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Alimentazione corretta 0-3 anni

Integratori per vegani e vegetariani [anche per bambini]

Le diete vegetariane più restrittive (vegana, fruttariana) espongono al rischio di deficit nutrizionali importanti, soprattutto nelle fasi più sensibili della vita, come la gravidanza, l’allattamento, e tutta l’età pediatrica. D’altra parte, le possibilità di carenza diminuiscono all'aumentare della varietà alimentare.

Pubblicato il 15.02.2021 e aggiornato il 16.09.2021 Scrivi alla redazione

Le diete VEG (vegana, vegetariana e non solo…)

In Italia si stanno sempre più diffondendo stili alimentari basati principalmente su fonti vegetali comunemente e complessivamente riuniti sotto l’abbreviazione VEG. Quando si parla di dieta vegetariana è bene però precisare a quale delle sue varianti ci si riferisce. Ne esistono infatti di diversi tipi, tra le quali:

  • latto-ovo-vegetariana
  • latto-vegetariana
  • ovo-vegetariana
  • pesco-vegetariana
  • vegana
  • macrobiotica
  • crudista vegetariana
  • fruttariana

Le carenze nutrizionali di alcuni tipi di diete VEG

Le diete vegetariane più restrittive (vegana, macrobiotica, fruttariana) espongono al rischio di carenze nutrizionali importanti, soprattutto nelle fasi più sensibili della vita, come la gravidanza, l’allattamento, e tutta l’età pediatrica. Le possibilità di carenza diminuiscono all’aumentare della varietà alimentare.

Talvolta l’intera famiglia abbraccia nuovi modelli alimentari pur non avendo le opportune conoscenze nutrizionali, intraprendendo un percorso che potrebbe esporre i bambini a potenziali carenze. In questo caso è opportuno consultare un pediatra nutrizionista (o un nutrizionista esperto in nutrizione pediatrica e vegetale) che dovrà valutare gli apporti in macro e micronutrienti per ogni tipologia di dieta ed elaborare schemi nutrizionali equilibrati prescrivendo le opportune integrazioni.

Diverso è il discorso per chi invece è VEG da generazioni per tradizione culturale e/o religiosa. In tal caso si conoscono (generalmente) piuttosto bene le strategie per ottimizzare l’assunzione dei nutrienti potenzialmente carenti ed è ben radicata la pratica dell’integrazione.

Le diete VEG, nelle diverse varianti, possono risultare carenti soprattutto in vitamina B12, DHA, ferro e, talvolta, vitamina D e calcio.

I fattori che influenzano le carenze nutrizionali

Le carenze nutrizionali che si manifestano con più frequenza nella popolazione vegetariana cambiano in base a diversi fattori. Fattori che possono essere oggettivi, quali:

  • mancata assunzione di alimenti carni (in alcuni casi inclusi i prodotti ittici)
  • mancata o ridotta assunzione di derivati animali
  • eccessivo apporto di vegetali

o fattori soggettivi, come:

  • età
  • sesso
  • gravidanza e allattamento
  • patologie (es. resezioni intestinali, malattie infiammatorie croniche intestinali, alterata produzione del fattore intrinseco – fondamentale per l’assorbimento della vitamina B12 –)

I nutrienti che è consigliato integrare

Alcune varianti di diete VEG possono risultare carenti di alcuni particolari nutrienti, ovvero sostanze assunte durante il processo di nutrizione indispensabili alla vita e al metabolismo degli organismi viventi. È consigliato perciò integrarli in maniera dettagliata. Tra i nutrienti da integrare ci sono in particolare:

Vitamina B12

La vitamina B12 non è prodotta né dai vegetali né dagli animali, ma dai batteri che si trovano nel terreno o nell’acqua. In natura viene assunta dagli animali con l’ingestione di cibi vegetali contaminati. Attualmente negli allevamenti viene prodotta con apposite coltivazioni e addizionata ai mangimi animali.

L’unica fonte alimentare per l’uomo è quindi rappresentata dal consumo di carni animali, risultando quindi carente nella dieta di chi sceglie di non mangiare carne.

