Parola di Mamma

Mamme che non allattano al seno: non sono mamme di serie B

Mamme che non allattano al seno: senso di inappropriatezza e frustrazione frutto di pregiudizi culturali, come superarli a tutela di mamma e bebè.

Pubblicato il 08.11.2022 e aggiornato il 18.11.2022 Scrivi alla redazione

Il latte materno è fonte di innumerevoli benefici: è un alimento completo; concorre a potenziare il corredo immunitario del bambino; allattare al seno avvantaggia l’adattamento alla vita extrauterina e sul seno della mamma il bimbo non trova solo appagamento al senso di fame ma anche conforto e pace. Questa visone perfetta dell’allattamento è esaltata da un costume sociale che non prepara le donne ai dolori della maternità.

Non sempre il corpo fa tutto da solo, ci sono donne che non possono allattare con fisiologica naturalezza e qualche volta ce ne sono altre che non possono partorire spontaneamente. Mentre la nostra cultura, ispirata alla Madre-Madonna e iconica, in qualche modo sminuisce l’allattamento artificiale e racconta con poesia del parto spontaneo, queste mamme cesareo e mamme biberon non sono in nulla diverse o distanti dalle mamme parto naturale e allattamento al seno.

Mio figlio rifiuta il mio latte o non ciuccia: lo sconforto delle mamme che non allattano

Al di fuori delle condizioni cliniche che impediscono di allattare al seno, una “cattiva suzione” o un “rifiuto del seno materno” possono essere anche condizioni transitorie che stentano spesso a rientrare per lo stress che ingenerano, anche a causa della pressione sociale intorno all’allattamento.

Per fare solo qualche esempio rassicurante, il neonato che non si attacca bene al seno potrebbe aver subito un’esperienza negativa:

  • questo può avvenire, nonostante la buona fede degli adulti, quando il piccolo venga forzato all’attaccamento, per esempio se nei primi giorni di allattamento, con l’intenzione di indurlo a ciucciare, qualcuno ha premuto la sua piccola testolina sul capezzolo;
  • oppure, più banalmente, il piccolo potrebbe essere infastidito dai muchi e pertanto “ciucciare male” per una ragione assolutamente fisiologica giacché i muchi interferiscono con la respirazione, la deglutizione e quindi con il nutrimento al seno.

In questi casi sono rispettivamente salvifici i vantaggi delle coccole materne e dei lavaggetti nasali. Non è necessario interrompere l’allattamento, anche a fronte di un aggiunta, ed è evidentemente del tutto inutile sentirsi inadeguate come madri, cosa che inconsciamente si scatena a seguito dei giudizi non richiesti, delle intromissioni e dei pregiudizi sull’inesperienza delle neo mamme.

Qualche volta l’allattamento ha bisogno del sostegno di tutta la famiglia

Una volta la puerpera era calata in una rete familiare supportiva, persino invadente vista dall’angolo visuale della modernità, ma certamente complice nei confronti della donna che col parto rinasce madre. Oggi molte neo mamme restano sole a pochi giorni, se non a poche ore, dal parto e in tante devono rimettersi in carreggiata col lavoro prima di avere avuto il tempo di godere della nuova condizione di madri e di adattarsi ad essa.

La stanchezza fisica e la solitudine delle mamme moderne hanno un peso specifico sull’allattamento. Già la sola produzione di latte materno, senza considerare il parto e i suoi possibili postumi, sono fonte di un enorme impegno fisico, la salute delle mamme dovrebbe passare anche attraverso il riposo: si fa poca informazione circa l’importanza di creare intorno alla neo mamma una situazione supportiva in cui madri e figli possano costruire una relazione fatta di latte, coccole, contatto senza pressioni sociali e invadenze.

Spesso l’allattamento, ma anche la resilienza ai cambiamenti fisici e agli scompensi ormonali, non è solo questione di latte prodotto o risposta allo stravolgimento della nascita, frequentemente la donna divenuta mamma avrebbe maggiore bisogno di pace e comprensione, complicità del compagno e delle persone che le orbitano intorno.

