamentale tranquillizzare i genitori, soprattutto la mamma, che nella maggior parte dei casi è la persona che trascorre più tempo con il bambino. Si rischia altrimenti che si crei un circolo vizioso in cui il pianto del bambino rende il genitore nervoso, il clima di tensione e preoccupazione fa diventare il piccolo ancora più irrequieto, il genitore diventa allora ansioso e tenta rimedi disperati, peraltro senza successo, e così via. Al contrario, un atteggiamento sereno e tranquillo nell’ambiente circostante infonde sicurezza e serenità al piccolo, che così si rasserena fino ad avere, spesso, un miglioramento dei sintomi.

Cosa fare se il bambino ha le coliche in atto? 

Di fronte al pianto disperato del proprio figlio, il genitore spesso si sente impotente e non sa cosa fare per aiutarlo a far passare la crisi.
Piccole strategie da mettere in atto:

  • creare un ambiente confortevole riducendo gli stimoli esterni (luci, rumori);
  • non stimolare in maniera troppo brusca il piccolo (evitare di muoverlo troppo, ad esempio cambiandogli posizione continuamente; piuttosto coccolatelo e cullatelo con movimenti ritmici e dolci, eventualmente anche facendogli fare una passeggiata o un giro in auto);
  • tranquillizzarlo cantandogli una ninna nanna o sussurrandogli dolcemente parole con tono affettuoso;
  • se non è troppo irrigidito e se lo gradisce, massaggiategli il pancino in senso orario, tenendolo in braccio a pancia in giù;
  • proponete il seno, oppure il ciuccio: la suzione (anche non nutritiva) può favorire il rilassamento;
  • attaccatelo al seno per 3-5 minuti o offritegli dell’acqua in piccola quantità, per favorire il rilassamento della muscolatura intestinale;
  • se sono più di 48 ore che non evacua, stimolate la sua defecazione con un microclisma (in corso di colica può essere estremamente difficile perché il bambino è molto contratto, in tal caso attendete il termine della crisi);
  • stendete il bimbo a pancia in giù, avvolto in una copertina, sul vostro avambraccio (la pressione sulla pancia può alleviare il disagio delle coliche);
  • a volte può essere utile mettere il bambino con la pancia in giù sulle cosce del genitore muovendo le proprie gambe su e giù rapidamente, ma dolcemente (assicurandosi sempre che la testa del neonato sia mantenuta ben appoggiata sulle vostre gambe, perché nei primi mesi non ha ancora sviluppato il controllo del capo).

Esistono farmaci per alleviare le coliche gassose?

La risposta è sì, ma non sempre appaiono efficaci:

  • SIMETICONE, il più conosciuto e impiegato nel trattamento delle coliche. È un farmaco da banco, che agisce sulle micro-bolle di aria intestinale, facilitandone l’eliminazione. A causa dell’assenza di assorbimento intestinale, si tratta in realtà dell’analogo di un dispositivo medico, cioè una sostanza il cui effetto è di tipo “meccanico”, e dunque il rischio di effetti indesiderati è limitato (principalmente disturbi gastrointestinali) se non assente. Se però la teoria appare promettente, la pratica clinica non ne conferma del tutto l’efficacia. Importanti sono senz’altro sia il dosaggio (che può essere aumentato, a giudizio del medico, con sufficiente tranquillità) che la modalità di somministrazione: poiché il meccanismo d’azione è quello di un tensioattivo, cioè una sostanza che consente alle microbolle di gas di confluire diventando bolle più grandi di più facile eliminazione, se viene dato dopo la poppata il suo effetto si esplica sul latte presente nello stomaco, e non sull’intestino, mentre in caso di coliche gassose va sempre somministrato almeno una decina di minuti prima della poppata.
  • CIMETROPIO-BROMURO (e altri antispastici): hanno tutti un’azione antispastica, con conseguente riduzione del dolore e del pianto (efficacia dimostrata da alcuni studi clinici), ma possono causare importanti effetti collaterali (sonnolenza, stipsi, reflusso gastroesofageo) e creare dipendenza.
  • FITOTERAPICI (finocchio, anice verde, melissa, camomilla, alloro) utilizzati sotto forma di gocce o tisane. Non hanno un’efficacia clinica dimostrata e talvolta, se di scarsa qualità, possono oltretutto creare danni a causa di possibili contaminanti (es. pesticidi). È bene inoltre ricordare che qualunque tisana può interferire con l’allattamento, poiché potrebbe indurre un finto senso di sazietà con conseguente riduzione del numero di poppate (e alterare di conseguenza la produzione del latte se il bambino è allattato al seno!) oltre ad apportare zuccheri dannosi, laddove ne contengano.
  • PROBIOTICI (“fermenti lattici”): data la maggiore frequenza nei prematuri e nei neonati sottoposti a terapie antibiotiche precoci, si è ipotizzato che all’origine dei cosiddetti disturbi gastrointestinali funzionali (tra cui le coliche gassose del neonato) possa esserci un alterato equilibrio della flora microbica intestinale. Per questo motivo è stato proposto l’impiego dei probiotici (fermenti lattici) sia nella prevenzione sia nella cura delle coliche, nell’ottica di ristabilire una flora “normale”. In realtà, però, gli studi scientifici dimostrano che solo un determinato tipo di probiotici (Lactobacillus Reuterii) e solo se somministrato ad alte concentrazioni e in modo continuativo può portare ad una riduzione del tempo di pianto, in particolare negli allattati al seno.