Si stanno diffondendo per questo prodotti vegetali “fortificati”, ma nessun alimento vegetale attualmente in commercio in Europa può essere considerato una fonte affidabile di B12.

La B12 è una vitamina importantissima in quanto coinvolta nello sviluppo e nel corretto funzionamento del sistema nervoso, oltre che nella sintesi dei globuli rossi e del DNA (patrimonio genetico delle nostre cellule).
Altro aspetto che rende importante avere un livello corretto di vitamina B12 nel sangue è il suo ruolo nel mantenere bassi i livelli di omocisteina (il cui aumento è stato associato ad un maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari).

Rappresenta un nutriente critico per molte persone (non solo VEG!):

  • per gli onnivori che non consumano frequentemente carne;
  • per i latto-ovo-vegetariani, che per assumere abbastanza vitamina B12 da latte e uova dovrebbero consumarne quantità decisamente elevate;
  • per i vegani, che non consumano derivati animali;
  • per gli anziani, che inevitabilmente vanno incontro ad un ridotto assorbimento conseguente a cambiamenti dell’ambiente gastrico;
  • per chiunque assuma farmaci che ne compromettano l’assorbimento (metformina, antiacidi, ecc.).

In tutti questi casi è necessario supplementare la vitamina B12 con opportuni integratori.

Nonostante la vitamina B12 si accumuli nel fegato e le riserve epatiche (negli adulti) sembrerebbero in grado di soddisfare le richieste metaboliche per 2-3 anni e anche più, è consigliabile iniziare precocemente l’integrazione anche nei vegetariani di nuova data.

L’integrazione è ancora più importante nella donna in gravidanza, perché una eventuale carenza si ripercuote sul nascituro con conseguenze più gravi che sulla madre e con esiti spesso irrecuperabili.

Il latte materno può essere una fonte di vitamina B12 eccellente, a patto che la madre ne sia adeguatamente fornita. Il latte in formula è sempre arricchito di vitamina B12 ed è sufficiente al bambino fintanto che si alimenta di solo latte.

Con la diminuzione delle quantità di latte e l’introduzione dell’alimentazione complementare, queste fonti non sono più sufficienti e va quindi iniziata l’integrazione. In caso di assunzioni in eccesso non vi sono rischi, mentre sono ben documentati gli effetti gravi di una carenza di vitamina B12 in questa fase della vita.

DHA

Acido grasso della famiglia omega-3, il DHA è definito essenziale in quanto il nostro organismo non è in grado di produrlo ma può essere introdotto solo con la dieta.

La fonte principale è costituita dai prodotti della pesca, ma se ne trovano buone quantità anche in alcuni tipi di alghe. Ha moltissime funzioni di grande importanza (metabolica e strutturale nervosa), soprattutto in età evolutiva, dato che è il principale componente dei fosfolipidi, presenti in grande abbondanza sia nel cervello che nella retina.

È vero che alcuni alimenti (in particolare fagioli, lenticchie, noci, semi e olio di lino) contengono buone quantità del suo precursore, l’acido alfa-linolenico, ma l’efficienza del nostro corpo nel trasformarlo è molto bassa – circa il 10% – il che implica la necessità di assicurare l’assunzione di quantità piuttosto elevate di acido alfa-linolenico per assicurarsi di coprire il fabbisogno di DHA.

Si consiglia, dunque, l’integrazione con DHA, eventualmente algale, nelle diete che limitano fortemente l’apporto sia di carne che di pesce. Soprattutto nelle donne in gravidanza (o che ne stiano programmando una) e in allattamento, e in tutto l’arco dell’età pediatrica, dal lattante all’adolescente.

Ferro

Gli alimenti di origine animale contengono una parte del ferro in una forma maggiormente biodisponibile (ovvero che può essere assorbita più facilmente). Anche se esistono fonti vegetali ricche di ferro, va precisato che l’assorbimento del ferro dai vegetali è scarso – anche a causa delle fibre, che ne riducono la biodisponibilità – se rapportato con quello che si assume dalla carne.

Una dieta vegetariana quindi deve prevedere alcune strategie per aumentarne l’apporto e migliorarne l’assorbimento.