Le mamme che non allattano possono supplire all’intimità del bambino col capezzolo

Qualunque sia la ragione per cui non allatti, allontana da te i sensi di colpa e la percezione di questa condizione come mancanza o fallimento. Lo diciamo alle mamme che nutrono i bambini col latte artificiale e lo affermiamo sulla base del convincimento, non personale ma scientifico, che, per quanto il seno fornisca al bambino una cura e un ponte verso la vita extra-uterina, oltre a innumerevoli vantaggi per la salute immunologica e nutrizionale, la “mamma biberon” ha tutte le carte in regola per ricreare col bambino la stessa intimità e profondità di contatto della “mamma che allatta al seno”.

Contano amore, attenzione e accoglienza in qualunque modo si fornisca il nutrimento al bambino

Quello che il bambino cerca mentre viene nutrito è sicurezza e conforto. Pertanto, nel momento della poppata, anche se al biberon, abbiate cura di ricercare il contatto visivo col bimbo, parlate con voce delicata e pacata, cantate per il vostro piccolo.

Rapporto mamma-neonato: come le mamme che non allattano possono supplire alla fisicità del contatto pelle a pelle durante le poppate - alimentazionebambini. It by coop
Rapporto mamma-neonato: come le mamme che non allattano possono supplire alla fisicità del contatto pelle a pelle durante le poppate – alimentazionebambini.It by Coop

Da dove nasce il pregiudizio culturale che vuole come ideale fonte di contatto madre-figlio la poppata al seno?

Certamente il latte di mamma è parte di quella visione iconica della Mamma-Madonna che tanto influenza la nostra società, tuttavia il nodo entrale sta nella velocità della poppata al biberon e nell’intromissione dello strumento meccanico della bottiglina. Dare il biberon al bambino viene interpretato come un compito materiale da assolvere; mentalmente questo onere rientra nei doveri di accudimento: devo nutrire mio figlio e per farlo lo sfamo col latte artificiale. All’opposto la poppata al seno assume anche connotazioni affettive.

Il segreto è cambiare il punto di vista comprendendo che per il bambino tutto il nutrimento è connaturato con l’affetto e la bottiglina non è motivo sufficientemente ostativo alla possibilità di allattare, anche se non al seno ma artificialmente, con un quid pluris di coccole e contatto relazionale visivo e amorevole.

Se non potete allattare al seno, un buon modo per supplire al contatto corpo a corpo, che certamente la suzione soddisfa e arricchisce, è portare il bambino in fascia. Alla sera, invece, potete stenderlo sul vostro petto nudo e dedicare qualche minuto alle coccole. Via libera, poi, ai massaggi e ai bagnetti avvolgenti.

Il biberon non è un limite e nemmeno la poppata è un dovere da consumare velocemente; nutrire il bambino è un atto di cura del neonato che si colloca in perfetta continuità con la gravidanza: il nutrimento, in altre parole, rappresenta un momento di contatto tra mamma e bambino comunque sia soddisfatto (col latte materno o con quello artificiale).

Nutrire è un atto del percorso di cura, strada della relazione madre-figlio

Le mamme, che allattino o meno, nel nutrire il bambino cantano la stessa poesia, ovvero partecipano al canto della cura. Nessuna donna dovrebbe mai giudicare un’altra madre, nessuno dovrebbe mai dare per scontato che partorire significhi aderire a un modello culturale imposto o condizionato.

Nessuna mamma merita il giudizio altrui.

L’OMS raccomanda l’allattamento al seno, nel corso della gravidanza alle donne incinte andrebbero fornite le migliori informazioni per una scelta consapevole in fatto di allattamento e approccio al neonato, il pediatra va considerato figura di riferimento e referente principale per ogni scelta nutrizionale; tuttavia la vera rivoluzione sta proprio nel non giudicare le donne che devono fare ricorso al latte artificiale. Mettere da parte il giudizio tutela la serenità personale e familiare delle mamme che, di fatto, fortemente influenza la serenità del neonato stesso.