Cosa fare se il bambino trattiene la cacca
Il bambino trattiene la cacca: dolore, stitichezza o costipazione, sensazioni sgradevoli, vasino o WC, legame emotivo con la cacca e separazione. Consigli per i genitori.
Durante l’adattamento al vasino, accade frequentemente che il bambino trattiene la cacca sporcando le mutandine o chiedendo ancora di indossare il pannolino per liberarsi.
Cacca e pipì seguono due canali diversi di espletamento e apprendimento delle funzioni e delle reazioni fisiologiche collegate all’uso del vasino, e ciò va tenuto presente durante lo spannolinamento. A principio è molto più facile che il bimbo si bagni con la pipì piuttosto che sporcarsi con la cacca; ma, successivamente, è altrettanto frequente che, pur sviluppando un efficace controllo della minzione, manifesti difficoltà nell’evacuazione delle feci nel vasino.
- Perché il bambino trattiene la cacca
- Quando i bambini trattengono la cacca per paura del dolore
- Cosa fare se il bambino ha avuto un’esperienza di defecazione dolorosa o se ha problemi di stitichezza
- Premi e punizioni non sono di aiuto in questa fase della crescita
- Cacca e legame affettivo
- Salutare la cacca e la pipì
- Massimo rispetto per le feci dei bambini
- Cosa succede se il bambino prova disgusto per la cacca nel vasino
- Il bambino è il protagonista dello spannolinamento
- Costipazione, stitichezza e manovre esterne: clisteri o piccoli aiutini per fare la cacca
- Se il bambino si ostina a non farla nel vasino possiamo rimettere il pannolino oppure no?
- Cosa fare se il bambino usa ancora il pannolino per fare la cacca
Un bambino che trattiene la cacca, qualunque sia la ragione sottesa emotivamente, preoccupa mamma e papà. Trattenere la cacca a lungo può provocare costipazione, mal di pancia, inappetenza, evacuazione dolorosa oltre che incontinenza fecale, ovvero quelle feci tanto trattenute finiscono per scappare all’improvviso e nel posto o nel momento meno indicati.
Diciamo subito che un eccesso di preoccupazione è infondato e può essere persino controproducente: trattenendo la cacca, per 24-48 ore o un po’ di più, un bambino che sta passando dal pannolino al vasino non corre nessun pericolo, il pediatra saprà rassicurarvi in merito. Pertanto la prima regola d’oro è non avere paura del superfluo e non trasmettere ansie ai bambini.
Perché il bambino trattiene la cacca
Il passaggio dal pannolino al vasino o al WC implica l’acquisizione di una abitudine diversa nella gestione delle funzioni fisiologiche: cambia il dove e il come farla! Anche la posizione che il corpo assume per scaricarsi è diversa:
- una cosa è fare la cacca in piedi e altra è farla seduti;
- una cosa è farla nel pannolino morbido e caldo e altra è lasciarsi andare in bagno seduto sulla plastica dura del vasino o sul water;
- una cosa è liberare le feci e la pipì in qualunque momento e altra è imparare a non sporcarsi.
- Per non sporcarsi, inoltre, il bambino deve gestire il tempo tra lo stimolo, la necessità di spogliarsi da solo e sedersi sul vaso e la cacca e la pipì che scappano incontenibili.
Le sensazioni e i sensi del bambino (vista, olfatto, tatto) hanno un peso specifico nello spannolinamento.
Per fare la cacca il bambino ha bisogno di assumere una posizione comoda
Quando il bambino trattiene la cacca assicuratavi, come prima cosa, che sia soddisfatta la sua comodità quando siede sul vaso. Ricordate che il pannolino è un posto confortevole!
Nel pannolino:
- il bambino faceva la cacca tutte le volte che voleva;
- non era tenuto a dirlo a nessuno, se non per farsi pulire;
- nemmeno era costretto ad assumere una posizione piuttosto che un altra;
- senza contare che il pannolino è morbido e caldo mentre il vaso può essere duro e freddo.