In ogni caso, di qualunque farmaco o integratore si tratti, si raccomanda di non somministrarli senza il consiglio del pediatra.

Come evitare le coliche?

Al di là della crisi acuta, ci sono alcuni rimedi naturali e privi di effetti collaterali da poter usare per prevenire l’insorgenza delle coliche.

  • MASSAGGIO: La pratica costante del massaggio nella routine quotidiana può aiutare ad eliminare i gas, favorire il rilassamento della muscolatura, scaricare le tensioni accumulate per l’eccessiva stimolazione e aumentare la produzione di ormoni come le endorfine, l’ossitocina e la prolattina, con conseguente abbassamento dei livelli di ACTH, cortisolo e norepinefrina (ormoni dello stress). La sequenza del massaggio specifica per le coliche è costituita da massaggi che seguono l’andamento dell’ultima parte dell’intestino e favoriscono la fuoriuscita di gas e aria presenti nel pancino del neonato.
Il massaggio anticoliche: come si fa?

Massaggiare l’addome può servire?

“Sì, certo, perché con il massaggio si smuovono le bollicine gassose e si aiuta l’evacuazione. Lo stesso vale per altre azioni meccaniche, come tenere il bambino sulla pancia e dargli dei colpetti sulla schiena”


Prof. Andrea Vania – Medico Pediatra
  • BABYWEARING: nei primi mesi di vita i bambini hanno fisiologicamente necessità di vivere a stretto contatto con il corpo dell’adulto che lo accudisce. Spesso, però, i neo genitori sono bombardati da raccomandazioni che li invitano a non eccedere nel tenere in braccio il proprio bambino. Nelle popolazioni che usano tenere fasciato il bambino all’adulto, e non in carrozzina, le coliche del neonato, pur essendo presenti, sono di più breve durata e molto meno importanti. La prevenzione delle coliche serali, quindi, potrebbe avvenire efficacemente tenendo il bambino in fascia durante le ore diurne, anche mentre dorme.
  • IL SONDINO: Può essere d’aiuto se il bambino non evacua regolarmente o se soffre di dischezia (mancata coordinazione dei muscoli deputati all’espulsione delle feci, con conseguente formazione di un “tappo”). Il bambino, nel tentativo di spingere, diventa rosso in volto ma non riesce a scaricarsi. L’azione del sondino consiste nel permettere all’aria di superare l’ostacolo e fuoriuscire. Si tratta di una metodica invasiva che se praticata in maniera scorretta o troppo frequente può creare irritazioni e/o lesioni. Il suo utilizzo di routine è quindi da sconsigliare.
  • ALIMENTAZIONE: il mito popolare secondo cui sarebbe l’alimentazione della mamma a provocare le coliche nel lattante allattato al seno è stato smentito. Se la mamma, infatti, assume cibi che le provocano meteorismo, ciò non vuol dire che avverrà lo stesso nel piccolo. Basti pensare ai legumi: l’aumentata produzione di gas intestinali dipende dalle fibre che fermentano, perché non assorbite dalla mamma. Proprio per questa ragione è impossibile che “passino attraverso” il suo latte. La mamma, quindi, invece di seguire una dieta di eliminazione (a meno che non ci sia una sospetta allergia) dovrebbe avere una dieta il più varia possibile, così da esporre fin da subito il bambino a gusti differenti (questo sì che può influenzare il sapore del latte).

