Enuresi notturna: 9 rimedi contro la pipì a letto dei bambini
Niente stress, la pipì a letto è una situazione comune a molti bambini: ecco come risolverla.
“Dottoressa, il bambino ha 4 anni e continua a fare la pipì a letto”. “Dottoressa, da circa un mese la piccola ha ripreso a fare la pipì a letto”. Si tratta di due aspetti dello stesso problema che spesso i genitori dichiarano quasi con vergogna. Ebbene, vorrei tranquillizzarli tutti perché è una situazione comune che riguarda il 10-15% dei bambini di 6 anni e che poi si riduce spontaneamente, pur perdurando, in percentuali bassissime, anche fino alla pubertà e molto raramente oltre.
Cos’è l’enuresi notturna
Parliamo della enuresi notturna, ovvero la completa e involontaria minzione durante il sonno. In altre parole ancora, la liberazione dell’urina in una età in cui il controllo della vescica è normalmente raggiunto. Rientrano in questa definizione anche coloro che bagnano il letto due volte a settimana per tre mesi consecutivi dopo i 5 anni.
Ci riferiamo a una enuresi essenziale, cioè che non si associa a problemi urologici e che si definisce:
- primaria, quando il bambino non ha mai smesso di bagnare il letto;
- secondaria, quando sono passati almeno 3-6 mesi da quando il bambino sembrava avesse il pieno controllo degli sfinteri.
Infatti è di questo che si tratta prevalentemente: per una immaturità neuro-anatomica, ormonale e recettoriale, si verifica uno squilibrio tra produzione notturna di urine (aumentata nei bambini) e la capacità vescicale, a cui si associa un sonno particolarmente pesante con difficoltà al risveglio. La percezione dello stimolo ad urinare compare tra il primo e il secondo anno di vita. Dopo questa età vi è sempre un maggiore controllo dei muscoli del perineo e il bambino comincia a controllare il tempo tra stimolo e momento di fare pipì. Questa maturazione termina intorno ai 6 anni.
“Dottoressa, anche il papà ha avuto lo stesso problema fino ai 10 anni”
Altro aspetto del problema è che spesso in questi bambini c’è almeno uno dei genitori che ha vissuto la stessa esperienza. Questo vuol dire che vi è una familiarità in questa lenta maturazione del sistema vescicale, un aspetto che in genere è di conforto per i familiari.
“Dottoressa, è coinciso con la nascita del fratellino”
È possibile che alcune situazioni di particolare stress per il bambino (come la nascita di un fratellino, la frequentazione della scuola, le difficoltà con i compagni) possano rappresentare una concausa scatenante l’enuresi. Non ne rappresentano però la causa principale. Vero è il contrario, e cioè che a volte questa particolare condizione possa causare una mancanza di autostima nei bambini che può condurre a vere e proprie difficoltà relazionali.
“Dottoressa, sono disperata”
È l’atteggiamento meno utile per voi stessi e soprattutto per i bambini che avvertono questo stato di tensione costante a cui non sono in grado di porre rimedio. L’enuresi, in effetti, è una situazione che a lungo andare crea grossi problemi in chi accudisce il bambino e mette a dura prova la famiglia, ma a cui bisogna sapersi adattare per il bene del piccolo. Che non va mai sgridato. Piuttosto, può essere utile lodarlo quando non bagna il letto. In ogni caso, l’atteggiamento giusto è l’incoraggiamento.
“Dottoressa, che faccio?”
Sono nove i possibili accorgimenti che consiglio per ridurre o arginare il problema e lo stress che provoca nel bambino e nella famiglia:
- tranquillizzarsi, visto che la situazione tende a normalizzarsi e non è correlata ad una patologia
- non colpevolizzare il bambino
- evitare di fargli bere bevande circa due ore prima di andare a letto
- fargli svuotare bene la vescica prima di andare a letto: incoraggiatelo in questa operazione perché spesso i bambini sono frettolosi
- correggere la stitichezza se è presente anche questa
- svegliare il bambino una volta durante la notte per fargli fare pipì, ma solo se questo porta vantaggi, però: infatti non tutti sono d’accordo
- aiutare il bambino di giorno ad allungare i tempi tra una pipì e l’altra, in modo che riconosca bene lo stimolo ad urinare
- usare i pannoloni, quando non infastidiscono il bambino e se questo può tranquillizzarlo: di nuovo, non tutti sono d’accordo
- usare dei sistemi di allarme collegati al pannolone che suonano appena il bambino comincia ad urinare in modo da svegliarlo, ma onestamente mi sembrano una tortura inutile per il piccolo e la sua famiglia.
“Dottoressa, mi consiglia di fare altri esami?”
Un’indagine uro-funzionale non è mai consigliata quando siamo di fronte ad una enuresi notturna in assenza di altra sintomatologia diurna.
“Dottoressa, ci sono farmaci che possono aiutare?”
Sì, ma andrebbero usati solo dopo i 9 anni, di supporto ad una terapia comportamentale, in quanto sono solo sintomatici, quindi eliminano il disturbo ma non la causa. Sono utili nel caso il bambino debba andare a dormire fuori casa per qualche notte in modo da non creargli difficoltà relazionali.
È evidente che l’enuresi notturna rappresenta un notevole impegno da parte di tutta la famiglia in quanto richiede disponibilità di tempo e energie per essere vissuta serenamente o, perlomeno, non drammaticamente, a tutto vantaggio dello sviluppo psicologico dei bambini.