Molti genitori credono che comperare un riduttore e indirizzare il bambino direttamente al water sia più economico poiché fa risparmiare il passaggio attraverso il vasino. Il vasino, però, ha degli innegabili vantaggi:
- assicura al bambino una seduta più rispettosa del suo bisogno di comodità;
- è accessibile, quindi soddisfa l’autonomia del bambino;
- gli consente di sedersi e alzarsi con poca fatica e il bambino può farlo anche durante la singola seduta gestendo gli impulsi del corpo (per esempio può alzarsi e risedersi assecondando le piccole fitte alla pancia spesso collegate con l’azione di fare la cacca);
- i piedini non restano penzolanti né incerti su un supporto diverso dal pavimento. Grazie a tutto ciò l’evacuazione è facilitata.
- In ultimo, non per importanza, il bambino conserva un rapporto di prossimità con i suoi bisogni fisiologici, li vede, li osserva, il che psicologicamente è facilitante.
Vedere i bisogni è importante per i bambini: un punto in più per il vasino
Vedere i bisogni per come li hanno espletati è cosa assai importante per i bambini, l’osservazione (il senso della vista) della pipì e della cacca nel vasino è parte del percorso di spannolinamento. Nel WC non è praticabile una eguale osservazione (che ritornerà utile anche nel processo del saluto a feci e urina).
Quando i bambini trattengono la cacca per paura del dolore
Nel passaggio da una gestione spontanea dei bisogni fisiologici (ovvero sento lo stimolo e lo libero nel pannolino) a una gestione controllata degli stessi (ovvero sento lo stimolo e lo gestisco trattenendolo fino a quando non sarò sul vasino) il bambino deve affinare competenze ulteriori rispetto a quelle del controllo degli sfinteri:
- deve imparare quanto tempo impiega per raggiungere il vasino (molte volte arriverà in ritardo e si bagnerà o si sporcherà, ma anche questo farà parte della sua esperienza);
- deve vincere la “pigrizia”;
- deve mettere da parte il gioco a cui si sta dedicando con tanta passione per “correre” a fare la cacca nel vasino prima che passi lo stimolo.
Ebbene, qualche volta accade che lo stimolo passi dando magari luogo a piccole costipazioni, oppure la cacca è dura per ragioni alimentari e quando, finalmente, il bambino si siede sul vasino per lasciarla andare la defecazione provoca dolore.
Una cacca che ha provocato dolore, che ha fatto male, può scatenare paura nei bambini. Il peso del dolore sullo stato d’animo del bimbo e sulla sua relazione con le cose della vita, anche col vasino e col nuovo modo di fare la cacca, è soggettivo. Dal punto di vista dei bambini la paura è qualcosa di limitante perché gli manca la capacità di razionalizzare le emozioni, di classificarle e di ridimensionarle come, al contrario, sappiamo fare noi adulti grazie all’esperienza.
Cosa fare se il bambino ha avuto un’esperienza di defecazione dolorosa o se ha problemi di stitichezza
Qui si argomenta di problemi di costipazione non patologici, che, come genitori, ci rendiamo conto essere limitanti nel passaggio dal pannolino al vasino, per esempio il bambino ha provato dolore nel fare la cacca nel vasino e da allora la trattiene aggravando il problema.
L'osservazione dei bambini è sempre fondamentale, molte volte guardarli è il primo passo per individuare e risolvere il problema.
Cosa fare dopo episodi di evacuazione dolorosa: consigli per i genitori
- Intanto manteniamo la calma e accogliamo la paura del bambino, verbalizziamola noi per lui quando il bimbo non ci riesce. Vanno bene frasi come: “Ho capito che ti ha fatto male, può capitare è successo anche a me…“;
- arricchiamo la dieta di acqua e fibre, incrementando il consumo di frutta e verdura, il che è cosa buona e giusta sempre;
- non esageriamo nell’enfatizzare gli eventi e non accendiamo i riflettori sulla cacca dei bambini: in questo senso non c’è bisogno che tutta la famiglia stia ad attenderla, che i genitori non parlino d’altro e che se ne parli in presenza del bambino anche con zii, nonni, amici e parenti vari, oltre che col Pediatra.