Latte in formula anti-coliche

Se il bambino è allattato al biberon, per alleviare le coliche il pediatra potrebbe suggerire di cambiare formula, provandone di più “facili da digerire”, con meno lattosio, proteine lievemente predigerite, arricchite con galattoligosaccaridi e fruttoligosacaridi (in sigle GOS e FOS), analoghi – per effetti, se non per struttura – agli oligosaccaridi del latte materno, e grassi come il betapalmitato (che si trova nel latte umano e favorisce lo sviluppo di una flora intestinale molto più simile a quella che si produce con il latte materno, rendendo le feci più morbide, il che ne favorisce l’evacuazione). 

Con la supervisione di:

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea Vania Pediatra

Le vostre domande sull'argomento e le risposte dei pediatri

    • Nome: Maria
    • Età del bambino: 2 mesi
    • Sesso: femmina
    • Comune: Lamezia
    • Domanda: Salve, ho un problema con la mia piccola che allatto esclusivamente al seno. In pratica, quando l'allatto succede a volte che dopo circa cinque minuti inizia a dimenarsi e contestualmente inizio a sentire rumori nel suo stomachino, come se il latte quando scende "le faccia del male", poi la alzo sperando che con il ruttino dopo stia meglio ma poi ricomincia. Inizia a muovere le braccia agitata togliendomi la tettarella , quando la alzo per il ruttino si contorce spingendo con le gambine. Quando ho chiesto alla mia pediatra mi ha detto che può avere colichette già mentre mangia ma secondo me il problema è un altro, come se l'intestino non riuscisse ad accettare il latte che gli arriva. La dottoressa dice che non è reflusso perché effettivamente non ha fuoriuscite di latte anche se io le ho spiegato che a volte sento il ritorno di liquido quando fa il ruttino ma effettivamente non c'è una grossa fuoriuscita di latte, a volte poco a volte niente. La mia paura è che non prenda molto latte anche se poi magari con la sola poppata di dieci minuti si addormenta serena. Ringrazio anticipatamente per l'aiuto
    Anna maria tomaselli, nutrizionista

    Dott.ssa Maria Anna Tomaselli

    Dietista

    cara mamma Debora, la primissima e importantissima cosa che mi preme dirle è che il suo latte viene accettato benissimo sia dallo stomaco che dall’intestino della sua bambina. Premesso e sottolineato questo importante concetto, passiamo alla piccola Maria. Dal momento che la piccolina si dimena dopo 5 minuti che si è attaccata al seno, e i “rumori” che lei sente nello stomachino della bimba, mi fanno pensare a un malessere, dovuto comunque all’aria nella pancia, più che vere e proprie coliche. È possibile che la piccola Maria non si attacchi bene al seno e insieme al suo latte ingurgiti anche molta aria. Quando il latte arriva nello stomaco, è normale che lo stomaco si prepari ad accoglierlo facendo “un po’ di rumore”. Le contrazioni dello stomaco, però, fanno sì che l’eccesso di aria passi anche nell’intestino. Per questo la bimba flette le gambe, cerca di far uscire aria dall’intestino. Quindi, in pratica, le cose da fare sono due. Accertarsi che la bimba si attacchi bene al seno. Controlli che la bocca della bambina sia perfettamente aderente non solo al capezzolo ma anche all’areola, sia il labbro superiore che quello inferiore. Nel momento che Maria si sta attaccando, deve aiutarsi con l’indice della sua mano e inserire lei parte dell’areola sul labbro inferiore della piccola. Questo è importante sia per evitare che Maria introduca troppa aria, sia per prevenire ragadi al seno. Seconda cosa è far uscire l’aria dal pancino. Con il ruttino esce l’aria in eccesso dallo stomaco ed è importante farlo fare dopo ogni poppata. Per l’aria nella pancia deve adagiare la bambina a pancia in su, come per cambiarle un pannolino e mentre con una mano massaggia la pancia di sua figlia con l’altra fa flettere le gambine in su per aiutarla a far uscire l’aria in più che le dà fastidio. Vedrà che con questa “ginnastica” il momento della poppata sarà più sereno sia per Maria che per lei.

    • Nome: Francesca
    • Età del bambino:
    • Sesso:
    • Comune: Lamezia terme
    • Domanda: Salve, la mia bimba fa 2 mesi il 23 gennaio 2017, beve il latte artificiale, ha le coliche mentre beve e quindi non riesce a concludere una poppata, cosa devo fare?

    Latte artificiale e coliche

    cara mamma Concetta, dovrebbe parlare di questo problema con il suo pediatra di famiglia. Sono certa che le consiglierà un latte formulato adatto alla prevenzione delle coliche. In commercio ce ne sono molti, ma è importante consigliarsi col proprio medico di fiducia.