L’integrazione di ferro non è quasi mai necessaria. L’unico caso in cui potrebbe essere difficile raggiungere le quantità richieste è la gravidanza, ma questo è un problema comune anche nelle future mamme che seguono una dieta onnivora. Durante l’allattamento i fabbisogni di ferro sono invece minori e diventa necessario ricorrere all’integrazione solo in caso di anemia o carenza di ferro, sia persistenti dalla gravidanza che presenti per altre ragioni.

Tutti i bambini al di sotto dei 2 anni, invece, qualsiasi sia il tipo di dieta, sono a rischio di carenza di ferro. I primi 2 anni peraltro costituiscono anche il periodo di maggior sviluppo del sistema nervoso, per il quale il ferro costituisce un nutriente fondamentale.

Ecco quindi qualche consiglio per ottimizzarne l’assorbimento:

  • quando possibile, scegli farine per l’infanzia arricchite in ferro;
  • privilegia i cibi ricchi in ferro (legumi, pseudocereali, frutta secca e semi oleaginosi, piccole quantità di spezie – soprattutto timo –);
  • aggiungi una fonte di vitamina C (frutta) a ogni pasto;
  • metti in ammollo in abbondante acqua cereali e legumi secchi prima della cottura;
  • evita il consumo di bevande a base di tè durante il pasto;
  • limita l’apporto di fibra nei primi 2 anni di vita (attenzione al consumo di cereali integrali e legumi interi).

Vitamina D

La vitamina D è presente in alcuni alimenti di origine animale ma anche nei soggetti che seguono una dieta onnivora, la principale fonte è rappresentata dall’esposizione solare.

Sembrerebbe che lo stato carenziale sia comunemente diffuso tanto nella popolazione VEG quanto tra gli onnivori. Dunque, in entrambi i casi, è raccomandata la supplementazione a qualsiasi età, in special modo nel periodo invernale.

Calcio

Nei bambini il calcio è un nutriente critico per via del rapido sviluppo della massa ossea.

Il rischio di incorrere in un deficit di calcio è un problema che riguarda prettamente i vegani, in quanto questo minerale si trova soprattutto nel latte e nei formaggi (consentiti nelle diete latto-ovo-vegetariana e latto-vegetariana) e in misura inferiore in alcuni alimenti vegetali. Mandorle, legumi, cavoli, rucola, broccoli, fichi secchi, sesamo e tutti i prodotti che ne derivano sono ricchi di calcio. Tant’è che una dieta VEG, se ben pianificata, difficilmente richiede un’integrazione in tal senso.

Una fonte importante di calcio, peraltro troppo spesso sottovalutata, è l’acqua. È consigliato il consumo di acque calciche (generalmente con un residuo fisso medio-alto e con un valore di calcio in etichetta superiore a 150 mg/l, meglio ancora se maggiori di 300 mg/l).

Dopo i 2 anni, se il bambino è esposto a un’alimentazione vegana, è consigliabile prediligere bevande vegetali arricchite con calcio, mentre al di sotto di tale età è fortemente raccomandato assumere latte formulato (con fonte proteica da soia o riso), quando non è possibile l’allattamento materno.

Per concludere

Una dieta vegetariana ben bilanciata è in grado di fornire un giusto apporto dei vari macro e micronutrienti, con la sola importante eccezione della vitamina B12, che va sempre integrata.

In ogni caso, si raccomandano periodiche valutazioni dello stato nutrizionale relative ai nutrienti a maggior rischio carenziale (vitamina B12, calcio, vitamina D, proteine, ferro, riboflavina e zinco) sia nei bambini che negli adolescenti.

Allo stesso modo è indicato un attento monitoraggio nutrizionale della madre vegetariana/vegana che allatta al seno provvedendo alle integrazioni necessarie per evitare che possano verificarsi esiti clinici gravi come problemi della crescita, anemia e disturbi neurologici. (position paper SIPPS-FIMP-SIMP 2017)

Con la supervisione di:

Dott.ssa Margherita Caroli Pediatra

Prof. Andrea Vania Pediatra