Quando i bambini la fanno nelle mutandine, anche inaspettatamente ovvero proprio mente lo spannolinamento stava andando alla grande, è importante restare obiettivi e calmi: lo spannolinamento non è una gara e nemmeno una corsa; se la cacca scappa nelle mutandine non è detto che ci sia un problema fisiologico o che il bambino non sia pronto a farla nel vaso e non si tratta men che meno di un disturbo di tuo figlio. In questo caso siamo dinnanzi a una questione di educazione alla gestione dei bisogni fisiologici che merita tempo, osservazione, rispetto dei bisogni e pazienza!
Premi e punizioni non sono di aiuto in questa fase della crescita
La cacca è cacca, è l’espletamento di un evento fisiologico, partiamo da qui.
Dinnanzi alla grande attenzione e alle grandi aspettative dei genitori sul fare la cacca in bagno e nel vasino è d’obbligo una considerazione generale: le feci sono un fatto fisioligico e funzionale. Se noi adulti le carichiamo di aspettative e emozioni, persino introducendo premi o punizioni rispetto all’espletamento o meno dei bisogni, spostiamo erroneamente i termini della questione sul piano relazionale.
Da evento funzionale e spontaneo lo facciamo diventare qualcosa di relazionale e emotivo afferente al rapporto genitore figlio. Insomma il bambino non si deve sentire un bravo figlio per aver fatto la cacca nel vasino, piuttosto è giusto che si senta fisicamente liberato.
Nella fase dello spannolinamento è importante mantenere l’attenzione sul corpo del bambino: è sua la cacca, è sua la pipì, è suo il corpo, è sua la fase dello sviluppo e della crescita e i suoi bisogni non sono negoziabili. Pertanto niente premi o punizioni o frasi come: “Regalami la tua cacca“.
Cacca e legame affettivo
Dal punto di vista del bambino la cacca gli appartiene, è una parte di sé che qualche volta è difficile da lasciare andare in bagno o nel vasino prima e nel WC dopo.
Diversamente da noi adulti, il bambino considera le feci solo per il prodotto che rappresentano: qualcosa che esce dal corpo umano, ovvero le vede come una sua appartenenza. Gli manca la comprensione del processo di scarto da cui la cacca nasce e ancor meno la comprensione della fisiologia del corpo umano che la produce naturalmente.
La cacca per il bambino può essere qualcosa che non vuole lasciare andare perché con essa si sente in una relazione di prossimità e nutre quello che si può definire un legame affettivo. Il discorso qui riguarda solo il bambino e la separazione da una parte di sé, di nuovo bisogna mettere il bambino al centro.
Salutare la cacca e la pipì
Assunta la consapevolezza del modo in cui il bambino vede la cacca (come una parte di sé dalla quale si sta separando), si comprende l’importanza di salutare le feci, come di far capire al bambino da dove arrivano, a cosa servono e dove finiscono.
È importante fornire ai bambini una spiegazione plausibile e metabolizzabile riguardo alla “nascita della cacca” e al suo percorso attraverso lo scarico del water. Via libera alle favole della popò che dal WC attraverso l’onda dello sciacquone arriva a conquistare l’oceano dove conosce squali e pesci divenendo concime di coralli e alghe, per esempio.
Massimo rispetto per le feci dei bambini
Il nostro costume sociale associa le feci a qualcosa di sporco, puzzolente, schifoso, oggetto di rigetto, disgustoso e i bambini lo percepiscono. Ma questa considerazione sociale dei bisogni fisiologici diventa un problema quando è prevalente nell’adulto e si rende manifesta con smorfie, conati di vomito (ebbene sì ci sono persone sensibili fino a questo punto), nasi tappati e frasi come: “Buttiamola via subito, che puzza! Ma che schifo!” oppure “Mai vista una cacca così puzzolente, puliamo tutto subito!“
Da un lato il bambino sta vivendo il “dispiacere” di lasciare andare la cacca che vive come sua, dall’altro inciampa in un adulto rigettante, questo può ingenerare in lui un blocco. Meglio dire la verità: “Hai fatto una grande cacca, ti sentirai certamente liberato. Adesso liberiamo nel mare anche questa bella cacca e puliamo il vasino, così sarà pronto non appena dovrai fare di nuovo cacca o pipì!“
Cosa succede se il bambino prova disgusto per la cacca nel vasino
Se il bambino assorbe e fa suo il disgusto per la cacca può ostinarsi a trattenerla pur di non vederla e quando proprio non ce la fa più comunemente tende a liberarla nelle mutandine ma nascondendosi.
Perciò, se noti che tuo figlio si nasconde dietro la tenda, dietro la porta oppure si accovaccia dietro il divano per poi rivelarsi sporco di cacca, valuta la sua relazione con le feci e assicurati che non abbia maturato un senso di disgusto.
Il bambino è il protagonista dello spannolinamento
Quando mamma e papà decidono di togliere il pannolino è importante che abbiano chiari alcuni presupposti:
- il protagonista del passaggio dal pannolino al vasino è il bambino, quindi è lui, in prima persona, a lasciare il pannolino e non sono, invece, i genitori a toglierlo;
- il bambino è chiamato ad abbandonare il comportamento automatico e la sicurezza del pannolino per assumere un comportamento volontario e aderire a una prassi sociale e adulta. Questo passaggio è profondo, pretende competenze psico-motorie e non è difficile incorrere in piccoli regressi, piccoli problemi risolvibili e tanti incidenti di percorso;
- togliere il pannolino non ha a che fare solo con il controllo degli sfinteri. L’azione del fare la pipì e la cacca nel vasino riguarda, in modo più ampio, il raggiungimento di altre autonomie.
Costipazione, stitichezza e manovre esterne: clisteri o piccoli aiutini per fare la cacca
Per fare la cacca con la minor fatica possibile bisogna preparare l’intestino e mantenere una sana alimentazione ricca di fibre. Frutta e verdura fanno bene a tutti, sono un aiutino naturale per una evacuazione morbida e regolare (ma questo vale a 2 anni e mezzo come prima e dopo, vale cioè per tutta la vita!). Pertanto se potenziamo la dieta del bambino per cause legate alla costipazione dobbiamo aver cura di non appesantire l’associazione alimenti-cacca: semplicemente facciamo passare al bambino l’idea positiva e salutare che abbiamo deciso di mangiare più sano.
No alle stimolazioni esterne, ai rimedi fai da te e ai clisteri auto-prescritti: la stitichezza o la costipazione sono condizioni di cui discutere col Pediatra e senza trascurare l’aspetto emotivo della questione. Se il bambino fatica a evacuare per il legame affettivo che nutre verso la cacca l’aiuto meccanico può peggiorare la situazione e essere vissuto come una violazione del corpo. Meglio abbondare con le fibre e i liquidi senza associarli al bisogno di fare la cacca nel vasino.
Se il bambino si ostina a non farla nel vasino possiamo rimettere il pannolino oppure no?
Quando il bambino proprio non cede a farla nel vasino, possiamo rimettere il pannolino solo per fare la cacca? La mia posizione da educatrice si potrebbe tradurre in un “Ni“: se in certi casi perdere i progressi può essere un passo indietro, in altri casi (più estremi e meno frequanti) ostinarsi in una posizione da adulti può essere traumatizzante. Per esempio può esserlo se e quando il bambino incomincia a vivere il fare la cacca nel vasino come una violazione della sua stessa libera gestione del corpo.
Studi scientifici
Qui prendiamo in considerazione uno studio americano (pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics già nel gennaio del 1997) a supporto della valida possibilità di rimettere il pannolino solo per la cacca in caso di rifiuto ostinato del bambino per più di un mese e con conseguente costipazione dolorosa.
La posizione della pedagogia in merito al rimettere il pannolino quando il bimbo si ostina a non fare la cacca nel vasino non è univoca. Non può esserlo perché siamo dinnanzi alla vastità del materiale umano rappresentato dai bambini che sono tutti diversamente sensibili tra loro. Il problema va affrontato caso per caso.
All’idea radicata del non tornare indietro durante il cosiddetto potty training, ovvero l’addestramento al vasino o al water, si può aggiungere un’altra prospettiva diametralmente diversa (sostenuta da Blazerton ne “Il bambino da 0 a 3 anni” e confermata dallo studio qui citato):
dinnanzi a una seria ostinazione del bambino a rifiutare di defecare nel vasino, pur in presenza di una acquisita capacità a fare e gestire la pipì nel vaso, senza problemi funzionali, con conseguente stitichezza e reiterazione del comportamento da un mese e più è possibile rimettere il pannolino.
Quali sono i rischi per il figlio che viva una situazione come quella appena descritta: stitichezza, costipazione, dolore e possibile encopresi primaria, ma anche frustrazione e sensazione di essere bimbi incompresi e inascoltati, ciò a danno dell’autostima e della crescita emotiva.
Encopresi cos'è: per definire la encopresi cito il portale divulgativo de Il Bambini Gesù: "È una condizione caratterizzata dall'emissione prevalentemente involontaria e incontrollata di feci, in modi e in luoghi inappropriati per l’ambiente sociale e culturale del bambino" (Fonte definizione di encopresi).
Lo studio americano succitato ha campionato 482 bambini in potty training, tutti in età prescolare, 255 maschietti e 227 femminuccia; 106 bimbi di questo campione hanno manifestato il rifiuto di fare cacca nel vasino per un tempo prolungato (un mese almeno) durante l’addestramento all’uso del vasino o WC.
Le cause di questo rifiuto hanno sì natura psicologica, ma, esattamente come abbiamo sottolineato noi stessi in questo articolo, possono essere tantissime. Nello specifico lo studio ha rilevato due condizioni incidenti nei bambini che trattengono le feci:
- la presenza di un fratello minore, l’arrivo di un bimbo piccoloino in famiglia può determinare regressi o blocchi e in genere lo spannolinamento non divrebbe coincidere con nessun altro cambiamento nella vita del bambino;
- la difficoltà evidente dei genitori a fissare limiti per il figlio, una gestione disorientata dell’addestramento al vasino può essere fuorviante e creare qualche problema.
Cosa è emerso dallo studio in relazione al tempo necessario per il completo spannolinamento del bambino
I bambini che manifestano difficoltà a defecare nel vasino si liberano più tardi del pannolino in modo completo ed efficace. Senza contare che con più ritardo parte l’addestramento al vasino più difficile è spannolinare il bimbo.
Ricordiamo che l'interesse del bambino verso le abitudini igieniche degli adulti parte intorno ai 18 mesi, da questo momento in poi mamma e papà sono chiamati ad osservare il bimbo e valutare i segnali di prontezza allo spannolinamento: tra i 2 anni e i 2 anni e mezzo i bambini sono comunemente pronti a dire addio al pannolino, è auspicabile che per i 3 anni abbiano acquisito questa competenza sociale, anche considerata l'età della scuola.
Lo studio americano, a cui stiamo facendo riferimento, ha, infine, monitorato i due possibili comportamenti davanti al bambino che non vuole fare cacca nel vaso:
- da un lato il genitore che resta nella sua posizione,
- dall’altro quello che ammette la possibilità di tornare al pannolino per fare la cacca.
La constatazione finale è stata la seguente: lo studio ha dimostrato che rimettendo il pannolino al bambino, in un approccio che gli restituisca la responsabilità di come fare la cacca, ovvero la decisone su come gestire il suo corpo, si riduce non il rifiuto ad usare il vasino nell’immediato ma il tempo complessivo dello spannolinamento. Infatti, nel campione osservato rimettere il pannolino solo per le feci ha fatto scattare nel bambino una molla autonoma verso il vaso, mediamente i figli che hanno ottenuto di fare la cacca nel pannetto sono ritornati al vasino da soli e in appena 3 mesi. Il tempo necessario per continuare un addestramento forzoso a fare la cacca nel vasiono, invece, può essere molto più lungo.
Cosa fare se il bambino usa ancora il pannolino per fare la cacca
Se tuo figlio fa la cacca solo nel pannolino:
- cambialo possibilmente sul vasino, questo fortificherà l’associazione vaso-feci-bisogni fisiologici;
- favorisci, per quanto possibile, un cambio autonomo, lascia che il bambino si gestisca il più possibile da solo;
- per favorire l’autonomia introduci i pannolini mutandina che nel comune potty training possono essere fuorvianti, ma in questo caso permettono al bambino di fare maggiormente da sè assumendo consapevolezza del proprio corpo.
Restano salvi tutti gli altri consigli presenti in questo articolo.